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Dalla Sicilia l'idea di un nuovo rating per le aziende: il "rating antimafia", che punta a premiare i principi etici delle imprese
Vogliamo parlare di rating? Bene, noi vogliamo parlarne, ma non di quello che recentemente ha tagliato Standard&Poor's all'Italia (da A a BBB+) e di conseguenza alle regioni.
Il rating di cui vogliamo parlare qui è il "rating antimafia", un idea nata in Sicilia e proposta da Antonello Montante, delegato nazionale di Confindustria per la legalità, e che punta a premiare i principi etici delle imprese.
"Lo spread negativo sui fattori di crescita non può comprendere soltanto l'andamento dei titoli di Stato, delle banche o delle assicurazioni. Bisogna cominciare a prendere sul serio l'idea di intervenire sullo spread delle aziende che investono e vivono nei mercati grazie a processi di legalità e a codici anticorruzione, per non parlare di quelle imprese che si sono messe in prima linea contro la mafia e che oggi meriterebbero formali riconoscimenti imprenditoriali".
La proposta di Montante, in cui propone che le aziende abbiano un "rating più alto per lo stesso know how acquisito in termini di sperimentazione e applicazione di modelli aziendali improntati a solidi principi etici", ha riscosso successo.
"Il riconoscimento concreto da parte dello Stato del rating alto a favore di molte imprese, nel Sud ma non solo, che hanno coraggiosamente portato avanti con impegno un percorso difficile rimanendo vicine alle istituzioni nella battaglia concreta contro la mafia, è un fattore competitivo che - sostiene Montante - rientra nella concezione del libero mercato e nel giusto calcolo dei costi-benefici economici e sociali per l'intero Paese".
"Ringrazio molto il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri per avere definito interessante la mia proposta - continua Montante - Il ministro è sempre stata una persona attenta, sensibile ai temi della lotta alla criminalità organizzata. Lo era già quando era prefetto a Catania".
"Se venisse accolta questa proposta - ha spiegato - si potrebbe rendere le aziende più bancabili, il tutto costerebbe poco o nulla allo Stato, mentre si salverebbero numerose imprese". E ancora: "Indipendentemente dall'attività repressiva questo può aiutare le imprese italiane. Vediamo in che modo si possa concretizzare. Il presidente del Consiglio Mario Monti è interessato alla proposta e anche Annamaria Cancelliri è stata chiara. Per gli imprenditori è un incentivo, dal mercato offuscato si passerebbe ad un mercato legale con meno concorrenza sleale e tutto si traduce in Pil e in competizione. Insomma, costerebbe pochissimo ma si aiuterebbero le imprese in settori critici. Oggi il problema fondamentale delle imprese è la mancanza di rating e la mancanza di liquidità".
E ha concluso: "Qui non si tratta più di espellere solamente chi non denuncia il pizzo, ma ci sono atti concreti per aiutare l'impresa stessa. Chi è succube al sopruso può emergere".
"Un'ottima idea che dà continuità alle proposte di Confindustria. Ora però tocca alla politica raccogliere il testimone e comportarsi allo stesso modo: iniziando ad espellere i collusi con Cosa Nostra" ha commentato il sostituto procuratore della Repubblica di Palermo Antonio Ingroia dalle pagine dell'Unità. "L'economia illegale è la palla al piede - rimarca Ingroia - la zavorra della Sicilia; l'economia legale al contrario deve diventare conveniente anche dal punto di vista economico".
A chi gli chiede come si può realizzare nel concreto questo strumento, Ingroia spiega: "I criteri li affiderei agli economisti. Ma sicuramente alcuni degli indici potrebbero essere, oltre naturalmente a penalizzare chi ha condanne e precedenti e non ha il certificato antimafia, il premiare gli imprenditori che denunciano il racket, che aderiscono e contribuiscono fattivamente alle associazioni antimafia". "Con indici positivi e assenza di indici negativi - conclude - le aziende vanno premiate, soprattutto nel tema dell'accesso al credito che è ormai vitale per la sopravvivenza di molte". [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]
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