Rieccoci a parlare nuovamente di “Enendeni”, la rivista dei Missionari della Consolata, che operano in Tanzania.
Appuntamento in preventivo per Jambo Africa, che intende farla conoscere anche in Italia a coloro che, ad esempio, studiano o conoscono il swahili.
Parto laborioso comunque, quest’ultima uscita, parola di p. Francesco Bernardi, il direttore, perché in tipografia le macchine questa volta (e non il solito tipografo “pole pole”) hanno fatto, all’ultimo momento, un po’ di capricci.
Alla fine, però, “Enendeni” è fresco di stampa, in redazione, al “Consolata Mission Centre” di Bunju, pronto per intraprendere il suo cammino e raggiungere le case e le famiglie del Tanzania.
In tutto sono 32 pagine a colori con una tiratura di 3500 copie- precisa, alla mia domanda, p. Bernardi.
E’ un giornale modesto e povero economicamente, nato solo sei anni fa- continua il direttore- ma è letto parecchio negli ambienti cattolici e non del Tanzania.
La collaborazione dei redattori è a carattere internazionale. Ci sono italiani, keniani,spagnoli, portoghesi, brasiliani, congolesi, colombiani e tanzaniani.
Proprio una bella famiglia,animata da spirito missionario, e che intende dire la “sua” quanto a crescita educativa e impegno politico nel e del Paese.
Il numero ultimo è particolarmente interessante, perché propone in swahili il documento sunteggiato delle “disposizioni”conclusive del Secondo Sinodo dei vescovi africani, svoltosi a Roma nell’ottobre del 2009.
La proposta, dopo tre anni, scaturisce necessariamente dal fatto che la traduzione in swahili è recentissima.
Titolo del documento al completo, in swahili, è “Ari ya Afrika” e cioè “L’impegno dell’Africa” inteso come compito e cammino di giustizia e pace.
Nello specifico del sunto, proposto da “Enendeni” è “Afrika,Familia ya Mungu” (Africa, famiglia di Dio), nel quale si chiariscono (in Africa è fondamentale) i compiti specifici di vescovi, sacerdoti, catechisti e fedeli laici.
Sempre nell’ultimo numero di “Enendeni” si affronta l’argomento tabù dell’Aids , che ancora un flagello, e quello molto più complesso della stregoneria, difficile da cancellare nelle culture autoctone africane in generale, e quindi anche in Tanzania.
Non manca l’altro spinoso tema del dialogo con i musulmani, specie da quando a Zanzibar i fedeli di Allah bruciano le chiese…
E, ancora, la storia di Regia, una donna che è stata membro del parlamento in Tanzania, una donna politicamente impegnata ma diversamente abile, morta a trent’anni in seguito ad un incidente stradale che, in vita, ha donato sempre parte del suo stipendio, ogni mese, per aiutare i bambini portatori di handicap come lei.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)