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“Buon viaggio, piccolino!” di Beatrice Alemagna, Topipittori

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

buoviaggiocopDiciamocelo: di albi illustrati che ritraggono, con maggiore o minore dovizia di particolari, il momento della nanna dei nostri piccoli e le operazioni che lo precedono sono pieni gli scaffali delle librerie.
Forse nella convinzione che i libri per bambini, almeno quelli dedicati alla primissima infanzia, debbano dar conto del “vero” (idea anche giustificata in un’età nella quale ai bimbi fa piacere ritrovare le proprie azioni consuete tra le pagine, identificarsi e immedesimarsi), le numerose pubblicazioni in questione danno mostra di vestizioni e cambi, lucine salva-buio, bicchieri d’acqua o biberon da sorseggiare, letture della buonanotte e, ancora, coccole e bacetti, qualche capriccio – che ci sta sempre bene – fino all’immancabile abbandono al sonno finale.

Ma un albo destinato ad avere successo tra i piccoli e a restare in qualche modo nel loro cuore, deve farsi portatore di una nota in più rispetto alla rappresentazione meramente realistica.
Deve saper sconfinare nell’animo bambino, che tutto rivisita e trasfigura sulla base della meraviglia, della scoperta, del gioco, della fantasia.
Farsi specchio, sì, ma non semplicemente dei “fatti”, anche dei pensieri e dello sguardo infantile.
Per offrire terreno di comprensione e vicinanza, di affetto ed emozione.

Nell’infanzia, soprattutto quando ben vissuta e ben alimentata con stimoli, un guscio di noce può farsi nave, un foglio di carta aeroplano, un sasso può divenire personaggio di mille avventure e un pupazzo di pezza amico insostituibile.
E il momento della nanna? Può essere un viaggio.
E tutto ciò che lo precede una preparazione, attenta, minuziosa, di importanza fondamentale, per il decollo, per non dimenticare nulla – ma proprio nulla – di ciò che accompagnerà il bimbo nel regno dei sogni, territorio altrettanto reale della sua stanza, della sua casa, della sua scuola.

Beatrice Alemagna è dotata di una affinata sensibilità verso l’universo infantile.
Il suo sguardo commuove, intenerisce e illumina. Siamo abituati a suoi capolavori indimenticabili e devo dire che anche nel minuto albo “Buon viaggio, piccolino!” edito da Topipittori mantiene fede alla sua poetica.

Anche qui, come in altri suoi lavori, gioca sull’elemento sorpresa: al lettore, pur se tutti gli indizi muovono in una direzione, non viene svelata la rivelazione finale.
E’ condotto per mano dal piccolissimo protagonista e invitato a vedere la realtà con i suoi occhi.

Ed ecco che, come tutti i giorni alla stessa ora, ci si prepara per il viaggio.
E’ necessario assicurarsi che tutto sia pronto e non ci si dimentichi di nulla: il biberon, il ciuccio, il pupazzo del cuore e il libro preferito (che nello specifico è “Piccolo blu piccolo giallo”, elemento che ha fatto impazzire di gioia il mio ultimogenito durante questa lettura).

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Tutti riferimenti a rituali noti al bambino che sfoglia, oggetti per lui familiari.
Come ben riconoscibile è il momento del cambio del pannolino e perfino la vestizione con una fantastica tenuta da viaggio che assomiglia tanto ad un bel pigiamino morbido.
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La mamma e il papà che coccolano, poi, e perfino…il motore che parte! Solo che invece di rombare e sgassare produce, girando, la nenia rilassante delle giostrine da culla.
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Nell’ultima doppia facciata lo svelamento del mistero: “partire è un po’…dormire” e quando si chiudono gli occhi sui paesaggi noti si spalancano quelli del sogno su territori ignoti tutti da esplorare.

Un albo dolcissimo ma allo stesso tempo giocoso, sorridente, lieto. Rassicurante ma portatore di un guizzo di imprevisto, di un minuscolo brivido tenero di mistero.

Il protagonista è chiaramente molto piccolo di età ma già viene tenuto in gran conto, non è affatto un esserino passivo e un po’ insignificante bensì un autorevole artefice dei suoi eventi.
Un viaggiatore, un organizzatore, coraggioso e curioso, pronto e deciso.

Questa centralità del bambino, del suo mondo, della sua visione delle cose, il saper sottolineare che la realtà non è ciò che è ma ciò che diventa, che non c’è banalità che regga e resista davanti al potere dell’infanzia e della fantasia, sono aspetti profondi dell’albo che fanno la differenza rispetto ad un banale “libro della nanna”.

E se la domanda nasce spontanea – i piccoli lettori comprendono la metafora? – la risposta mi risulta altrettanto semplice: che la capiscano o meno al livello razionale è una questione tutta adulta, di certo sono in grado di coglierla e parteciparla emotivamente e il bimbo raffigurato tra le pagine, con i suoi oggetti, le sue interazioni, i suoi gesti, sarà capace di farli sentire rappresentati e vicini.

Delicate e lievi, ma anche giocose, buffe e sbarazzine, le illustrazioni della Alemagna ripropongono la medesima centralità bambina.
Giocano sul meccanismo del contrasto svelando ciò che il testo cela e trasfigura, anticipando la rivelazione finale, portando il lettore a comprendere e sorridere, riconoscere e immedesimarsi.

Particolarmente apprezzata da mio figlio piccolo è stata la carrellata di oggetti raffigurati in quarta di copertina: indicarli e nominarli tutti è stato per lui un gioco spassoso da ripetere più e più volte con domande e varianti apparentemente inesauribili.

(età consigliata: dai 2 anni)

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