Le ore in cui sarai costretto ad aspettare un autobus, che probabilmente arriverà solo 5 minuti prima rispetto all’orario del tuo appuntamento, facendoti arrivare il giorno dopo, grazie anche alle corsie preferenziali invase dai palermitani che si sentono scaltri rispetto agli altri idioti che stanno in coda nelle corsie a loro dedicate; i biglietti che aumentano di 0,10 cents al mese e altri disagi vari ed eventuali si uniscono all’avventura che si vive quando si varca la soglia di vetture che conducono a zone della città in cui la civiltà è ancora in fase di elaborazione (non che il viale Strasburgo sia più civile, dato che ogni due merde sul marciapiede ne pesti una in omaggio). E allora ti rendi conto che gli antropologi ed etnologi che studiano i Papua in Nuova Guinea non hanno un capito un cazzo. “Spesso la X non è il punto dove scavare”, disse qualcuno1.
Quando, dopo un’estenuante attesa tra persone che non conoscono il deodorante per le ascelle, i vecchi con i sacchetti pieni di aglio e cipolle o eventuale pesce, l’immancabile pazzo di turno che ti mummìa2, arriva l’autobus, si spalancano le porte di un mondo fatto di cliché e di scene veramente esilaranti.
Bisogna dire che per il palermitano, a prescindere dal ceto sociale di appartenenza, l’acquisto del biglietto,e specialmente la sua obliterazione, è un’offesa alla sua dignità. Ed ecco che, quando salgono i controllori, c’è chi si getta dai finestrini, chi si darebbe fuoco, chi cerca di scavare tunnel sotto i sedili, e poi c’è chi affronta il problema con spavalderia e con tutta la presunzione che ha in corpo. Anche quando è palesemente dalla parte del torto. La scena è quasi sempre uguale ma con un’ampia mazzetta pantone di scuse differenti. Il controllore chiede che gli venga mostrato il b
Molti avranno avuto l’opportunità di utilizzare i mezzi pubblici nelle città del nord, e avranno di certo percepito la netta differenza con i nostri per puntualità e per il silenzio che regna sovrano. Nessuno parla con il vicino, se ti sparano nessuno si volta anche solo per guardare. Da noi invece l’autobus può essere considerato come un’agorà moderna, dove chi scende augura una buona giornata a tutti ad alta voce, dove le persone anziane possono raccontare le disgrazie di una vita e trovare una grande e
Il palermitano ha anche il vizio di criticare negli altri quello che lui fa per primo, come per apparire agli occhi degli altri diverso da ciò che in realtà è. Perché si vergogna anche della sua stessa condizione di cittadino palermitano. Così abbiamo quello che si lamenta che la città è sporca e, mentre finisce la frase, getta fuori dal finestrino le cartacce che aveva in tasca.
Accanto all’autista c’è, quando qualche ragazzino non l’ha già staccato, un cartellino con scritto “Vietato parlare al conducente”. A Palermo è un invito a fare esattamente il contrario. Il passeggero, posto alla destra del conducente, divide con lui la sua saggezza, gli regala dei consigli e commenta ciò che vede intorno:”Sti fimmini, invece di irisi a lavari i piatta vannu cusciuliannu strati strati”6. E questo è solo un esempio. Per questo motivo, spesso e volentieri l’autista non sente il drin della fermata prenotata, scatenando le ire e le bestemmie dei malcapitati.
Il viaggio sugli autobus a Palermo è psicologicamente devastante, igienicamente sconsigliabile e socialmente aberrante. Tuttavia, quando si va al Nord e si usano i mezzi pubblici, un inevitabile senso di vuoto ti coglie. Ti giri intorno e, a fronte di quell’indifferenza collettiva, vorresti avere accanto Lorenzo ‘AMAT’, il pazzo che conosceva a memoria tutte le linee, i numeri delle vetture e quelli di matricola dei conducenti, pur di sentirti meno solo.
1Cit. dal film “Indiana Jones e l’Ultima Crociata”, USA 1989.2In palermitano il verbo ‘mummiare’ è sinonimo di ’spiare‘, ‘fare il guardone’.
3Trad.: “Signora, ne ha abbastanza?”.
4Trad.: “Mangiavano ma facevano mangiare”. Magra consolazione.
5Modo di dire per indicare una persona affetta da strabismo.
6Trad.:”Invece di stare in casa ad adempiere ai lavori domestici, se ne vanno in giro a passeggiare”. (*Urlo per richiedere l’apertura delle porte (dette ’bussole’) nella parte posteriore dell’autobus).