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Uno dei capisaldi del programma politico di Obama è stato tristemente sabotato, alcuni giorni fa: la prigione di Guantanamo, un luogo dove vige a tutti gli effetti la sospensione del diritto, resterà operativa perché nel voto alla Camera, i democratici sono stati battuti, essendo in minoranza dopo le elezioni di mid-term.
Di questo fallimento non addosso la colpa ad Obama: esistono dei responsabili precisi. Sono tutti quegli elettori ed elettrici che nelle recenti elezioni di metà mandato gli hanno voltato le spalle. Sentimentalisti che si sono infatuati del sogno obamiano, senza rendersi conto che un sogno per concretizzarsi deve farsi pragmatico e confrontarsi con la realtà: nel caso specifico degli USA, solo per citare due esempi, non hanno nemmeno considerato che ci si muove nell’ambito di una crisi finanziaria che ha devastato il paese, oltre a due guerre assurde che stremano le casse già dimagrite del paese.
Pur constatando io stesso che Obama sembri brancolare abbastanza nel buio, non posso notare che questi elettori non gli hanno dato neppure due anni di tempo per cercare di fare qualcosa.
Sono i tipici elettori di sinistra – che tanti danni hanno fatto anche da noi – incapaci di rendersi conto che un leader politico non è un messia in grado di salvare il mondo (in Italia vedremo presto crollare, per le stesse motivazioni, il mito di Vendola qualora dovesse confrontarsi da premier con temi come ambiente o Afghanistan).
A quegli elettori augurerei per il futuro – se non fosse che ciò toccherebbe, pur da lontano, anche il mio di futuro – otto anni di Sarah Palin.
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