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“Caccia al Re”, fiction innovativa con taglio realistico e aspro

Creato il 18 gennaio 2011 da Iltelevisionario

“Caccia al Re”, fiction innovativa con taglio realistico e aspro

Il successo d’ascolto raggiunto nelle prime due puntate dalla fiction Caccia al Re – La narcotici “è particolarmente importante perché si tratta di un prodotto innovativo per l’offerta di Raiuno” ha dichiarato Fabrizio Del Noce, direttore di Rai Fiction:

La serie, inizialmente pensata per Raidue, è infatti un poliziesco d’azione, un genere poco frequentato dalla nostra fiction. La regia di Michele Soavi è riuscita ad affrontare un tema difficile, come quello della lotta alla droga, con un taglio realistico e a volte aspro, ma coinvolgente per la grande platea televisiva di prima serata. Caccia al Re ha ottenuto un ringiovanimento del pubblico di Raiuno, con risultati molto significativi tra i teen-ager e le giovani donne. Come ha rilevato “Avvenire”, quotidiano particolarmente attento ai temi valoriali e morali che ha segnalato il positivo contributo editoriale della serie, Caccia al Re è una fiction che prende per il suo ritmo, ma al tempo stesso stimola una presa di coscienza delle modalità di diffusione della droga tra i giovani anche di differenti ambienti sociali, e dei pericoli ad essa connessi. Si tratta quindi di un programma che risponde in pieno all’impegno di servizio pubblico della Rai e della sua fiction.

Infatti la giornalista Mirella Poggialini, critivo televisivo del quotidiano Avvenire, ha scritto un articolo dal titolo La narcotici, fiction aspra ma vera, pubblicato oggi, in cui afferma:

E’ aspro, come no, il quadro della gioventù attuale che emerga già nella prima puntata di Caccia al re – La narcotici che ha iniziato il suo percorso di sei puntate domenica sera su Raiuno. E’ giustamente il regista Michele Soavi ha precisato di aver voluto evitare ogni buonismo, presentando un quadro composito in cui bene e male si intrecciano e si oppongono, nella vicenda di una Squadra Narcotici che a Roma segue le vie tortuose e perniciose della droga e delle complicità che la circondano. Se i poliziotti sono rappresentati secondo il modello consueto delle fiction (attività coraggiosa, vite private segnate spesso dal dolore o dal conflitto), quello che risalta con forza, una volta tanto, è il problema dell’adolescenza e dei suoi rischi, con le potenzialità molteplici dei giovanissimi che, davanti alle suggestioni trascinanti del “gruppo” e della trasgressione, sono incapaci di inseguire quella via del bene che singolarmente sarebbero in grado di percorrere. E se dietro la festosità delle riunioni giovanili si alza l’ombra della droga, del denaro facile, della fuga dalla realtà presentata come conquista, ecco le famiglie disorientate che si fanno complici, ecco che si interrompe il filo degli affetti e la menzogna copre deviazioni e sbando, al di là di ogni principio inculcato. Quadro impietoso, si diceva, ma drammaticamente realistico, come dimostrano le cronache: e sono appunto gli adolescenti del film a colpire al cuore, nella loro indifesa aggressività e nella fame di vita che può spingere a ogni irresponsabile esperienza. Realizzato con particolare cura agli aspetti tecnici (le corse in auto, gli incidenti folli, il succedersi repentino dei gesti) il film ha una sua presa indiscutibile: e la prima puntata ha avuto 5 milioni 115mila spettatori, share del 20,56%.



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