Piazza Duomo, venerdì 23 settembre ore 14:00.
Sgomito tra la folla tra fotografi in cerca di streetstyle e celebrities. Frettolosamente mi faccio spazio pensando di essere in ritardo e, con il fiatone, arrivo dinanzi alla Pr alla porta sventolando il mio invito. Lei mi guarda e, sorridendo, rassicura me e la mia ansia. Mi indica la strada per raggiungere il backstage e mi tranquillizza dicendomi “Manca ancora un pò!”. Mi lascio alle spalle buyers e giornalisti in fila e percorro di corsa la navata centrale della tendostruttura, quella stessa passerella che di lì a poco sarebbe stata sotto le luci dei riflettori e sotto gli occhi di tutti.
La prima immagine che entra nei miei occhi e nell’obiettivo della mia Canon è quella di Ennio Capasa che rilascia interviste alle telecamere e con la coda dell’occhio tiene sotto controllo quello che succede alla sua sinistra.
Le modelle sono quasi già tutte truccate e vestite, le veneri androgine di C’N'C sorridono e chiacchierano con flemma disinvolta davanti alla grande parete che ospita il lookbook dell’intera collezione. Sembrano in un’altra dimensione. Qualcuna regala uno sguardo al mio obiettivo, qualcun’altra si lamenta per le scarpe scomode.
Il giallo, il verde, gli abiti semplici e lineari, i tessuti tecnici e le zeppe monocolore rappresentano acqua nel deserto per la mia voglia di immortalare ogni cosa.
Urla isteriche degli addetti ai lavori, pennelli di make-up artists che, per arrivare agli zigomi di quelle donne esili, sembrano esser a momenti per arrampicarsi scalando le loro gambe chilometriche.
Non c’è nulla che sfugga agli occhi degli stylist: non un capello fuori posto, non una zip non completamente chiusa, non una macchiolina su quel bianco latte così intenso. La collezione non sembra quella di C’N'C, il target di riferimento è una donna giovane amante dello sportswear. I tessuti sono leggeri e i tagli minimali. Il nero, colore identificativo del brand, si lascia sostenere da tonalità accese di giallo e di verde e strati di ecopelle. Ai piedi non esiste la mezza misura: stringate rasoterra o zeppe vertiginose , come un volo pindarico ai limiti dell’essenziale.
Tutto è pronto un secondo prima che, con fare impetuoso, ci ordinino di uscire: i modelli in fila indiana, Ennio in fondo ai camerini e i fashion planner che contano i minuti restanti prima di abbassare le luci. Esco dal backstage sorridendo tra me e me, riguardo i miei scatti dal monitor della macchina fotografica e raggiungo il resto della Redazione tra i posti a sedere. Li guardo e semplicemente dico : “Veramente bella la collezione, diversa dal solito C’N'C’.”
Nella moda si tende ad essere presi da tutto ciò che si vede, dal prodotto finale. E’ giusto, è così che vanno le cose. La moda però è il risultato di un lavoro scrupoloso, di una ricerca minuziosa e di una cura del dettaglio, una fatica che rappresenta la sola arma che un brand possiede per differenziarsi da un altro. Ecco, per me avere un invito per il backstage di una sfilata vuol dire avere in anticipo la chiave di lettura di quello che sarà: un privilegio.