C'era una volta un marinaio tutto storto che beveva Porto da un bicchiere rotto.

Da Astronautaperduto
Avete presente la ruvidità della carta vetrata?
La lingua dei gatti somiglia alla carta vetrata.
Stamani mi sono alzato di scatto perché la mia gatta mi stava leccando la fronte. Una sensazione tremenda. Non so precisamente cosa stavo sognando, forse nulla. So solo che, all'improvviso, m'è sembrato che mi avessero sparato alla testa, o che con la parte ruvida della gomma da cancellare qualcuno mi stesse cancellando qualcosa dalla fronte.
Brutto risveglio, pessimo risveglio.
Orribile come poi è stata la giornata che ho affrontato.
Si sta concludendo adesso. Spero proprio di sì, saranno le quattro di notte.
Avete mai scritto con una mano che non è la vostra preferita? Forse per gioco. Sì, io spesso l'ho fatto per imitare mio padre che usa quella opposta alla mia. Ora, sono obbligato a farlo. Sto infatti scrivendo colla mancina.
Se vi racconto quello che mi è successo alla destra, qualcuno stenterà a crederci.
Ma partiamo dal principio.
Accantoniamo il dolce risveglio abrasivo.
Come ogni domenica sono andato a lavorare. Lavorando in un pastificio artigianale, è una cosa normale lavorare la domenica. La gente, specialmente nel giorno di quel Signore, in questo piccolo paese del Mugello, è abituata a mangiare pasta fresca. Non voglio star qui a vantarmi, ma la nostra è di gran lunga superiore a quella di ogni altro pastificio di tutta la Toscana. Dai, un po' di campanilismo, tanto poi, finito di leggere il post, penserete che sono un cretino. Forse lo state già pensando.
Basta, arriviamo al dunque.
Sono uscito da lavorare alle tredici e qualcosa. Sbracato sul divano ho mangiato appunto un piatto di ravioli mentre guardavo su Sky la storia di un tizio che raccontava della sua vita e della sua casa.
Bella casa la sua, lui mi stava un po' sulle palle perché era troppo pieno di sé. Uno di quelli che son bravi solo loro e tutto. Gli ho ruttato in faccia.
Poi, è arrivata la mia ragazza col cane appresso, puzzavano tutte e due di fritto che manco dopo una cena dal cinese. Fritto, sua madre aveva fritto di tutto. È arrivata e s'è messa a sedere al mio fianco mentre il cane leccava il piatto che se ne stava a terra. La forchetta sbatacchiava sul coccio e l'ho tolta prima che mi desse sui nervi. Ha cominciato a fare la dolce, la mia ragazza intendo, a dirmi cose carine, ad accarezzarmi la testa. Ho iniziato a sentire caldo al culo.
Sentivo che me lo stava preparando.
Infatti, mentre le effusioni si facevano intense, mentre nella mia mente già si figurava un pomeriggio di mugolii, di peli in gola e di sigarette in camera tra puzzo di sesso e fritto, è arrivata la frase che mi ha fatto tornare alla realtà. Con la sua voce suadente, è partita da lontano (ma poi neanche tanto lontano) e poi c'è arrivata:
-Pensavo che dovresti comprarti una nuova lampada per la scrivania, quella è rotta da un pezzo, lo dico per te, vorrei regalartela io. Visto che oggi non devi studiare, e che dovrei comprare anche alcune cose per la cucina, o magari un nuovo divano.... potremmo andare all'Ikea.
Avrei preferito un calcio, anche lì, sì, proprio lì. Ho sentito il mio buco del culo che lentamente si dilatava.
Ho comunque visto il lato positivo della cosa ed ho pensato che mi sarei pienato le tasche di lapis.
Mi sono fatto la doccia sbuffando, poi mi sono vestito peggio che potevo con una maglietta che mi sta corta ed è infeltrita. Siamo andati all'Ikea. Sessanta chilometri per farla contenta. È giusto farla contenta visto che mi sopporta tutti i giorni e sono un tipo molto instabile.
Se fossi un mio amico direi che sono un pazzo, uno a cui mancano dei giovedì. Il minimo che posso fare (quando il mio ego non me lo vieta) è farla contenta.
Ho appena fatto un esame e per almeno una decina di giorni non voglio sentir parlare di filosofia e cazzi vari. Arriviamo, parcheggiamo, mi faccio coraggio ed entriamo.
Non spingo mai i carrelli, né all'Ikea né in un qualsiasi supermercato. Se vedo che un uomo spinge il carrello e la moglie gironzola qua e là mi viene sempre da prenderlo per il culo.
In quel posto di mere presenze non ho spinto il carrello e alla fine non ho comprato neanche la lampada per la scrivania. Ho tenuto il cane in collo per tutto il tempo dopo che una commessa linfatica mi ha detto che era vietato portare i cani come se fossimo in un parco. Che vada a farsi inculare.
Ho osservato tutta quella gente ed ho anche mentalmente preso appunti ma adesso non mi va di descriverli o raccontare quello che ho visto. Mi fa un male becco questa porca di mano.
Morale della favola, la mia ragazza ha voluto comprare un nuovo divano.
Arrivati a casa alle sette circa, contrariato per aver buttato via un pomeriggio e parecchi soldi, ma in parte felice perché vedevo lei felice, ho iniziato a montare il divano. Alle undici ho finito, ho cenato mentre tra le mani tenevo la chiave a brugola che adesso è proprio a fianco del computer su questa scrivania illuminata da una lampada fioca e dal gambo rotto.
Alle undici e qualcosa sono andato a buttare via i cartoni ed il sudicio, faccio per buttare tutto nel cassonetto dopo che con il piede avevo alzato il pedale e sbam! Troiaccia della miseria infame. Non so se quelle merde di cassonetti hanno una molla o cosa, sta di fatto che mi si è chiuso il cassonetto sul polso, di schianto.
Un male boia. A caldo non ci ho fatto troppo caso, ho fatto un giro dei giardini e sono andato a comprare una birra dal tunisino del Kebab.
Rientro a casa.
Salendo le scale sento che il polso destro mi pulsa, faccio per girare la chiave nella toppa e non ci riesco. Entro dopo aver aperto con la mancina, la mia ragazza sta già provando il nuovo divano mentre quello vecchio è nel corridoio con un'aria triste e preoccupata. La gatta invece è felicissima e se lo gusta come se fosse per sè, tutto suo.
Accendo la luce e dico che mi sono fatto male. Metto la mano sotto l'acqua fredda, dal congelatore prendo una busta di minestrone e ci avvolgo il polso. La mia ragazza guarda e ride per la cosa alla Fantozzi che mi è capitata. Finisco la birra e vado a farmi un'altra doccia dopo lo sforzo ed il sudore dovuto al montaggio di una cosa che, a mio avviso, è superflua. Esco dalla doccia e la mano mi è gonfiata vistosamente.
Decide di portami al pronto soccorso.
Un'infermiera deficiente mi fa tremila domande e dopo un'ora mi fa entrare a farmi visitare da un dottore. Disteso su di un lettino che manco avessi le vertigini, un dottore sghembo mi fa ancora domande e poi inizia a toccarmi dove mi fa male. Decide che c'è da fare un radiografia.
Aspetto ancora e dopo poco mi chiamano. Entro ed esco in poco tempo. Torno a sedermi al mio posto in attesa della risposta. Fisso i neon e li conto. Novantasette tra corridoio e sala d'attesa.
Frattura del polso e quello e quell'altro. Un gesso di quelli non proprio di gesso da metà dell'avambraccio fino alle nocche delle dita.
Non so se essere felice o meno.
Esco dall'ospedale e vado alla macchina dove la mia ragazza sta dormendo col cane sulle ginocchia.
Sembra una tossica. La sveglio. Ride. Le dico che è colpa sua. Ride. Vorrei darle un ceffone con gesso ma è ancora fresco.
Torniamo a casa e mando un messaggio a quelli del lavoro.
Domani mi sveglierò con la ruvidità di questo finto gesso da accarezzare.
La mia ragazza va a letto ed io mi metto al computer con un bicchiere di rum.
Che dire, forse che il polso mi fa male, che tuttavia le seghe posso farmele anche con l'altra mano, che per un po' non andrò a lavorare e che ho un divano nuovo da provare.
In realtà non ho nulla di cui lamentarmi ma mi andava di provare a scrivere solo con una mano.
Sì, avete ragione, il titolo dovrebbe avere un nesso col testo.
Buonanotte.

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