I casi della vita. L’altro giorno, poco prima che giungesse la triste notizia della scomparsa di Michele Gismondi, l’atleta mio concittadino dalla carriera impeccabile, uomo integerrimo ed esempio fulgido di come debba essere intesa l’attività agonistica, parlavamo con il mio amico Stefano del caso di Daniele Seccarecci, un body builder noto per avere “il braccio più grosso del mondo”. Daniele Seccarecci è morto un paio di giorni fa per un malore. Aveva solo 33 anni e faceva massicciamente uso di sostanze dopanti, steroidi e anabolizzanti. Per questo motivo subì addirittura un arresto, accusato di commercializzazione e ricettazione di sostanze dopanti.
Certamente una persona che ha commesso nella sua breve vita numerosi e gravi errori, che la nostra pietà umana va nascondere nel momento del trapasso, non fosse che poi, andando sulla sua pagina Facebook, ti accordi che Seccarecci era ed è considerato un atleta, un mito, un esempio da seguire da molti giovani.
Ecco due facce diverse di quella cosa che chiamiamo sport. Da un lato l’impegno, la serietà, la disciplina, tutta la parte sana che l’attività sportiva implica impersonata dal compianto Michele Gismondi del quale, però, nessuno parla se non i suoi concittadini. Dall’altra la parte marcia, fatta di trucchi, inganni, fisicità posticce, comportamenti e stili di vita pericolosi portati avanti in nome dello sport in maniera abusiva. La morte del personaggio che incarna tutto ciò viene però celebrata dal lutto dei media e degli ammiratori.
In mezzo ci sono i giovani che si avvicinano allo sport, magari anche spinti dalle famiglie che credono ancora nelle sane implicazioni e nel potenziale educativo dell’attività fisica. Purtroppo, però, il mondo dello sport non è soltanto fatto dai Michele Gismondi che, oltretutto, fanno poca notizia. Molta parte dell’agonismo è rappresentata ad gente col braccio più grande del mondo ottenuto chimicamente, dai vari Armstrong, Maradona e Seccarecci. Che meritano la nostra pietà in quanto umani e caduchi, ma certamente non vanno celebrati e portati da esempio. Un altro segnale della decadenza della nostra civiltà.
Luca Craia