Come molti si aspettavano, il recente accordo tra PokerStars e il DoJ americano ha avuto profonde conseguenze per gli operatori del mercato del gambling online internazionale. In articoli pubblicati precedentemente avevamo cercato di analizzare gli aspetti giudici, politici e finanziari nel settore del poker online dell’acquisizione di FTP e qualora il buon fine delle trattative rendesse tutti felici o meno.
Ora si apprende che l’accordo tra Stars, FTP e DoJ ha avuto un impatto significativo sul prezzo delle azioni del colosso bwin.party, le quali hanno perso circa il 40% del loro valore negli ultimi tre mesi, con un crollo del 10% solo negli ultimi 5 giorni.
All’inizio della scorsa settimana PokerStars aveva annunciato l’intenzione di rilevare gli assets di Full Tilt Poker, il piano di rilancio immediato del marchio e il rimborso entro 3 mesi di tutti i players (americani ed internazionali), nonchè la volontà di chiedere la licenza per operare nel mercato del poker online in Nevada, come parte dell’accordo extragiudiziale con il Dipartimento di Giustizia americano.
Dopo l’entrata in vigore della UIGEA, il management di PartyPoker decise per il ritiro dagli US, lasciando di fatto un mercato dal valore di miliardi di dollari ai suoi acerrimi competitors, PokerStars e Full Tilt Poker e di concludere un accordo da 400 milioni di dollari per la redenzione di Anurag Dikshit, co-fondatore di PartyGaming e del brand stesso, un accordo presentato agli shareholders come indispensabile per il futuro rientro nel mercato maggiore del poker online.
Gli ultimi eventi hanno chiaramente dimostrato che la forza finanziaria piuttosto che il rispetto della legge federale apre le porte al mercato americano e nonostante lo scorso novembre il CEO di bwin.party abbia annunciato la joint venture strategica con la MGM e la Boyd Gaming e dichiarato che ricerche di mercato mostrino la popolarità del marchio PartyPoker tra i grinders online americani, considerato il secondo marchio di gaming in America, l’uscita dal mercato del 2006 viene oggi considerato un grave errore del management.
Ora PartyPoker dovrà competere, qualora e quando il mercato del poker online negli US sarà realta, con due marchi potentissimi che per diverse vicissitudini sono nella mente di tutti gli appartenenti alla poker community mondiale. E’ innegabile che la posizione dominante di bwin.party del mercato US che aveva caratterizzato le trattative per la conclusione delle joint venture con la MGM e la Boyd Gaming, ora dovrebbero essere riconsiderate.
Anche nel vecchio continente bwin.party soffre la posizione dominante di Stars. Nel mercato belga di recente regolamentazione bwin.party è stato addirittura incluso nella blacklist mentre PokerStars gode di una licenza dopo la joint venture con un casino terrestre locale.
E’ ovvio che la differenza tra i due brand non è solo il risultato di attività di marketing o di collaborazioni strategiche, ma soprattutto la differenza del software e del servizio clienti, due assets nei quali il CEO di bwin.party dovrà investire molto prima di poter impensierire il potere monopolistico di PokerStars, se mai sarà possibile.