Sessant’anni di Snoopy, sessanta lunghi anni di Peanuts. Il gruppo di bambini e il bracchetto più conosciuto del mondo, simboli trans generazionale, oggi, arrivano a festeggiare un importantissimo traguardo.
Noi non potevamo mancare all’appello e quindi eccoci a intervistare Simona Bassano di Tufillo (in arte Sbadituf) autrice dello splendido saggio “Piccola storia dei Peanuts” edito da Donzelli Editore nella collana Le Virgole.
E con lei anche qualche special guest.
Chi sono i Peanuts per Simona e chi è Simona per i Peanuts?
I Peanuts, per Simona (parlando di me in terza persona sembro l'imitazione di Ravanelli ad opera di Gioele Dix), sono stati un amore a prima vista e il motivo principale per cui ho iniziato a fare fumetti.
Simona per i Peanuts è stata la prima persona al mondo che ha dedicato loro una monografia, studiandoli come un'opera d'arte e confutando le precedenti interpretazioni (come quella di Umberto Eco) che li sminuivano un po', non avendone colto la portata rivoluzionaria ed ecologica.
Come ti sei avvicinata a Schulz?
Schulz è stato la prima grande scoperta della mia vita, avvenuta in età prescolare imprecisata. Il mio personale "numero uno" (gergo della concorrenza disneyana) dei Peanuts è stata una raccolta di tavole domenicali, un libro con la copertina rosa che conservo gelosamente (anche se mia mamma lo vorrebbe indietro) di cui inizialmente potevo gustare solo le figure, e che ho riletto poi nel tempo rintracciandovi sempre nuovi elementi. Tutte le grandi scoperte hanno qualche effetto collaterale. Nel mio caso sono rimasta imbrigliata nella gabbia grafica insieme ai protagonisti e ancora oggi, come è evidente, non ne riesco a uscire.
Esistono confini tra reale e fantastico nel mondo dei Peanuts?
Nei Peanuts esiste un solo confine: quello tra l'individuo e l'ambiente esterno. Ogni Peanut è una monade isolata di senso e gran parte della comicità del fumetto è affidata ai continui fraintendimenti, all'incomunicabilità tra mondi chiusi e distanti e all'effetto che fa sui singoli. Schulz, però, non si limita a mettere in luce quello che non va nella nostra società; col suo garbo, caratteristica distintiva del suo stile pacato, ci mostra la strada verso la soluzione dei conflitti, che nella sua visione poetica è costituita dall'accettazione e rivalutazione dell'altro, del diverso, attraverso il legante della convivenza, che aiuta a superare quel confine tra il singolo e la comunità apparentemente invalicabile. Così, in mezzo a tanta difficoltà di contatto profondo, ogni tanto Schulz lascia accadere piccoli miracoli di comunicazione (comici quanto i fraintendimenti): i giochi attoriali del cane-aviatore Snoopy vengono compresi ("Cos'è stato?" "Credo fosse un eroe della Prima Guerra mondiale che fuggiva attraverso le linee nemiche, ma non ne sono sicuro"), Linus interagisce con le foglie e la pioggia ("Pioggia pioggia pussa via, non bagnar la terra mia"), addirittura Sally parla con l'edificio della scuola (che a suo modo le risponde). Tutti hanno lo stesso diritto di parola nei Peanuts: animali, vegetali o minerali che siano. Questa scelta stilistica di Schulz ha a che fare con una visione ecologico-olistica: non siamo i padroni dell'Universo, siamo solo una delle tante piccole parti del tutto.
La scelta di non far apparire mai gli adulti nella striscia non ha a che fare, come credeva Eco, con il voler rappresentare metaforicamente il mondo adulto e le sue nevrosi moderne. L'astrazione rappresentata dal racconto corale dei Peanuts (non solo bambini, ma anche cani, gatti, cactus, etc ... e esclusi dall'inquadratura non sono solo gli adulti ma anche la bambina dai capelli rossi, le squadrette avversarie di baseball, lo stupido gatto dei vicini, la Grande Zucca) chiusi in un mondo cristallizzato dove non accade mai nulla ed ogni vento è reiterato all'infinito, serve a far emergere la relazione. A prescindere dalle difficoltà di comunicazione, si tratta sempre di una relazione alla pari, dove tutto e tutti sono sullo stesso piano (questa è la democrazia che l'America dovrebbe esportare). E, all'interno di un sistema chiuso, in cui l'equilibrio dipende proprio dai rapporti tra i vari elementi, questa è l'unica scelta possibile. Una scelta ecologica. E come ci si arriva? Con la convivenza, anche forzata, che genera affettività e, a volte, persino comprensione.
Quando hai cominciato a scrivere cosa ti motivava? E quando hai finito cosa ti sei detta?
All'inizio il mio scopo era dimostrare nei fatti la possibilità di studiare e leggere un'opera a fumetti come qualunque altra opera d'arte visiva: il fumetto è considerato la nona arte sin dall'epoca della prima cattedra di fumetto alla Sorbona nel 1971, ma di fatto poi, persino uno studioso attento come Eco si accontenta di rimanere molto in superficie. Nel saggio ho analizzato le strisce dal punto di vista formale e testuale, a livello semiologico, stilistico, storico, sociologico, alla luce delle teorie filosofiche del Novecento e persino con un occhio a recentissimi sviluppi delle teorie evoluzionistiche (pare che il fumetto sia il medium più adatto ad una mente evoluta). Quando ho finito mi sono resa conto che il lavoro di esegesi che avevo condotto in maniera certosina sull'opera completa di Schulz, aveva portato a livello conscio e razionale ciò che prima avevo potuto solo sentire indistintamente: è stata la scoperta di una visione etica ed estetica che ha orientato tutta la mia vita (e continua a influenzarla!) e non potevo non condividere con gli altri, appassionati e neofiti. Schulz è un maestro di vita e di felicità.
Possiamo fare delle domande ai ragazzi?
Charlie Brown: ci parli di questo anniversario e di come è passato il tempo?
Oh, santo cielo, grazie, davvero posso parlarne io in prima persona? E' bello che mi sia data questa possibilità, quindi, beh, dunque, cercherò di dare il meglio di me e voglio far sì che quest'occasione sia utile per far conoscere meglio questo fumetto, da parte mia, nella mia personale opinione... sono contento di aver trovato largo spazio in "Piccola storia dei Peanuts" dove la mia figura è rivalutata e paragonata ad altri grandi protagonisti di famose opere letterarie... ma dove siete tutti? Non è rimasto nessuno ad ascoltarmi? Sigh...
Lucy: come ti senti quando pensi a Schulz?
Arrabbiata, è ovvio! Non direi che mi abbia reso giustizia! Nelle strisce appaio come una torturatrice di schiappe (Charlie Brown), mentre sono una beniamina che non si stanca mai di impartire lezioni! CREDETE CHE MI DIVERTA? EH?? Chi mi interpreta come una bisbetica è un maschilista! Non si mette mai abbastanza in luce quanto sia dura essere donne, anche in un fumetto come i Peanuts, dove non ci sono abbastanza donne! PIU' QUOTE ROSA NEI PEANUTS!
Schroeder: cosa c'è oltre il pianoforte?
NIENTE! E a propposito: non dimenticate l'anniversario della nascita di Beethoven.
Linus: di cosa odora la tua coperta?
Grazie per la domanda, trovo che mi dia uno spunto interessante per fare una considerazione importante: ogni volta che la mamma mi lava la coperta dopo questa ha l'odore di detersivo... e certo, io le ho chiesto di acquistare il detersivo alla spina, per non inquinare l'ambiente con dispersione di plastica, tuttavia trovo che si potrebbe apportare qualche miglioria anche al detersivo in sé, perché forse non c'è bisogno di detergenti così aggressivi. Pare che sempre più persone sviluppino allergie ai detersivi, quindi significa che bisogna trovare una soluzione più ecologica. Una volta si lavavano i panni al fiume, le lavandaie più organizzate con un pezzo di sapone. Infondo cosa aveva quel sapone semplice che non andava? Cosa hanno di più rispetto al sapone i detergenti moderni? E' necessario forse che continuiamo questa guerra ossessiva ai germi? Non hanno anche loro diritto di vivere? Chi siamo noi per... (n.d.a.: a questo punto l'intervistatore è svenuto ma Linus non se n'è accorto e pare che stia ancora parlando. Ha iniziato un pubblico comizio e ha deciso di scrivere un pamphlet sull'argomento)
Snoopy: come ti è cambiata la vita dopo che sei diventato una star internazionale?
Zzzzz...
Woodstock: cosa vuoi dirci?
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Torniamo a te Simona, hai mai provato a disegnare uno dei ragazzi?
Spesso si inizia a disegnare fumetti spinti dalla necessità di creare quello che si vorrebbe leggere e non si trova, o ricreare qualcosa che si è visto e si vorrebbe ricondurre alla propria sensibilità. Per rispondere alla tua domanda: no, non sento il bisogno di ricreare quello che mi calza già a pennello così. Ho però omaggiato i Peanuts con riferimenti affettuosi all'interno dei miei lavori. Ad esempio in "Star Trash - sacchetti in mondovisione" (epopea in vignette sulla crisi spazzatura in Campania), volendo ritrarre il momento in cui varie Regioni si rifiutarono di farsi carico dell'eccesso di spazzatura campana, disegnai i sacchetti della spazzatura abbandonati come tanti depressi Charlie Brown, Linusacchetti con la coperta, sempre più sporchi di polvere come Pig-Pen.
A chi ti senti più vicina e perché?
Vorrei essere aperta e strafottente come Snoopy, mi sento come Charlie Brown (non capisco mai cosa succede), ma tutti pensano che io sia Lucy (e che dovrei dispensare meno sedute psichiatriche e più limonate). In ogni caso, ogni 31 ottobre, attendo l'avvento della Grande Zucca.
Cosa ci riserva il tuo futuro? Anche perché questo non è il tuo primo libro vero?
E' il mio primo saggio. I miei libri precedenti sono a fumetti e così prevedo che siano i futuri. Sto lavorando a più cose, ma non solo sono lenta come un bradipo (il mio primo libro "BURKA!", l'ho concepito a fine 2001 e dato alle stampe nel 2007...), con conseguente rischio di sconfessare qualunque previsione, in più sono napoletana e la superstizione qui è un dovere... sicché, SUSPANCE!
Buona scelta
IBD