Il nostro si sa non è un mestiere che si può fare così alla trallallero, mentre c'industriamo nell'applicare e perfino ricercare i modi per far imparare i bambini, dobbiamo mantenere le orecchie ben tese ai segnali che ci mandano: si stancano, si demotivano, si annoiano, sono distratti.
I motivi sono tanti e neppure volendo ci si potrebbe star dietro a capirli tutti, per curare, come si dice, le cause. Poi a dire il vero ci sono cause che anche a scovarle non è neppure nostro compito curare. Le soluzioni, le strategie vanno invece spesso trovate al volo e per intuito. Dalla parte delle maestre e dei maestri c'è spesso l'esperienza, e se si è svegli, perché anche a noi spetta essere svegli e non solo agli alunni, basta un ciclo al massimo due per capire, senza troppo margine di errore, cosa succede a un bambino.
Ci sono anche i bambini appartenenti alla categoria del "è bravo ma non si applica", che se per un ragazzo di una certa età vuol dire che quello che riesce a fare lo conquista con abilità quali la capacità di ascolto, la logica e la memoria, per gli alunni più piccoli significa che a scuola rispondono bene, hanno capito, sanno collegare fatti e dati, poi la volta successiva hanno parzialmente dimenticato. Allora li osservi li guardi al lavoro e pensi che no, non ci sono particolari difficoltà. Però le cose a guardarle bene non vanno affatto bene, perché dimentica oggi, dimentica domani, un "non so" oggi, un "non so" domani, succede che è proprio la fondamentale preparazione della Primaria a essere intaccata, un danno al quale si potrà certo rimediare, ma con più fatica di quanta non se ne farebbe a lavorare costantemente sulle cose al momento in cui si deve.
Così un giorno osservando l'ennesimo caso, mi sono avvicinata a una bambina che stava facendo al computer un buon lavoro su una mappa, una bambina che è sempre incerta, che sbaglia sui dettagli, ma che spesso ha una buona conoscenza globale, confermata nel mio dubbio dal lavoro che eseguiva, le ho detto: "Sei brava, hai fatto un buon lavoro con quella mappa. Posso chiederti una cosa?" Lei mi ha sorriso estasiata dal mio complimento e mi ha risposto: "Sì certo!" "Non so perché ma mi sono fatta l'idea che tu a casa studi poco, che le cose che facciamo a scuola non le rileggi, io so che sei una bambina sveglia, lo dimostra il lavoro che fai ora, ma spesso le tue risposte sono incomplete, non capisco, forse lo studio non ti piace? O qualcosa non va?" Mi ha sorriso ancora e ha sollevato le spalle. Ho capito che non voleva rispondere e le ho detto di continuare pure il suo bel lavoro.
Oggi sulla cattedra ho trovato una letterina, un foglio bianco, con un grande cuore disegnato sopra, sigillato con la colla e che conteneva un foglietto: "Cara maestra Rosalba, avevi ragione io a casa studio molto poco, però ti devo dire che l'altro giorno ho studiato più di due ore. Ti voglio bene"
Ora scusate vi devo lasciare, devo rispondere a una lettera.
© Crescere Creativamente
consulta i
Credits o contatta l'autrice.