Bussole

Creato il 20 febbraio 2014 da Mapo
Qualche sera fa, era giovedì, alla consueta lezione serale di scialpinismo si parlava di orientamento in montagna. Un posto che, tendenzialmente, non abbonda di cartelli stradali o bar-sport in cui entrare, bere un caffé e chiedere informazioni confessando di essersi perduti.
Scale, isoipse e carte dettagliate; fuori pioveva a dirotto e in una stanza sotterrata in questo angolo a nord-ovest di Milano più di 50 persone si grattavano la testa per provare a capire il perché di quel piccolo specchietto mobile montato sotto la bussola.Una scena, a pensarci bene, commovente.Non tutti sanno che, su una carta 1:25000, 2 cm corrispondono a mezzo Km e che le mappe svizzere sono estremamente più precise delle nostre; ad osservarle bene si scopre come i pendii più ripidi siano rappresentati con un'ombra sfumata, perennemente illuminati da una luce eterna che splende da Nord. Evangelico.
La morale è come, in epoca di ubiquitari smartphone e GPS, l'uomo abbia ancora un ovvio e tremendo bisogno di un pezzo di carta in grado di rappresentargli quel brandello di mondo che si trova davanti, per pianificare un itinerario in grado di portarlo quanto più vicino alla meta possibile. Il dettaglio della mappa inversamente proporzionale alla possibilità di perdere la strada.
Una volta esaurite le parole d'ordine (tra le altre "econgranpenalerecagiù") e gli sbadigli d'ordinanza, obbligatori al termine di una lunga giornata, sono uscito con le mani in tasca nell'aria umida.Ho alzato il cappuccio della mia giacca impermeabile, la stessa che uso quando lotto con i pendii innevati, e ho cominciato a camminare a passo svelto verso la fermata della metropolitana.
Ho sparato un po' di musica, in ordine casuale, ad alto volume nelle cuffie. Non faceva troppo freddo e la pioggia cominciava a stufarsi di schiantarsi al suolo e sulle cose.Una una canzone, improvvisa, mi ha sorpreso, con i suoi bassi, il ritmo incessante e il testo conosciuto a memoria.Non saprei dire perché, ma ho provato un desiderio irresistibile di mettermi a correre. Così, senza motivo apparente se non per la pura impossibilità di resistere. A guidarmi, con la matematica precisione con cui il pentagramma guida il violino, la sequenza delle note. I passi scanditi, precisi, dalla scala decibel in una sorta di danza metropolitana.
Così mi è venuto da pensare che sarebbe tutto più semplice.
Con una mappa dettagliata che ti guidi più in là del tuo naso,con una musica dritta al cervello che tolga i rumori di fondo e ti racconti quanto andare veloce.Senza pensare, senza decidere.Vivere così: un gioco da ragazzi.

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