Un mese fa ho scritto un omaggio a Spedaletto Pistoiese, quello che oggi è il mio paese adottivo, sull’appenninno tosco-emiliano di cui scrissi già qualcos’altro anche qui. In quel brano c’era un po’ di tutto, c’era anche chi avevo letto e mi aveva convinto a venire o restare in montagna, come alcune citazioni di Giuliano Toccafondi da un libro che, oltre e più che bello è realmente unico rispetto all’argomento e alla geografia particolare di cui si occupa, C’è stato un tempo che tutto era un giardino – Memorie d’Appennino, edito da Settegiorni nel 2014 grazie alla cura e alla passione dei figli e dopo la morte del padre, avvenuta un anno fa. Mi sarebbe tanto piaciuto conoscerlo Giuliano, ma grazie ad alcune nuove e fortunate coincidenze appenniniche questo mio racconto è giunto sino alla figlia Diana, che mi ha scritto una bellissima mail invitandomi a presentare a Pistoia il libro del padre nell’evento qui segnalato e insieme a storici ed esperti del territorio pistoiese come Giovanni Contini Bonacossi e Claudio Rosati. Mi pare superfluo sottolineare il mio assenso alla proposta di Diana, quindi siete invitati il 28 ottobre alla Biblioteca Forteguerriana per la presentazione di un libro che, più che un semplice libro, è la testimonianza sincera e avvolgente di una vita vissuta in luoghi di cui l’autore è stato l’ultimo vero abitante e testimone, tra racconti circa i vecchi mestieri dell’Appennino, storie paesane ora buffe ora tragiche ma mai drammatiche, perché qui il tocco è fatto per gente all’antica (o “col risvolto dei pantaloni” diceva Pietro Germi, uno che avrebbe ammirato la vita di Toccafondi), appassionata alla realtà e al telegiornale. Il libro è già stato presentato lo scorso agosto a Monachino, paese d’origine di Giuliano Toccafondi, niente po’ po’ di meno che da Francesco Guccini e Bill Homes, che di questo libro rispettivamente curano la prefazione e gli inserti pittorici. A seguire, la cartolina d’invito ufficiale e la descrizione del volume fatta dal notiziario della Biblioteca San Giorgio e dalla Biblioteca Forteguerriana, che potete visionare al link www.sangiorgio.comune.pistoia.it/c-e-stato-un-tempo-che-tutto-era-un-giardino e www.forteguerriana.comune.pistoia.it/c-e-stato-un-tempo-che-tutto-era-un-giardino. E al termine, una canzone di Guccini piena di riferimenti all’Appennino e a uomini dell’Appennino. Prima, un acquerello appenninico di Bill Homes, un acquerello molto particolare: è un particolare della casa di Giuliano Toccafondi a Monachino.
Martedì 28 ottobre 2014, ore 17.00 – Biblioteca Forteguerriana, Pistoia
Presentazione del libro C’è stato un tempo che tutto era un giardino. Memorie d’Appennino, di Giuliano Toccafondi. Pistoia, Settegiorni Edizioni, 2014
Intervengono Luca Buonaguidi, Giovanni Contini Bonacossi, Claudio Rosati e Diana Marta Toccafondi
Il volume raccoglie i testi, in parte pubblicati e in parte inediti, che Giuliano Toccafondi ha scritto a partire dal 1993. Dalle sue pagine emerge una geografia interiore fatta di luoghi, di persone e di storie che ci accompagnano in un mondo scomparso, le cui radici fanno ancora parte di noi. Il libro contiene un’affettuosa prefazione di Francesco Guccini, che da anni era legato a Toccafondi da un’amicizia consolidata dall’amore “per questo territorio, per i suoi monti, i suoi boschi, i suoi fiumi, la sua storia e le sue tradizioni”. Hanno inoltre dato il loro contributo alla ricomposizione di questa memoria, che non è solo memoria personale ma memoria di un’intera comunità, l’archeologo Leonardo De Marchi e l’architetto Bill Homes, i cui acquerelli di paesi, case, ambienti della montagna punteggiano il volume con la forza di una vera e propria “memoria visiva”.
Nato il 24 settembre 1926 a Monachino, una frazione del Comune di Sambuca Pistoiese nella valle della Limentra orientale, Giuliano Toccafondi compì gli studi superiori all’Istituto Tullio Buzzi di Prato, diplomandosi come perito chimico, attività che poi esercitò nel corso della sua vita professionale. Il rapporto con la montagna e, in particolare, con i luoghi della sua infanzia e giovinezza, nei quali volle tornare ad abitare negli ultimi venti anni, rimase fondamentale per tutta la vita. Profondo ed appassionato conoscitore sia dell’ambiente che della sua storia, ha coltivato questo suo amore per l’Appennino sotto vari aspetti: attraverso le ricerche sul campo che lo portarono a ritrovare i “sassi scritti” della val di Limentra (vedi la pubblicazione I sassi scritti delle Limentre), attraverso la collaborazione con riviste come Nuèter, in cui pubblicò alcuni suoi scritti, ma soprattutto attraverso un costante scavo nella memoria e una innata capacità di raccontare, che ne fece per molti un punto di riferimento. È morto il 10 agosto 2013 nella sua casa di Monachino.
Giuliano Toccafondi si è spento nella sua casa di Monachino (Sambuca Pistoiese) all’età di 86 anni il 10 agosto 2013, perito chimico in un’azienda tessile, collaborava con la rivista “Nuèter“, ha dato grossi contributi alle ricerche storiche sulla valle della Limentra, come ci racconta l’archeologo Leonardo De Marchi nell’appassionata introduzione al volume.
“Quel fiume è stato il mio maestro d’asilo, delle elementari e delle superiori”: così Giuliano Toccafondi scrive della Limentra nel libro che raccoglie i suoi racconti dedicati alla valle e ai boschi che ha amato per tutta la vita e di cui è stato la memoria storica. Preceduto da un’affettuosa prefazione dell’amico Francesco Guccini ed arricchito dai disegni dell’architetto e docente universitario Bill Homes, il volume raccoglie i testi, in parte pubblicati ed in parte inediti, che Giuliano Toccafondi ha scritto a partire dal 1993. Si tratta di una sorta di geografia interiore fatta di luoghi e di persone che, passando dalla grande alla “piccola” storia, ci restituisce un affresco della “vita che fu” nella Valle delle Limentre, tra Bologna, Prato e Pistoia.