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- Monarchia e colonialismo nel passato
– Repubblica e sudditanza nel presente
– Lotta al terrorismo e minacce alla libertà
Nel 2011 Marc Almond, docente di Storia Moderna all’ Oriel College di Oxford, attivista per i diritti umani, Presidente del British Helsinki Human Rights Group , in occasione della partecipazione italiana all’intervento in Libia scriveva in Libya – 100 Years of Bombing, or Is Fascism the Forgotten Root of Humanitarian Intervention?
In coincidenza- con il compleanno dell’Italia, il governo di Silvio Berlusconi ha deciso di mettere a disposizione degli alleati della NATO sette basi aeree per i bombardamenti sulle forze del colonnello Gheddafi.Per coincidenza- questo è avvenuto a cento anni da quando gli italiani inventarono i bombardamenti aerei e ne avviarono la pratica con estrema precisione sulla Libia. A un secolo di distanza della sua nascita sanguinaria il bombardiere torna in scena. Clio sembra provare un perverso godimento a far sì che la storia si ripeta, prima in qualità di imperialismo poi come intervento umanitario, senza nemmeno modificare la scenografia.
Il 1 ° novembre 1911, il tenente Giulio Gavotti lanciò la prima bomba da un aereo. Secondo le autorità ottomane, colpì l’ospedale militare di Ain Zara (ndr.sobborgo di Tripoli). Gli italiani fortemente negarono di aver mirato un impianto protetto dalla Convenzione di Ginevra. La moderna guerra aerea e la propaganda vanno di pari passo fin dall’inizio.
[…] L’impatto della seconda guerra mondiale aveva lasciato in Italia una profonda avversione a farsi coinvolgere in una guerra ma, guidato da ex-marxisti, il governo italiano accettò di dare il paese come principale base di lancio per gli attacchi aerei sui Balcani [una parte dei quali era stata per breve tempo inglobata nell’ inglorioso nuovo Impero Romano di Mussolini (1941-43)]. I pescatori dell’Adriatico ancora tremano pensando ai rischi corsi, essere centrati dagli ordigni NATO scaricati in mare.Nel 2011 un governo con la partecipazione dei “post-fascisti” compete con i “post-marxisti” per giustificare la rinnovata impresa bellica che, giusto in tempo per celebrare l’anniversario, ha fatto dell’Italia la “levatrice” della guerra aerea contro la Libia.QUI LA TRADUZIONE IN ITALIANO DELL’ARTICOLO COMPLETO
Come l’Italia coloniale mantenne il dominio sulla Libia, lo racconta Manlio Dinucci
Gli italiani scatenarono una vera e propria caccia all’arabo: in tre giorni ne furono fucilati o impiccati circa 4.500, tra cui 400 donne e molti ragazzi. Migliaia furono deportati a Ustica e in altre isole, dove morirono quasi tutti di stenti e malattie. Iniziava così la storia della resistenza libica. Nel 1930, per ordine di Mussolini, vennero deportati dall’altopiano cirenaico circa 100mila abitanti, che furono rinchiusi in una quindicina di campi di concentramento lungo la costa. Per sterminare le popolazioni ribelli, furono impiegate dall’aeronautica anche bombe all’iprite, proibite dal recente Protocollo di Ginevra del 1925. La Libia fu per l’aeronautica di Mussolini ciò che Guernica fu in Spagna per la luftwaffe di Hitler: il terreno di prova delle armi e tecniche di guerra più micidiali. ved. anche Gli anniversari disonorevoli:l’Italia e Tripoli