Come promesso ecco la seconda parte del post dedicato al Porto vecchio, di Trieste, ovvero la prosecuzione del momento intenso trascorso all'interno della Centrale Idrodinamica. Prosecuzione che ha virato nell'allegria quando, cercando un luogo che consentisse di fotografare il piatto usufruendo di uno sfondo naturale, ovvero le onde vivaci create dal vento di scirocco, mi fu consigliato di andare ad uno stabilimento balneare vicinissimo, un Cral del porto.
Chiesto il permesso di entrare per fare delle foto, mi sono trovata di fronte ad un'immagine insolita ovvero almeno una ventina di signore, in costume intero: abbronzate, curate, perfettamente pettinate e tutte serenamente sorridenti.Entrata in confidenza con il bagnino, un prestante signore di 77 anni, divorziato due volte e alle prese con la terza moglie, mi ha raccontato un po' la bellezza dello stabilimento, curato come una creatura dal valore inestimabile. "L'hanno scorso abbiamo rifatto tutte le toilette, il tetto è a posto, tavolini e sedie sono nuovi. Bisognerebbe dare una sistemata al bar-ristorante-cambusa ma sa com'è, qui siamo tutti volontari e con qualche anno sulle spalle." E mentre sottolineava la sua età si vedeva che era orgoglioso di come era arrivato a compiere così tante primavere: occhi vivaci in un volto simpatico ed abbronzato.A quel punto non ho potuto esimermi da porgli la domanda che mi frullava in testa: "Ma perchè le clienti di questo bagno sono tutte donne?""Ocio, le xe tutte vedove!" dando un tono molto profondo alla sua risposta.Me le ha indicate più o meno tutte scoprendo piccoli segreti di ognuna, con complicità, con rispetto. E mi ha raccontato la storia di Mercedes, la vedova più importante dello stabilimento, mostrandomi una foto conservata all'interno del bar, scattata in occasione del suo novantesimo compleanno e festeggiato in pompa magna 3 anni fa."Mio figlio è andata a prenderla con il sidecar che ci siamo fatti prestare, le abbiamo fatto fare il giro del centro e poi tutti qui a fare festa insieme alla fanfara.""La fanfara?" chiedo io. "Quella dei Bersaglieri?""Certo!" mi risponde un po' malizioso. "I bersaglieri gli piacciono davvero molto: ne ha sposati tre!""E quindi è anche lei vedova?" continuo ad indagare incuriosita. "Si, ha seppellito da poco il quarto marito. E l'anno prossimo, per il compleanno, la portiamo a fare un giro in elicottero".E mi sono immaginata Mercedes: la foto rimanda una signora sorridente, con gli occhi, chiari e sornioni che nella sua lunga vita devono averne viste davvero molte, in una città dal passato travagliato come quella di Trieste.Il bagnino continua il racconto. Dice che Mercedes odia la Croce Rossa, che usa il bastone solo per andare alla toilette, perché si vergogna di far vedere questa sua piccola "mancanza" e che si presenta al bagno vestita in tinta: costume, occhiali, sandali, cappello e copricostume, tutti rigorosamente dello stesso colore.
Ho pensato a come l'iconografia classica, e una certa tradizione ipocrita e maschilista, proponeva l'immagine delle vedove: tristi, piangenti, disperate, vestite di nero sempre. Come se il lutto del cuore dovesse per forza essere palesato anche agli estranei così da rientrare di diritto in una categoria, quella delle vedove, appunto.Alla fine degli anni '70 (e quindi non mille anni fa!!!) la modifica del codice civile ha dato pari dignità ai coniugi: fino ad allora la donna superstite si doveva affidare al buon cuore dei figli per restare nella casa dove aveva vissuto un'intera vita di dono e sacrificio.Quando ho chiesto al simpatico bagnino perché così tanti matrimoni tra le signore intente a giocare a carte mi ha risposto quasi stupito: "Beh, ogni marito lascia una musina (salvadanaio) e così ci assicura una vecchiaia serena. E poi al pomeriggio ci sono i nipotini, che riempiono la vita."Donne, che la società schiava di canoni effimeri come l'eterna giovinezza siliconata, dimentica. Donne che, con il loro costume intero su corpi segnati dal tempo, manifestano una bellezza ed un fascino sconosciuto a certi consiglieri comunali, pagati per sfilare in bikini e che hanno contribuito a lasciare un Paese in mutande.
Mi sono guardata fugacemente allo specchio di una toilette davvero pulita e ordinata: cappelli pseudo-raccolti con il mollettone d'ordinanza, mise spiegazzata da ufficio, camicia con le maniche lunghe - perché c'è sempre qualche collega con le fumane che tiene la temperatura a -18° - e un sorriso un po' stirato su un'incarnato già irreparabilmente troppo pallido. Poi ho guardato la signora in costume verde smeraldo, abbronzatura elegante e pettinatura perfetta, gettare la carta sul tavolo e chiudere trionfante la partita a briscola.Invidiandola profondamente.
Ho bisogno di un po' di dolcezza. Che ne dite di condividere una fettina di questa torta?Torta di ricotta con cioccolato fondente, pepe nero lungo ed essenza di bergamotto
Ingredienti1 kg di ricotta freschissima, 4 uova bio, 400 gr di zucchero semolato, 150 gr di cioccolato fondente tra il 54 al 62%, 4-6 cucchiai rasi di fecola o maizena, pepe nero lungo, essenza di bergamotto, un sospetto di sale rosa.ProcedimentoLavorare la ricotta in una ciotola con lo zucchero ed unire, aiutandosi con una frusta, 1 uovo alla volta. Unire il cioccolato precedentemente spezzettato e qualche macinata di pepe nero lungo, mescolando bene. Spruzzare sull'impasto ottenuto per 2 massimo 3 volte un'essenza di bergamotto e versarlo in una tortiera di 26 cm di diametro ben oliata o imburrata.Cucinare nel forno statico già caldo a 160° per circa 50' (si deve rapprendere anche al centro ma deve rimanere morbida).Sfornare, lasciar raffreddare nello stampo, metterla in un piatto da portata e servire fredda con un po' di zucchero a velo.