Cari amici, è sempre più concreta l’ipotesi del nostro rientro in Italia.
Qualche settimana, cinque o sei scatoloni e un paio di aerei per tornare nella nostra città. sarà bello ma non manca qualche pensiero. Come sempre, vorrei approcciare al cambiamento stilando qualche lista che mi aiuti a mettere bene a fuoco l’esperienza che ci porteremo dietro. Potrebbe tornarmi utile un domani, se ci sposteremo ancora, o magari anche a voi, chissà… oppure resterà solo un pagina di questo diario da sfogliare ogni tanto.
Dunque, spero non me ne vorrete se vi tedierò con qualche elenco nei giorni a venire, a cominciare da questi:
Cosa lascio a Burgas:
- il cielo grigio: la metereopatia, l’insonnia e il mal di testa latente che ne consegue -> io-sono-sicula;
- il mar nero: per quanto affascinante, preferisco il blu;
- il cirene: si legge Sirene, è una sorta di feta, più acidognola. E’ il formaggio più comune da queste parti e a me non piace;
- il vento siberiano: da +10° a -10° in una sola soffiata;
- la lentezza del servizio al ristorante: troppe volte abbiamo lasciato il tavolo, esausti, non avendo ricevuto la nostra ordinazione;
- la pianura: o meglio quella sensazione visiva per cui qualsiasi cosa incontri lungo il panorama ti sembra sia sorto in mezzo al nulla, nella terra di nessuno;
- alcuni vecchi scogli caratteriali, che è un gran bene;
- la musica: nessuno stimolo musicale interessante, a fronte dell’imperante melodica italiana, favorita nei locali;
- i palazzi in stile sovietico: seppur vitali al lor interno, l’impatto visivo è inevitabilmente opprimente;
- La stanchezza: quella vera. La sensazione costante e continua di essere al limite delle tue forze e la necessità di dover mantenere l’equilibrio, non potendo fare altrimenti.
Cosa porto con me di Burgas:
- I miei 2 esploratori: con loro, ogni cosa assurge ad esperienza, emozione, lezione di vita. Ci divertiamo e cresciamo insieme!
- Le cicogne: così leggiadre ed eleganti, non le avevo mai viste dal vivo e proprio in questi giorni stanno tornando per deporre le uova;
- le rose: fiorite ad ogni stagione, profumate più che mai;
- il grande giardino del mare: la cura ed il rispetto per la cosa pubblica, più che per quella privata;
- Burgas: una piccola cittadina, tranquilla, a misura di neo-mamma e accogliente nei confronti dei bambini;
- il cirillico: avere imparato a leggerlo, ma aver felicemente scoperto che il rumeno è una lingua neo-latina!
- questo blog;
- le banitse: lo street-food locale;
- la pizza: ho imparato a farla in zona crisi d’astinenza;
- le persone: volti, sguardi e voci nuove; caratteri, esperienze, origini e nazionalità delle più disparate; scortesie, timidezze, enigmi; sorrisi, abbracci e solidarietà.
Nel bagaglio a mano, stretto stretto sotto il braccio porterò l’idea che infondo l’umanità si divida semplicemente in due grandi gruppi: le persone accoglienti e le persone respingenti. Il tutto declinato secondo la cultura d’origine di ciascuno.
Troppo facile?
Mah…