Viviamo indubbiamente una situazione drammatica dal punto di vista politico. Abbiamo un Governo che non rappresenta le istanze della società, ma è figlio di un accordo tra alta finanza e politica. I suoi esponenti sono i meno indicati a dare lezioni di equità e sacrificio, viste le dichiarazioni dei loro redditi. Indubbiamente, per loro sarà comunque una buona Pasqua, mentre per il pensionato al quale hanno imposto l’IMU no, perché il denaro che avrebbe potuto spendere per farsi una gita o per fare un pranzo come Dio comanda dovrà risparmiarlo per pagare l’IMU, mentre le Fondazioni Bancarie, piene di soldi, non pagheranno neanche un centesimo.
L’Italia è gestita oggi da dei poteri oligarchici. Non ci sarà più alcuna possibilità che si ritorni a un contesto di normalità politica. Proprio ieri ho scritto che le prospettive politiche per il futuro non sono rosee. I nostri politicanti stanno progettando una demolizione sistematica del bipolarismo e un ritorno alla partitocrazia della prima repubblica con un sistema proporzionale senza premio di maggioranza. Ciò esautorerà definitivamente il cittadino della possibilità di scegliere chi lo deve governare. Come è sempre accaduto — almeno prima di Mani Pulite e fino alle dimissioni di Berlusconi — saranno le segreterie dei Partiti, gli accordi sottobanco con la grande finanza, i sindacati e i poteri forti a decidere il nostro governo, ovviamente con il placet delle grandi potenze mondiali.
Intanto l’Italia, intesa come società nel suo complesso, in questa Pasqua 2012, va letteralmente a rotoli. La paura di spendere è tanta, e il turismo si è arenato nella palude delle tasse da pagare e nel sistema di terrore che ha instaurato il Fisco. I consumi sono praticamente crollati, perché non ci sono soldi. Il lavoro è al minimo storico. Viviamo in un oceano di disoccupati e non c’è grande prospettiva per il futuro. Il Governo degli oligarchi se l’è cavata con una riforma dell’articolo 18 Stat. Lav. che fa ridere i polli, fosse solo che questa riforma non solo è insufficiente ma è pure inutile, perché rischia di aggravare il già alto livello di disoccupazione. Con le aziende in crisi, oberate dalle tasse, l’articolo 18 riformato avrà come unico effetto quello di incentivare la mobilità in uscita ma non quella in entrata.
Le vere riforme continuano, nel mentre, ad aspettare. E aspetteranno parecchio. Di tagli alla spesa e agli sprechi non se ne sono visti neanche di striscio. I politici continuano a prendere e spendere denaro pubblico come se la crisi per loro non esistesse. La malapolitica e la scarsa etica dei nostri esponenti parlamentari (e non) è ormai a un livello di indecenza tale che anche solo parlarne fa venire i nervi a fior di pelle. Non c’è più alcun pudore nel gestire la cosa pubblica per fini personali, per alimentare i conti correnti famigliari e per garantirsi privilegi e beni senza fatica e senza lavoro, e il tutto — ricordo — alle spalle del povero cittadino, il quale non solo deve mantenere, con i pochi soldi che riesce a racimolare, la propria famiglia, ma deve pure, tramite le tasse, alimentare i conti correnti di alti dirigenti ministeriali e politici, la cui produttività in proporzione a quanto percepiscono al mese, è praticamente zero. Ciononostante, questa gente ha vantaggi e trattamenti pensionistici ed economici fuori dalla norma.
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D’altro canto, certo non possiamo consolarci con una giustizia che funzioni, vicino alle esigenze del popolo. Tutt’altro. Anche sul fronte giudiziario, l’Italia ormai è allineata con i paesi del terzo mondo. Non solo la nostra giustizia è pesante, opprimente, inefficiente e caotica, ma è pure scarsamente giusta e fortemente politicizzata. L’ordine dei magistrati italiani è quanto più anomalo esista al mondo. Non esiste una separazione netta di funzioni e carriere tra accusa e giudice, e il rapporto di terzietà sbandierato dalla Costituzione è solo una vaga dizione formale senza alcuna sostanza. Inoltre, la posizione del magistrato nel contesto del sistema pubblico è esageratamente tutelato. Da una parte con una esenzione totale dalla responsabilità civile per gli errori commessi e dall’altra con una tutela normativa e lavoristica di natura pubblicistica che rende il magistrato un dipendente pubblico differente rispetto agli altri dipendenti pubblici.
Due parole poi per quanto riguarda la tutela della nostra cultura, della nostra identità nazionale e dei valori cristiani. In Italia in questi ultimi anni si assiste a una vera demolizione sia della famiglia naturale, sia della identità nazionale del nostro paese e sia dei valori cristiani, svenduti, maltrattati e denigrati a favore di culture estranee e fortemente antidemocratiche. Il tutto in nome di un multiculturalismo che — come spesso ho scritto — assume piuttosto il forte sapore della prostituzione culturale allo straniero. Anche sul punto il nostro paese è ai livelli più bassi ed è in controtendenza rispetto alle grandi nazioni europee, che stanno adottando politiche di tutela della loro identità culturale e nazionale. Ma da noi, più che negli altri paesi, domina il buonismo (e non la bontà), domina l’utilizzo strumentale dell’antirazzismo (più che il vero e disinteressato antirazzismo), domina insomma l’opportunismo culturale per fini di consenso elettorale.
Mi fermo qui. Da Il Jester una buona e serena Pasqua, ma spero per voi che ve la passiate ben lontani dal paese delle Banane… L’Italia.