La terza di sette virtù nel bushido è detta “jin” e significa compassione.
Questo valore è indubbiamente legato alla filosofia buddhista, che ne fa un punto chiave degli insegnanti tramandati nei secoli.
La compassione di cui parliamo in questo articolo non è quella che avrai già vissuto in qualche occasione, ad esempio un amico triste o il tuo cane che soffre, provi una specie di tristezza e sei partecipe al suo sentimento di sofferenza.
La compassione universale, secondo il Buddismo, non prevede l’esclusione di nessuno. Tutti gli esseri viventi diventano oggetto della nostra compassione, del nostro amore più puro.
La caratteristica della compassione è di desiderare fortemente che tutti gli esseri viventi siano liberati dal loro dolore. Purtroppo tutti gli esseri senzienti vivono quotidianamente, vagando in questa esistenza ciclica, spinti dai tre tipi di sofferenza. Sperimentiamo giorno dopo giorno la sofferenza della sofferenza, del cambiamento e la sofferenza onnipervadente.
Il primo tipo di sofferenza è facile da riconoscere come la sofferenza fisica che tutti noi conosciamo, per esempio il mal di testa, schiena, ecc. e questa è detta la sofferenza della sofferenza. Il secondo tipo di sofferenza è più difficile da riconoscere perché tante volte ci inganna. La confondiamo come un piacere mondano. Siamo spiritualmente deboli, perciò la sofferenza del cambiamento viene considerata come qualcosa di positivo. Ad esempio, quando mangiamo un buon cibo, cerchiamo di abbondare e per il piacere di soddisfarci alla fine arriviamo alla sofferenza del mal di pancia. In breve, tutti i piaceri che noi proviamo in questa esistenza hanno la natura della sofferenza, hanno la potenzialità di produrre la sofferenza.
Quando proviamo freddo ci ripariamo in un ambiente caldo. All’inizio questo ci procura piacere, ma continuando a stare in questo ambiente così caldo piano piano tutto ciò si trasforma in sofferenza. Il piacere non dura e poi desideriamo di nuovo il fresco. Quando il sole scotta ci ripariamo sotto l’ombrellone e poi da questo torniamo a prendere il sole. Questo succede spesso: quello che noi chiamiamo piacere in realtà è una sottile sofferenza dovuta al cambiamento-mutamento, non legato solo alla stagione ma anche al nostro essere.
Il terzo tipo di sofferenza è quello peggiore… vuoi sapere qual è? Se la risposta è sì ti consiglio di approfondire l’argomento, visitando questo link, in cui viene riportata integralmente l’intervista al ven. Lama Tenzin Kienrab.
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