Piccola mia,
è probabile che tra qualche anno mi chiederai come sei arrivata a noi e qual è la tua Storia. Quando sarai molto grande ti spiegherò quanto è stato difficile, per me, trovare il coraggio di imparare a fidami di nuovo di un corpo che una volta mi ha tradito e dargli l’opportunità di rinascere attraverso te, e di come tu, già quando eri poco più di un mucchietto di cellule, sei riuscita a spazzare via otto anni di paure. Ti parlerò del linfoma di Hodgkin che mi ha colpita nel 2005 e dei sei mesi di chemioterapia. Ma questo quando sarai molto grande. Per ora, la metterei così, come una favola, perché le favole servono a cacciare le paure:
“C’era una volta una bimba piccola come una fatina che viveva su una stella. Questa bimba, che si chiamava Claudia, aspettava che arrivasse la sua mamma a prenderla per volare giù dalla sua stella e stare con lei e il suo papà.
Intanto, sulla Terra, la ragazza che era destinata a diventare la sua mamma non riusciva a trovare il coraggio per affrontare il viaggio che l’avrebbe portata dalla sua piccola. Alcuni anni prima, infatti, la ragazza era stata fatta prigioniera dall’Orco di Hodgkin, un mostro orribile che voleva farle del male. La mamma, che all’epoca ancora non sapeva che Claudia aspettava che lei andasse a prenderla, aveva dovuto bere tante pozioni che avevano davvero un saporaccio pur di riuscire a scappare dall’orco. Molti maghi col camice bianco l’avevano aiutata e alla fine il Mostro di Hodgkin era stato sconfitto. La ragazza, però, si era molto spaventata e anche se ora era libera, doveva subire i dispetti che alcuni amici dell’Orco, dei linfonodi piuttosto muscolosi e stupidotti, dei veri bulli, le facevano. Mentre lei era tranquilla a pensare ai fatti suoi, questi linfonodi dispettosi e arroganti le saltavano davanti urlando “BUUUH!!” e lei si spaventava sempre moltissimo.
Un giorno, capì che Claudia era pronta e che voleva arrivare e lei voleva andare da lei per portarla sulla Terra . Purtroppo, però, questa ragazza era una fifona. Aveva paura che l’Orco di Hodgkin le avesse scagliato contro un sortilegio che le impedisse di raggiungere la sua bambina, o che un nuovo mostro la prendesse mentre tornava sulla Terra con Claudia. La fanciulla tornò dai maghi col camice bianco per chiedere consiglio.
“Mh” dissero loro pensierosi “Secondo noi ce la puoi fare e sicuramente finché non provi non potrai sapere se riuscirai, ma la strada sarà lunga e irta di pericoli. Ti senti pronta?”
La fanciulla tornò a casa dal suo compagno e insieme parlarono del viaggio che avrebbero dovuto affrontare insieme, e dei rischi che questo comportava.
Nel frattempo, sulla sua stella, Claudia era stufa ed arcistufa di aspettare. Passava le sue giornate a sonnecchiare e tirarsi i piedini, ma proprio non ce la faceva più a stare lì a non far nulla.
“Basta!” decise un giorno di gennaio “Io faccio le valigie e vado dalla mia mamma perché voglio proprio conoscere lei e il papà, ora le scrivo due righe così lei saprà che io sto per arrivare!” e, così dicendo, saltò sulla coda di una cometa e si mise in viaggio. Così, in una bellissima giornata di sole invernale, la mamma ricevette, insieme ad un’incomprensibile voglia di un panino con la porchetta alle 7:00 del mattino, la lettera della sua bambina e corse felice a dirlo al papà.
“Claudia sta arrivando, dobbiamo correrle incontro!”
“Come sarebbe che sta arrivando? Di già? Ma la strada per arrivare da lei non era lunga e irta di pericoli?!”
“Lo credevo anch’io,” Rispose la mamma “fatto sta che è partita e dobbiamo correrle incontro!”
Alcuni giorni dopo, però, la maga col camice bianco le disse che Claudia era in pericolo: la cometa su cui stava viaggiando si stava rompendo e dovevano salvarla. Era necessario che tutti insieme cercassero di ripararla se volevano che Claudia arrivasse sana e salva a casa dei suoi genitori. La mamma e il papà partirono immediatamente per raggiungere la loro piccola bimba e portarla in salvo. La mamma era agguerritissima: se la cometa era stata manomessa dagli scagnozzi dell’Orco di Hodgkin, gli avrebbe fatto vedere lei! Intanto, lei e il papà raggiunsero la loro piccola e tutti insieme lottarono per riparare la cometa.
Ci vollero parecchie settimane prima che la cometa venisse aggiustata, lunghe settimane durante le quali Claudia e la sua mamma si erano tenute strette strette, immaginando come sarebbe stata la loro vita una volta arrivate a casa. Poi la cometa riprese a funzionare a dovere e il viaggio proseguì in serenità.
“Sono stata proprio una sciocca a non venire da te prima” disse un giorno la mamma “Avendo paura di affrontare questo viaggio, ho permesso al mostro di Hodgkin di tenermi prigioniera anche dopo che lo avevo sconfitto. Ma ora siamo qui, e non c’è nient’altro che mi importi di più”.
Siamo ancora in viaggio e atterreremo tra dodici settimane, allora vivremo per sempre felici, contenti e senza paura dei mostri.”