Tutto sommato questo può essere considerato il mio sincero tributo a Prepuzio Mussoloni, un fenomeno capace per quasi vent’anni di tener su l’umore di una nazione arrendevole come la nostra. Un fenomeno capace – benché con l’ausilio prima della chimica moderna e poi, pare, di una pompetta – di buttarne giù una manciata al giorno, quasi ogni giorno, per decenni.
A Prepuzio Mussoloni! – quindi – il Re delle puttane. Per non dimenticare.
Cominciamo dal primo incontro:
- Ciao… Silvio.
- Ruby.
- Cribbio, ma è una persecuzione!
E di lì a breve il primo bacio:
… mmh … gnnn…
… slurp … slap …
- Brave. Adesso le altre due.
Immediatamente l’apparato statale al servizio della cittadina si mise in moto. Una breve attesa ed un uomo della scorta di Mussoloni richiamò la Questura, si fece passare l’ufficio del questore e chiese il rilascio della ragazza. Ad attenderla sull’uscio c’era già la servizievole Nicole Minetti, consigliere della regione Lombardia ma soprattutto splendida nei suoi boccoli neri. (Nicole in seguito negherà di aver conosciuto Ruby prima d’allora ma sarà sbugiardata dall’evolversi dei fatti).
Qualche tempo dopo i media vennero a conoscenza dell’accaduto. La Stampa di Torino fu tra i più tempestivi. Vediamo cosa scriveva Massimo Gramellini:
Fu un uomo della scorta del presidente del Consiglio a contattare il gabinetto del questore per chiederne il rilascio e l’affidamento a una persona che era già arrivata negli uffici di polizia. E poi passò l’apparecchio allo stesso Silvio Berlusconi che parlò per qualche minuto con l’alto funzionario. Il capo del governo decise dunque di esporsi personalmente, probabilmente consapevole che in anticamera c’era già Nicole Minetti (…) Poco dopo la ragazza fu effettivamente lasciata libera.
Non si fece attendere la dichiarazione di Vincenzo Indolfi, l’uomo con cui Mussoloni parlò al telefono verso le tre di quella notte. L’ex questore rese alla Stampa la sua versione di quella telefonata:
«Ma non è che chiedevano proprio di rilasciarla – precisa Indolfi – Più che altro si raccomandavano, visto che era minorenne, di fare quel che dovevamo fare ma di gestire la cosa nel modo più corretto possibile. Così il mio capo di gabinetto ha chiamato la centrale operativa per informarsi».
Ma cosa diceva esattamente questa telefonata della presidenza del Consiglio?
«Una cosa tipo: è vero che avete fermato questa persona? Allora fate gli accertamenti e poi vedete cosa fare…».
Così? «Così».
Ma dicevano proprio che era la «nipote di Mubarak»?
Indolfi tentenna un attimo e poi conferma: «Sì, se non sbaglio dicevano che era una sua parente. Sì, mi sembra “la nipote”»
E’ questo lo scandalo! Suvvia… in un Paese normale se ti telefona il Primo Ministro per dirti di rilasciare una persona che è trattenuta per un piccolo reato tu non la fai tanto lunga, la liberi.
Non sto facendo dell’ironia.
Ma cosa ne sai tu, minuscolo insignificante questore notturno? Potrebbe essere un’informatrice, una collaboratrice infiltrata di cui non sei a conoscenza, potrebbe essere addirittura un agente segreto. Ma anche se fosse semplicemente la mignotta del capo… perdiana, ma la lasci andare e se ha rubato qualcosa sai che la vittima sarà rimborsata con gli interessi e che non se ne parli più! Così vanno queste cose nei Paesi normali. In Italia, invece, abbiamo un Primo Ministro talmente sputtanato che per convincere l’ultimo dei questori notturni gli dovette raccontare una balla, ossia che la ladruncola magrebina seduta in anticamera non era una delle chiavone con cui faceva il bunga bunga prima della nanna ma addirittura la nipotina di Mubarak. Probabile che il nome Mubarak gli ronzasse ancora tra le orecchie perchè lo aveva incontrato pochi giorni prima. Resta il fatto che Mubarak è da trent’anni il Presidente despota dell’Egitto e non del Marocco (Oggi non lo è più, nota di settembre 2012).
Punta nell’orgoglio, la bella Ruby replicò lanciando un appello dal bagno dei maschi di una patinata discoteca milanese: “Non chiamatemi chiavona, mi fa sembrare grassa.”
Di lì a breve le sue dichiarazioni si sarebbero moltiplicate. Punzecchiata dal meglio giornalismo nostrano, la giovane seppe reagire alle provocazioni colpo su colpo. Riportiamo solo le sue risposte per brevità:
“E’ vero, sono minorenne, però dipende dal calendario che usi.”
“E’ vero, partecipavo al Bunga Bunga, però non mi spogliavo.”
“E’ vero, ci sono andata a letto, però non mentivo quando dissi che non ci siamo mai parlati”
“E’ vero, venivo pagata, però meno delle colleghe italiane.”
“E’ vero, se riesci a trovarlo.”
“E’ vero, ma ci volevano delle ore…”
Mussoloni stesso si prodigò in variopinte spiegazioni dell’accaduto:
Dopo: “Sono una persona di cuore, mi muovo per aiutare le persone che hanno bisogno”, dopo: “In casa mia entrano solo persone perbene, e soprattutto che si comportano perbene”, dopo: “Ho solo parlato con una persona che è stata mandata da me per dare un aiuto a una persona”, dopo: “Amo la vita, amo le donne”, dopo: “Il bunga bunga anche questa volta mi ha fatto ridere”, dopo: “Meglio essere un puttaniere che essere un culattone”, finalmente lo studio legale scelse la linea difensiva definitiva ed il premier, per giustificare le sue telefonate notturne, rilasciò una confessione shock: “Al telefono mi dissero che aveva le contrazioni”.
Nemmeno questo seppe placare la curiosità della casalinga di Voghera. A rincarare la dose intervenne Adel Amer, presidente dell’associazione egiziani del Lazio, dicendosi intenzionato a denunciare Mussoloni. Amer inizialmente dichiarò di voler inviare una lettera di protesta al premier, poi insistitette per consegnargliela di persona presso la sua residenza in Padania, se possibile di sabet sera.
La vicenda ebbe ripercussioni anche nella sfera ‘privata’ dei suoi protagonisti. Alcuni quotidiani, il giorno successivo, riportarono lo sfogo virgolettato del padre: “Davanti ad una storia del genere un genitore può solo provare vergogna”. Non si capì però se a parlare fosse il padre di Ruby, quello di Mussoloni (dall’oltretomba) o quello di Amer.
Come prevedibile, l’apparato del marketing governativo corse ai ripari. In tarda serata un uomo con la voce cupa di monsignor Fisichella – ma avrebbe potuto anche essere James Bondage o Scilipoti – chiamò da una cabina telefonica la sede di Le Ore Mese per rilasciare una dichiarazione sul caso Ruby. Ecco la trascrizione della telefonata:
- Le Ore Mese?
- Si guardi, se chiama anche lei per il ritardo nella distribuzione stia tranquillo, la prossima settimana ci troverà in edicola con un flacone di crema per le mani in omaggio.
- La smetta di blaterare e mi passi il direttore.
- Chi devo dire?
- Gola Profonda.
- Attenda in linea.
… … …
- Gola Profonda, finalmente, è lei?
- Parola d’ordine.
- Ah… sì… Minculpop!
- Pronunci bene cribbio!
- M’inculilpop.
- Prenda carta e penna. Chiamo per il caso Ruby.
- Certo, non sapevo più come trattenere la tipografia… mi dica.
- Si segni queste dichiarazioni ufficiali e le distribuisca nel prossimo numero attribuendole a caso agli esponenti della maggioranza che ha sulla sua lista. E’ pronto?
- Mi dica.
- La sinistra ammetta il fallimento del multiculturalismo sia in ambito nazionale che europeo! Il governo cerca nuove vie per risanare il debito con l’estero. Ha scritto?
- Un momento…
- La ragazza era consenziente e molto procace.
- Precoce o procace?
- Attraente. Il leader incarna lo spirito popolare. Il partito di governo elabora formule innovative per la selezione di giovani quadri, protagonisti del futuro. Ha scritto?
- Sì…
- Il comunismo era contro le quote rosa. Il Milan brazileiro incanta San Siro. L’abito non fa il monaco. Guerra tra questure… di guerra tra questure ce ne butti due o tre che mi piace.
– Va bene, nient’altro?
- Faccia in fretta e mi raccomando, contestualizzi bene immagini e testi.
- Non si preoccupi.
- Il pattuito le sarà consegnato in contanti entro trentasei ore. Questa telefonata non ha mai avuto luogo.
CLIC
Il mattino successivo comparvero sui giornali le prime reazioni politiche. Emblematica la replica dell’opposizione:
“Per non fomentare un clima d’odio che si ritorcerebbe senza dubbio a favore del governo, non commentiamo ciò che il premier ha fatto nella sua vita, possiamo al massimo aprire un tavolo di discussione su quello che il premier non ha fatto.”
Le riforme?
“ No. Andare a trans.”
Davvero?
“Non saremo il KGB, ma abbiamo anche noi le nostre fonti.”
Durissimo sulla vicenda del Bunga Bunga anche il presidente della Camera Persempresecondo Gianfranco Galeazzo Fini che in trasferta diplomatica, senza peli sulla lingua dichiarò a bruciapelo:
“Quando l’ho saputo ero dalla Merkel e potete figurarvi i commenti. Poi ci siamo rivestiti.”
Lo stesso Dell’Utri, interpellato sulla vicenda, non volle sbilanciarsi:
- Dell’Utri, come commenta le ultime vicende che riguardano il presidente Berlusconi?
- Berlusconi… Berlusconi… minchia, mi pare che l’ho già sentito questo nome.
L’ultima parola della giornata, come spesso accade, fu quella del Vaticano:
“La questione non ci riguarda, la ragazza non era nemmeno battezzata.”
L’opinione pubblica si divise, su tutte fece discutere l’inchiesta di “Le Ore Mese” sulla vicenda. Secondo un sondaggio commissionato dall’autorevole periodico alla società Akasos, i giovani italiani che nella conversazione utilizzano il Bunga Bunga come arma di approccio col gentil sesso hanno il 43 % di probabilità in più di concretizzare per meno di 100 euro.
E vennero gli emulatori, o meglio, le emulatrici. C’era da aspettarselo. Non fai in tempo ad avere una buona idea che salta subito fuori qualcuno che te la copia. Col chiaro intento di rompere le uova nel paniere alla bella Ruby, si materializzò nell’etere un’altra che la dava a Mussoloni. Questa però se l’erano ripassata anche alcuni ministri. Nadia Macrì, altrimenti detta Nadia Copasir Macrì, attempata marchettara emiliana dal cuore tenero, dichiarò tra le lacrime: “E’ vero, sono andata a letto con il premier, ma io amavo Brunetta.”
A suffragio delle sue parole uscì la notizia che i due piccioncini (Nadia e Brunetta) si erano presentati insieme nello studio dell’avvocato Taormina. Un giornalista lo raggiunse per averne conferma:
- Avvocato Taormina, Brunetta ha dichiarato di conoscere appena la marchettara emiliana dal cuore tenero Nadia Copasir Macrì. Lei cosa ne dice?
- Balle! La conosceva benissimo ed essendo la fanciulla invischiata in una causa per l’affidamento del bambino, Brunetta insistette e mi convinse ad occuparmi del suo caso. La rividi molte volte e c’era sempre Brunetta.
- E’ vero che non la pagò?
- Non è assolutamente vero. Le davo duecento euro a botta.
E’ notizia fresca che la bella Ruby, almeno in un’occasione, ha trascorso tre giorni consecutivi nella villa di Arcore, dal 24 al 26 aprile 2010, in concomitanza con la visita dell’amico del gas, Vladimir Putin. Vien da sospettare che anche il russo abbia avuto il piacere di ripassarsela; quel che è certo è che la mezz’oretta trascorsa sotto a Putin, la bella Ruby se la ricorda più dei quattro minuti sopra a Mussoloni.
Va bene dare a Cesare quel che è di Cesare, ma a tutto c’è un limite.