Prima di prendere questa aspettativa, 7 mesi fa, ero piena di timori:
E se poi va male?
E se finirò tutto i soldi che ho risparmiato e dovrò tornare a casa dopo pochi mesi con la coda tra le gambe?
Riuscirò a sopportare la solitudine e l’incertezza, l’incognita e il rischio?
Se avrò il coraggio di scrivere ciò che penso in un blog, ci sarà qualcuno che mi leggerà, a parte mia sorella, mia mamma e il gatto?
Ma cosa diranno gli altri di me? Che mi manca una rotella, che non sono normale perchè NON SONO COME TUTTE LE ALTRE BRAVE RAGAZZE CHE SI SPOSANO – PROLIFICANO – BENEDICONO IL LORO POSTO FISSO – SI ACCONTENTANO DI UNA VACANZA ALL’ANNO SE VA BENE, E RINGRAZIA?
Riuscirò a dire ai miei genitori che no, io così non sono felice, non è che non vi voglio bene ma ho deciso di essere me stessa, e quindi parto?
Accetteranno una figlia con la valigia sempre in mano (ma felice), o preferiranno la brava maestrina di paese che però sta sempre male, ha il viso spento e si limita a sognare la libertà anzichè inseguirla?
Perchè gli altri si accontentano e io invece no?
E’ così sbagliato ribellarsi a dover vivere una vita che gli altri si aspettano da me, piuttosto che SCEGLIERE di vivere la vita che voglio IO?
Troverò mai il lavoro che va bene per me?
Se imboccherò il sentiero sbagliato, con che faccia poi lo dirò a tutti quelli che mi risponderanno “Te l’avevo detto”?
Perchè mi sto sentendo in colpa ad avere un sogno e voler realizzarlo?
Queste sono state le mie paure per un anno di fila, un anno pieno di incertezze, anche se dentro di me la risposta già la sapevo. E’ più facile dar retta alle paure, e così si finisce sempre per fare la cosa sbagliata per noi, per educazione e condizionamenti familiari, e la nostra felicità va a farsi benedire. Certo, è più semplice indossare maschere, non rischiare in prima persona, non mettersi mai in gioco. Il rischio però è quello di svegliarsi a quarant’anni e dire: “Ma che vita sto facendo?”.
Prima che sia troppo tardi (Alzheimer, Parkinson, ictus, matrimoni, bambini, mutui), ascoltiamo quella voce che da tempo sta tentando di dirci una cosa sola:
Buttati e metti in moto il tuo destino: LA FELICITA’ NON PUO’ ATTENDERE.
Poichè conosco i miei polli, so che vi starete chiedendo “Bene, ma com’è andata a te, che ti sei buttata?”. E’ andata così: Non sono morta di fame. Non sto dormendo sotto un ponte. Non ho (ancora) finito tutti i soldi. C’è qualcun altro che mi sta leggendo oltre a mia sorella e il gatto (mia mamma si è già stufata). I miei genitori mi parlano ancora (mio padre non troppo, ma si sta sciogliendo). Ho trovato più di un lavoro.
La prossima volta vi racconto come ho messo in moto il mio, di destino: se state ancora leggendo questo articolo, vuol dire che, in fondo, avete bisogno di qualcuno che vi dia un calcio nel sedere.
E voi, vi riconoscete in queste paure? Cosa temete di più nel prendere QUELLA decisione che vi cambierebbe la vita? Uscite allo scoperto, approfittate di questo spazio e dite la vostra: il vostro pensiero potrebbe fare la differenza per qualcuno là fuori che ci sta leggendo.