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Burocrazia, l’ostacolo dei “mancati” stadi

Creato il 07 maggio 2013 da Mbrignolo

sant'eliaINCHIESTE (Roma). Che gli stadi siano la cartina di tornasole del gap che separa il calcio italiano da quello delle altre grandi nazioni europee è argomento trito e ritrito. Vecchi, brutti, scomodi: la storia delle nostre arene è quella di gestioni politiche sbagliate, progetti approvati in tutta fretta a fine anni ’90 col mondiale italiano del ’90 che incombeva, e ora di pozzi senza fondo, visto che gli impianti della sola serie A odierna hanno costi di manutenzione annui superiori ai 750 milioni complessivi. Con ricavi che, è facile prevedere, sono ben al di sotto di tale cifra. Per poter seguire il modello Juventus Stadium, urge la tanto chiacchierata nuova legge sugli impianti sportivi.

Di questo si è parlato oggi al salone d’onore del Coni a Roma, all’interno del convegno “Uno stadio per amico”. E a lanciare subito il guanto di sfida è il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Da tempo sostengo “la necessità che il CONI, pur non avendo capacità legislativa, aiuti a portare a compimento il procedimento normativo per la realizzazione di impianti sportivi”.
Fotografa lo stato dell’impiantistica sportiva in Italia Michele Uva, Direttore Centro Studi FIGC: “La burocrazia e lo scarso livello di investimenti pubblici determinano il ritardo italiano. Solo la definizione di una tempistica precisa per la realizzazione delle strutture e una compensazione funzionale, intesa come sostenibilità nella costruzione e nella gestione delle stesse, potranno cambiare le cose”. Sulla necessità di far fronte ad un problema di carenza infrastrutturale concorda il deputato Dario Nardella: “Ho ripreso alla Camera la proposta di legge sugli stadi della passata legislatura, perché la drastica riduzione degli investimenti pubblici e l’urgenza di realizzare in Italia strutture di nuova generazione lo rendevano necessario. Quest’ultime saranno un volano per l’economia e uno strumento per recuperare il rapporto con il territorio”.

Attesi gli interventi di Claudio Lotito, Presidente della S.S. Lazio e di Claudio Fenucci, Amministratore Delegato della A.S. Roma. Mentre il primo reclama uno strumento normativo che aiuti le società sportive ad avere un impianto di proprietà in funzione h24 e in cui vi siano servizi da offrire agli utenti perché “bisogna agire sul costo della vita quotidiana”, il secondo parla di stadi di proprietà come fatto economico e culturale. Afferma Fenucci: “ Lo stadio diventa la casa dei tifosi, aumenta l’identità tra tifoso e club e porta comportamenti positivi”.


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