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C’è aria di 2005. Tutti contro il Pd. Ma se uno non ha nel dna l’essere banchiere, perché insistere?
Creato il 26 gennaio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiToh, Piergigi se n’è accorto. “Ragassi, qui c’è qualcuno che non ci vuole far vincere”. Parlavamo ieri di corsi e ricorsi storici, di quanto la vicenda MPS ci ricordi quella della BNL con Fassino e Consorte. Parlavamo ieri del vezzo di certa sinistra di combattere Berlusconi sul suo stesso terreno, quello del grande impiego di mezzi finanziari in politica. Solo che il centrosinistra non ha un’azienda alle spalle con un fatturato monstre, e allora deve ricorrere a quello che ha (le Coop) o tentare di arraffare ciò che non ha, le banche. La politica, si sa, costa. Berlusconi ha fatto impazzire un circuito che era già malato, e che Tangentopoli aveva portato alla luce. Questione morale o no, la politica-spettacolo ha combinato danni su danni e a soccombere, purtroppo, è stato chi ne ha rifiutato la logica e i meccanismi. La campagna stampa contro il Pd è iniziata. Si stanno levando venti di guerra da tutti i versanti della partitica italiana, da Monti (il più feroce), al Cavaliere (ancora decisamente troppo cauto rispetto alla sua indole), da Ingroia che ha mal digerito il “niet” di Enrico Letta, a Beppe Grillo che ieri ha fatto il suo show all’assemblea degli azionisti della banca senese. Ma una differenza, rispetto al 2005, c’è, anzi, ce ne sono due. E non sono differenze da poco. Il suocero di Pierfy Casini, leader dell’Udc, tal Francesco Gaetano Caltagirone, del Monte Paschi è stato fino a ieri vicepresidente e secondo maggior azionista. Il Professore, ha candidato nella sua lista tal Alfredo Monaci, membro del cda della banca dal 2009 al 2012 (proprio con la presidenza Mussari), che attualmente ricopre l’incarico di presidente del MPS Immobiliare, per la serie: “Qua di vergini non ce ne sono”. Però, digiamolo, quello che maggiormente preoccupa i vertici del Pd, sono le voci sempre più insistenti di una maxi-tangente di 2 miliardi di euro che sarebbe stata versata per l’acquisizione di Antonveneta. Qualcuno ha ricordato che all’epoca, un tal Bruno Tabacci, mentre l’acquisizione stava volgendo al termine, si alzò da solo, e inascoltato, alla Camera, per denunciarne i lati oscuri. Poi tutto è passato sotto silenzio, fino a quando non è scoppiato lo scandalo e ci si è resi conto che MPS aveva pagato tre volte tanto il valore di Antonveneta. Da qui al dubbio di una tangente, il passo è stato brevissimo. A conferma dei sospetti di accerchiamento del suo partito, Bersani si è ritrovato anche a dover fare i conti con l’audizione del Ministro dell’Economia, Grilli, a camere sciolte, che dovrà dare la versione del Governo sulla vicenda. La richiesta di audizione, è stata avanzata dall’ex Idv Francesco Barbato, fondatore di Democrazia Liquida, dai litri di birra che trangugia quotidianamente. L’onorevole Barbato è sempre stato considerato da Gianfranco Fini una specie di clochard estemporaneo, il fatto che ora, con il Professore, ne abbia accolto la richiesta, non trasforma Barbato in statista ma da l’idea dell’aria che tira intorno al Pd. Bersani ha ragione ad essere preoccupato, lo saremmo anche noi se, dal “rischio” di vincere le elezioni, ci ritrovassimo ancora una volta con il culo per terra, a causa di una banca. Per la prima volta dobbiamo dare atto a Silvio che, per raggiungere i suoi scopi, ce la sta mettendo davvero tutta. Berlusconi non si risparmia. È presente dappertutto. Combatte come un leone, mettendo a dura prova il suo fisico e l’età non più giovane. Sta vivendo un momento di stress fortissimo e il risultato è stato il lieve malore che lo ha colpito ieri, al termine del suo 250millesimo comizio. Appoggiatosi ad Alfano, Silvio è tornato barcollante al suo posto dove, una solerte segretaria, gli ha allungato una misteriosa pillola azzurrina, quella che abbiamo cerchiato nella foto. Che il Viagra fosse anche un ricostituente per la mente, oltreché per alcune parti del corpo, lo ignoravamo.
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