Negli ultimi dieci anni ho approfondito lo studio della cultura giapponese, in particolare di quelle persone che sapevano morire senza alcun rimpianto ed erano in grado di uccidere senza pensarci due volte; eppure amavano le foglie d’autunno e piangevano durante la fioritura dei ciliegi in primavera.
Queste persone erano i celebri Samurai, ai meno attenti crudeli macchine da guerra che in realtà celavano un gusto artistico, culturale e morale che ha tracciato un segno indelebile nella tradizione nipponica.
La classe dei samurai ha dominato per circa sei secoli sui campi di battaglia dell’estremo oriente, ma ha lasciato un’eredità alla cultura marziale (e non solo) senza eguali.
Il termine samurai deriva dal verbo saburau che significa servire, ma in realtà il termine più appropriato è bushi che letteralmente è composto da:
- “bu”, che significa militare, un kanji (ideogramma) utilizzato spesso come prefisso in parole marziali
- “shi”, che rappresenta l’unione tra l’ideogramma numerico dell’uno e quello del dieci, i cui segni simboleggiano la conoscenza (di colui che discerne tutto, che è illuminato)
Persone dal rigoroso comportamento etico, che odiavano il loro nemico e adoravano il loro signore per il quale potevano dare anche la vita in caso di episodi disonorevoli (il famoso suicidio rituale detto seppuku o hara-kiri, ossia taglio del basso ventre). Il fascino che riveste la loro figura ha raggiunto ogni parte del globo: dalle classiche armature al loro fidato katana (spada giapponese semicurva), dalla filosofia zen combinatasi con elementi confuciani e scintoisti al do, che ogni praticante marziale prima o poi ricerca nel proprio percorso di crescita interiore.
È la filosofia del Bushido o Via del guerriero (come viene tradotto superficialmente), nata per indicare ai samurai le regole da osservare durante la loro carriera militare.
Il Bushido in seguito è diventato un vero e proprio stile di vita basato su rigide norme etiche, che influenzavano tutti gli aspetti dell’esistenza di un guerriero giapponese. Basato su ideali comportamentali, dall’onore al coraggio, dalla compassione alla lealtà, dal senso del dovere alla cortesia, questo “codice” è giunto ai giorni nostri tramite pietre miliari della letteratura giapponese, quali Hagakure (=all’ombra delle foglie), scritto da Yamamoto Tsunetomo nel XVII secolo.
Sette sono le virtù del Bushido che ci sono state trasmesse e che ogni essere umano, al di là della pratica marziale, della filosofia di vita o della religione d’appartenenza, potrebbe seguire per migliorare la sua esistenza e quella dei suoi simili.
Le 7 virtù sono quelle che tratterò su BudoBlog ogni mercoledì, iniziando tra 7 giorni con la prima di questo elenco:
- onestà e giustizia (GI)
- eroico coraggio, audacia, generosità (YU)
- compassione (JIN)
- cortesia, devozione, corretto stile di vita (REI)
- completa sincerità (MAKOTO)
- onore e dignità (MEIYO)
- dovere e lealtà (CHUGI)
[liberamente tratto dal Manuale Base "New Bushido: ABC del moderno Samurai" ]
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