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Aver ieri sera dopo aver assistito, durante la partita dell'Under 21 azzurra contro la rappresentativa del Pincipato del Liechtstein, alla prova decisamente poco positiva del giovane portiere Carlo Pinsoglio, che magari sarà pure stato tradito dall'emozione e dalla poca esperienza, ma ha comunque commesso errori praticamente in tutte le poche volte in cui è dovuto intervenire, mi è tornato alla mente un articolo che avevo scritto tempo fa per un altro media e si intitolava proprio così: "C'era una volta il portiee italiano".
Erano allora riflessioni sulla presenza massiccia di portieri di origine straniera, quasi sempre sud americana, a difesa delle porte delle squadre italiane, soprattutto delle più titolate.
Una situazione che andava contro la consolidata tradizione della scuola di portieri italiani, che da quando esiste il calcio aveva sempre fornito ai club, e di conseguenza alle selezioni nazionali, portieri di grande qualità e affidabilità.
Una tradizione cominciata prestissimo, in ossequio alla particolare attenzione, tutta italiana, all'assetto difensivo della squadra, assetto che non può che iniziare dal curare l'addestramento del portiere, che all'interno del campo ha mansioni e particolarità completamente diverse da quelle degli altri giocatori.
Il portiere rappresenta, se accettiamo lo schieramento su quattro linee dei calciatori derivato da quello delle legioni romane, che diedero origine con la pratica del gioco dell'Harpastum ai giochi di squadra con la palla, la schiera dei Triari, ovvero la riserva dei veterani che entrava in battaglia quando le sorti erano incerte e solo il loro sperimentato valore poteva assicurare la vittoria. Il portiere in sostanza è l'ultima speranza di evitare il gol avversario e la sconfitta. per questo può fare cose che gli altri non possono, come toccare la palla con le mani, e permettersi atteggiamenti da "padrone" all'interno della sua area di rigore, anche se i nuovi regolamenti ne hanno un po' limitato queste prerogative.
L'attenzione dunque alla disposizione difensiva e in particolare all'addestramento dei portieri aveva fatto si che quasi tutte le squadre della Serie A schierassero in porta non solo giocatori di nazionalità italiana, ma addirittura molto spesso cresciuti nelle giovanili dello stesso club.
Solo in rari casi i grandi club acquistavano portieri, ritenuti i migliori del ruolo, dai club minori.
Una tradizione partita da lontano ed iniziata con i leggendari nomi di Gianpiero Combi e Aldo Olivieri e continuata ininterrottamente fino all'attuale titolare della Nazionale italiana Gianluigi Buffon, che sembra però destinato ad essere considerato l'ultimo grande interprete del ruolo.
Da anni ormai sembra che del grande portiere italiano sembra si sia smarrito lo stampo, tanto che, invertendo la tradizione che voleva le squadre italiane importare dall'estero solo o quasi attaccanti, molti dei titolari del ruolo provengono da federazione straniere.
Il fenomeno non passò inosservato già nel 2002, quando il corriere della sera gli dedicò un articolo, e si è dimostrato tutt'altro che una moda, perché ancora oggi sono tante le squadre che affidano la propria porta a guardiani stranieri.
Per la verità in questo ultimo periodo sembra che le società, complice anche il rendimento poco brillante di alcuni importati, stiano tornando a considerare come più sicuro affidarsi ad un portiere nazionale, tanto che, per esempio, il Milan ha recuperato il 34enne Christian Abbiati, portiere per anni accantonato per far giocare il controverso brasiliano Dida, ma la Roma ha preferito invece sostituire i brasiliani Julio Sergio e Doni Marangon con l'olandese Stekelenburg, non riuscendo evidentemente a trovare sul mercato interno un portiere ritenuto all'altezza del ruolo.
Sono ancora molti però i portieri stranieri in forza alle società italiane, ben 13 sui 25 finora scesi in campo a dimostrazione che non c'è ancora un ricambio generazionale pronto e che non sembra proprio che le società siano disposte ad intervenire sulla selezione e sull'addestramento per questo specifico ruolo.
Nel frattempo la Nazionale è aggrappata alla salute di Gianluigi Buffon, con la speranza che qualcuno spunti presto alle spalle del fuoriclasse di Carrara, anche se per ora si vede ben poco e, secondo me, nè Emiliano Viviano nè Salvatore Sirigu (che in controtendenza è andato a giocare in Francia nel Psg) sono all'altezza della tradizione degli Albertosi, Zoff, Sarti, Ghezzi, Lido Vieri, Castellini etc.).
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