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Il minimo del peggio lo raggiungono quando camminano, anzi scorrono sul mondo a piedi nudi, con l'aria di novelli Gesù che riescono finalmente a camminare sull'acqua, liberatisi di quel borghese fardello che sono le scarpe, ricevendo la luce di una risposta risolutiva a un fondamentale quesito esistenziale a ogni passo nudo su sterpaglia acuminata, merda di cane o liquame metropolitano che sia.
Prova a chiedergli perché lo fanno. "Mi sento meglio quando cammino scalzo, più a contatto con la natura, meno oberato da inutili orpelli di una società sofisticata, occidentale e globalizzata che aborro." Oberato? Orpelli? Aborro? Me cojoni! No, amico mio. Anche dalle nostre parti circolavamo scalzi tanti anni fa. Le scarpe non le abbiamo inventate per far arricchire Ferragamo ma per scopi pratici e nobili quali ripararci da freddo e caldo eccessivi, le bestie, i parassiti, i funghi, gli oggetti acuminati e le infezioni.
Buffo però, ti togli le scarpe senza nemmeno saperne la ragione. O meglio: il perché ti è utile toglierle ce l'hai ben chiaro, quel che non sai spiegare è la sequenza logico-storica che ti ha condotto a farlo. Io, che le scarpe le tolgo solo in casa e in spiaggia (e non sempre), un'idea su quella sequenza invece ce l'ho.
Di dove sei, Abebe Bikila bianco (e lento)? Svezia? Australia? Germania? Argentina? Bene, quel che stai facendo non ha nulla a che vedere con il tuo paese di provenienza. L'iter che al suo passaggio finale è riuscito a sfilare le scarpe pure a te è cominciato negli Stati Uniti d'America tanti anni fa. Curioso no? Proprio lì, la fonte del male contro cui fingi di batterti, a colpi di gesti plateali e cazzate altisonanti.
Tra la fine degli anni '40 e l'inizio dei '50 l'America usciva da un periodo difficile, iniziato con una devastante crisi finanziaria, proseguito con una durissima depressione economica e culminato nella partecipazione a una sanguinosa guerra mondiale. Il paese si mette quindi il peggio alle spalle e si tuffa in un mondo soffice, dipinto con colori a pastello e allietato da canzonette dai testi mongoloidi, un bozzolo imbottito di velluto rosa, fatto di soldi, televisione, pubblicità, consumi, moda, vizi e nevrosi.
Verso la fine dei '60 alcuni giovani, nati troppo tardi per aver vissuto i tempi difficili, non si sentono a proprio agio in un sistema pingue ed esagerato che li dovrebbe ricompensare per torti e ristrettezze che non hanno subito. In California si cominciano a predicare modi di vita, valori e obiettivi diversi. Qualcuno parte per l'Asia, l'India in particolare, per cercare degli esempi da seguire, oltre a droghe purissime a basso costo. Si imbatte nei sadhu, mistici barbuti, capelloni, vestiti di stracci arancioni, che vivono con poco e...camminano scalzi! Torna in patria e poggia i piedi nudi sul pavimento disinfettato del LAX, dopo aver gettato le scarpe al terminal delle partenze di Bombay e aver asfissiato per ore i vicini di posto nel Boeing. Possiamo anche prenderli per il culo alla Newyorkese, come faceva Woody Allen in "Io e Annie", o alla napoletana (guarda o fess'), o alla veneta (varda chel mona). L'intenzione iniziale però era nobile.
Successivamente qualche sciocchina ai campus di Oakland, Berkley o San Francisco pensa che oltre a dire delle cose diffizili ma bellizzime questo tipo è anche precchio cool. E se lo scopa. Come al solito chi inventa o importa la chiave che apre le gambe delle donzelle riesce a venderne qualche milione di copie in poche ore. Pensa un po', a distanza di decenni ne vendono ancora. Tu, per esempio, ne hai appena comprata una, perché hai capito qual'è il suo effetto collaterale e poco ti importa se la funzione per cui era stata ideata, che ignori, era tutt'altra.
Ma non ti preoccupare, non fai nulla di grave, né di originale ovviamente: continua pure così quindi, a scassinare cinture di castità con le unghie annerite dei tuoi alluci puzzolenti.
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