Buon compleanno mamma. Le battaglie di Luciana

Creato il 13 gennaio 2015 da Patriziacaffiero

1980. Mia madre si trucca davanti allo specchio. Sulla guancia bianca un'onda lucida di capelli nero- inchiostro, un viso d'attrice; denti bianchissimi.

Usa per curvare le ciglia un attrezzo di metallo che sembra uno strumento di tortura.

La osservo. Incantata di avere una madre così bella, elegante;piena di luce.

Mia madre uscì dal ventre di sua madre in una mattina gelida del 1938, nella caserma dei carabinieri di Mola di Bari.

Suo padre era disteso in un lettino ai piedi del letto matrimoniale: ne avrebbe avuto solo per altri tredici giorni.

Pia, la sposa del maresciallo di Mola, minuta e bellissima, stava per perdere un marito e tutti i vantaggi della sua posizione; a trentadue anni, e con tre figli piccoli.

Mia madre Luciana iniziò la vita fra lacrime e valigie: sulle guance della neonata soffiava il vento di gennaio mentre in braccio alla vedova del maresciallo Aldo Migliardi aspettava il treno per Lecce.

Da adolescente, Luciana si ammalò di tifo.
Mi racconta delle preghiere di sua madre in ginocchio davanti al letto; transitava la processione della madonnina del quartiere sotto i balconi del palazzo.
"e poi alla fine sono guarita, nessuno se lo aspettava"

Quando diventò una ragazza, bella e svelta come una gazzella, prese il diploma magistrale e andò ad insegnare in un paese dove un uomo che non le piaceva affatto la corteggiava; una volta le lanciò una pietra che schivò di poco.
Aveva paura, dormiva in una stanza enorme di una vecchia casa che le sembrava spettrale.

Tornò trasformata da quella prima prova da maestra elementare, era abituata a prendere tutto come una sfida, non si perdeva d'animo.

Luciana si sposò con l'uomo più intelligente e mite che conosceva, un uomo timido e serio.

Voleva a tutti i costi dei figli. Tre parti: ad ogni parto ha rischiato la vita.

Felice aspettava nel corridoio ogni volta, terreo in viso, credendo di perderla, morendo di angoscia.

Mio padre, che nella vita ha amato solo mia madre.

Felice, lo sposo, le fu portato via una mattina d'agosto del 1989. L'armonia familiare fu distrutta come da un'esplosione. Finirono i tempi di una quotidiana felicità, cominciarono decenni difficili.

Arrivò per Luciana il momento di preoccuparsi per le sue figlie.
Prima era sembrato tutto così lieve, così naturale.

Una era troppo triste, non superò mai la morte del padre. L'altra partì lontano dalla sua città; Luciana la comprendeva, ma non se ne faceva una ragione, le mancava troppo. La terza diventò il capofamiglia e dovette affrontare molte responsabilità e le sue paure più nere.

2015. Mia madre è bellissima. Ha gli occhi grandi e dolci, una postura aggraziata. Da anziana è vulnerabile, delicata: ispira a tutti un senso di protezione e un affetto impossibile.

Noi tre figlie seguiamo ogni suo respiro, ogni suo gesto, ogni battito; siamo innamorate della mamma.

Domani Luciana compie settantasette anni; combatte ogni giorno per non perdere l'uso delle gambe, delle braccia, per non arrendersi.
Vuole mantenere l'amore per la vita, non vuole permettere a niente di rubarglielo.
La sua fisioterapista è una valchiria, le dà coraggio.

Ora con lei c'è una badante molto dolce, si chiama Milly.

Mi dice al telefono: anche se non sto bene io non mollo.

Un giorno va meglio, un giorno si ferma e dorme troppo; la sua voce al telefono cambia a seconda della giornata, di come va; ma la sua grande energia non si spegne.

Ricordo che una volta chiesi a papà perché si era innamorato della mamma:

"Perché combatteva le sue battaglie"
mi disse.

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