Cominciano oggi a Udine le riprese del nuovo, e già discusso, film di Marco Bellocchio, Bella Addormentata, ispirato al dramma di Eluana Englaro. Onesto e Spietato rende omaggio al grande regista con una breve analisi della sequenza finale del suo capolavoro Buongiorno, notte. Buona lettura!
Hanno ammazzato Aldo, Aldo è vivo. Parafrasando il verso di una nota canzone di De Gregori, Marco Bellocchio mette in scena, nel quadruplo finale, la convivenza degli opposti: sogno e realtà. Un binomio inscindibile. L’ostaggio si alza, indossa il cappotto e, in un plumbeo esterno dal sapore periferico, tira la porta verso la libertà. L’ostaggio ha gli occhi bendati e si avvia al patibolo scortato dalla follia di un’ideologia marcia e zoppicante. Accompagnate da assordanti Pink Floyd, sgranate immagini televisive illustrano i funerali del celebre democristiano con una carrellata di politici direttamente o indirettamente conniventi col fattaccio di via Caetani. Moro se ne va bello bello sotto una leggera pioggerellina fino ad uscire dal quadro sulle note di un brioso Schubert.
Sogno o son desto? Lo spettatore, trasportato sequenza dopo sequenza da un sibillino onirismo, perde la bussola. Bellocchio si diverte a mischiare le carte, a confonderci e farci sospirare. Ma la sentenza è una, e antistorica: Moro è vivo. La realtà ci racconta ben altro, ma una volta tanto la spunta l’immaginazione. Quantomeno nella dimensione filmica. Semplicemente e senza condizioni.
La sequenza intera a questo link.