Büyükada su Popoli

Creato il 24 marzo 2012 da Istanbulavrupa

(anticipo un passaggio di un mio articolo dedicato al pellegrinaggio nel giorno di San Giorgio a Büyükada che verrà pubblicato sul numero di aprile di Popoli, la rivista dei padri gesuiti; io andrò anche quest’anno al pellegrinaggio del 23 aprile, consiglio vivamente a chi ancora non c’è stato di vivere quest’esperienza: ma meglio andarci la mattina presto, c’è davvero una marea di gente e si rischia di rimanere intrappolati nella calca. ma comprate soprattutto la rivista, ci sono réportage e altri interventi di grande qualità: che aiutano a capire le dinamiche del mondo contemporaneo)

L’aspetto decisamente più interessante e spiazzante del pellegrinaggio del 23 aprile è la varietà incontrollata delle forme devozionali, alcune antichissime – riproposte dall’Hıdırellez – e altre nuove di zecca. Domina la simbologia dei colori: ad esempio i rocchetti di cotone srotolati lungo la salita, le candele accese poi in chiesa, i nastri (sostituiti in caso di necessità da fazzolettini profumati per le mani, diffusissimi in Turchia) legati agli arbusti anche in giardino; a ogni colore corrisponde una specifica tipologia di grazia richiesta, indicata a caratteri cubitali dai venditori: ad esempio rosso ovviamente per l’amore, giallo per la salute, bianco per la casa. Chi sogna una nuova abitazione dispone di un’alternativa: riprodurne la forma essenziale – in due dimensioni – coi fiammiferi; ma l’oggetto più richiesto è un campanello in metallo da offrire al santo: che ricorda l’vento miracoloso – annunciato a un pastore dal suono di campanelli – del ritrovamento dell’icona di San Giorgio, quella secondo la tradizione custodita e venerata in chiesa. Al suo interno, la pratica più diffusa – dopo essersi segnati all’ingresso – è la richiesta diretta di una grazia (dilek): viene scritta su un pezzo di carta qualsiasi – senza troppa discrezione – poi riposto in una grande urna trasparente (a ridosso di Pasqua viene utilizzato anche l’epitaffio); appena usciti, invece, viene invocata la benedizione personalizzata da parte del contingente sacerdotale, rafforzato per l’occasione. Gli ex voto sono sporadici, per grazia ricevuta – l’anno successivo – vengono offerte zollette di zucchero agli altri pellegrini. Senza distinzione di religione. Le conversazioni vertono soprattutto sulla nostalgia di un passato armonico e condiviso, sull’orgoglio per la nuova Turchia in cui le comunità non musulmane stanno riacquistando la piena dignità e la parità di diritti; i giovani sono i più entusiasti, gli adulti ricordano rum, ebrei, armeni e altri cristiani coi quali hanno condiviso l’infanzia. Un multiculturalismo forse idealizzato, ma al contempo reale.



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