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C’è posto tra gli indiani di Alessio Dimartino

Creato il 28 marzo 2014 da Ilbicchierediverso

C’è posto tra gli indiani di Alessio Dimartino

«Basta speculazioni filosofiche, epifanie ancestrali, lievi venature poetiche.Via, dritti alla meta».

Così è questo romanzo, uno tragitto breve, percorso in modo sicuro attraverso uno stile, passate il termine, scarno. Una semplicità che comprime e fa implodere il concetto stesso di narrativa in una forma di assoluta autenticità autoriale, lontana da qualsiasi gioco perverso di autocompiacimento o velleità esibizionistica.
Alessio Dimartino ha un senso efferato della fine, dell’epilogo, che si mostra in ogni sutura di questa ferita romanzata che ha per protagonista Marcello, un giovane eroinomane (ma con metodo), veterinario (ma per beffa nei confronti del genitore che lo voleva medico, disinteressandosi al suo corso di studi reale) che si ritrova alle prese con un cane del cavolo di nome Bobo e una serie di personaggi saltati fuori da un Paese delle Meraviglie marcio, capitolino e borderline.

Una storia divisa per tempi, come in un film, che però trattiene in sé la rievocazione di una passione laica attraverso le sue “tappe”, che snodando, imbrigliano e risolvono situazioni, dialoghi, volti asettici nella loro pienezza esistenziale.

Sembrerebbe non esserci spazio per nessun tipo di salvezza o di epifania in tal senso, eppure nella constatazione assoluta del raggiungimento della Fine, della Meta, un chiarore illumina i passi fatti e quelli ancora da fare in una sorta di bonaria rassegnazione, un certo nichilismo condito dalla speranza di essere riusciti a esistere pur sopravvivendo, vivere pur appassendo.
Trovare un posto, tra quegli indiani sociali e quegli spiriti atavici, avatar di incubi e sogni infranti di un passato nemmeno così lontano, in un passaggio dalla vita alla morte (quel morire come esperienza che si può soltanto vivere).

Un romanzo essenziale, incredibilmente realista nella sua formazione collettiva e pluri-soggettiva, che non ha nulla da invidiare alla migliore narrativa d’importazione.

di Ernest LeBeau
Buona scelta
IBD
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