Martedì scorso l’Accademia svedese delle scienze ha annunciato che il premio Nobel per la fisica sarebbe stato assegnato al britannico Peter Higgs ed al belga Francois Englert, rispettivamente dell’Università di Edinburgo e della Libera Università di Bruxelles per i loro studi sul bosone, ribattezzato “la particella di Dio”.
I due scienziati sono stati premiati per “la scoperta teorica di un meccanismo che contribuisce alla nostra comprensione dell’origine della massa di particelle subatomiche”.
La caccia all’ormai famoso “bosone di Higgs” è durata mezzo secolo, da quando i due scienziati in modo indipendente hanno previsto l’esistenza della particella grazie alla quale esiste la massa, ed ora è giunta finalmente al termine grazie agli esperimenti Atlas e Cms dell’Lhc condotti sull’acceleratore di particelle del Cern, dove è stato osservato per la prima volta nel 2012 e poi confermato ufficialmente il 6 marzo del 2013.
Questa scoperta rappresenta un importantissimo passo in avanti nella conoscenza dell’universo, poiché siamo ora in grado di spiegare cosa è successo dopo un miliardesimo di centesimo di secondo dalla nascita dell’universo, ossia l’installazione nell’intero universo di un campo che produce una differenziazione di massa delle particelle elementari costruendo l’universo così come lo conosciamo.
Agli esperimenti che hanno condotto a questa scoperta hanno partecipato circa 3 mila scienziati provenienti da 174 tra università e laboratori appartenenti a 38 diversi Paesi. Di questo gruppo fanno parte anche i fisici dell’Unical. Tra i cubi di Arcavacata sono stati realizzati dal 1998 al 2006 alcuni dei rilevatori di Atlas, l’esperimento dell’acceleratore Lhc che – insieme a Cms – ha consentito di raccogliere i dati necessari per giungere alla scoperta.
La collaborazione con il Cern inizia nel ‘95, grazie al professor Giancarlo Susinno, oggi professore emerito dell’Università della Calabria, che nell’istituto di Ginevra aveva lavorato dal ‘75 all’87, il quale ha elaborato i primi disegni di quello che può essere considerato il progenitore di Atlas. Quando il professor Susinno è arrivato all’Unical ha dato vita al gruppo collegato all’Istituto nazionale di fisica nucleare, che ha aperto le porte all’ingresso nel Cern. Del gruppo Unical impegnato nella sperimentazione del Cern fanno parte sette docenti (oltre a Giancarlo Susinno, ci sono gli associati Marco Schioppa, Enrico Tassi, Laura La Rotonda, Nanni Crosetti, i ricercatori Anna Mastroberardino e Marcella Capua), un borsista dell’Istituto nazionale di Fisica Nucleare (Antonio Policicchio, dottore di ricerca dell’Unical, ricercatore associato dell’Università di Washington, da anni impegnato al Cern), due assegnisti di ricerca (Daniela Salvatore e Tommaso Venturelli), tre dottorandi di ricerca (Vincenzo Lavorini, Valerio Scarfone, Angela Milazzo).
Martedì gli studenti che camminavano lungo il ponte Pietro Bucci dell’Unical hanno sentito un applauso, dedicato ad un Nobel, anche un po’ loro.