E’ capitato a tutti di immaginarli, di fantasticare sul tono della loro voce, sulla gestualità e sul modo di vestire dei nostri scrittori e quando hai la fortuna di vedere e sentire colui o colei che che ti ha tenuta sveglia fino a notte fonda, che ti ha fatto sognare e viaggiare grazie alle sue parole capisci che non l'hai immaginato, non è un frutto della tua fantasia: è reale, vivo ed è lì che ti sta parlando.
Ieri, grazie alla webtv del Circolo dei Lettori, in occasione della presentazione del suo ultimo lavoro, ho visto, ascoltato e reso reale David Grossman. Il suo ultimo libro, Caduto fuori dal tempo edito in Italia da Mondadori, è la storia di un padre che una sera, alzandosi da tavola, comunica alla moglie che ha deciso di andare “laggiù”, dove si trova la linea sottile fra il mondo dei vivi e il mondo dei morti, dove si trova quel figlio perso qualche anno prima.Leggendo le testimonianze di chi ha avuto la fortuna di leggerlo Caduto fuori dal tempo è un libro pieno e doloroso, scritto con un stile scarno e dove i personaggi sono ridotti alla loro voce. Man mano che la lettura prosegue, infatti, non si può non pensare alla vicenda personale di Grossman che sei anni fa ha perso il figlio Uri, morto durante il conflitto israelo-libanese, e al suo immenso dolore.
Lo scrittore ha raccontato che con Caduto fuori dal tempo ha cercato di uscire dai cliché del lutto, da quel formulario di frasi fatte che siamo soliti dire e sentire quando ci travolge la cruda realtà della morte. Durante l’incontro al Circolo dei lettori, infatti, lo scrittore ha sottolineato di essersi sentito violentato da quelle frasi fatte, ma soprattutto da quel "non-detto", da quel vuoto di parole che erigeva un muro fra lui e quel laggiù dove si trova l’amato figlio Uri.
Attraverso l'arte e la scrittura, quindi, Grossman è riuscito a trovare le sue parole per descrivere quell'immenso dolore, per poter arrivare in quell’altrove e scalfire il monolite del “non-detto”. Grazie ad uno stile che non lo ha immobilizzato e reso “vittima” agli occhi del lettore, lo scrittore ha esplorato e colto il dramma e il dolore della morte per potersene liberare e "muoversi" di nuovo. Grossman è un uomo che viaggia, che ha sempre bisogno di muoversi, che non riesce a star seduto e fermo neanche quando scrive e che in ogni viaggio portando con sé i suoi limiti e i suoi complessi si fa stupire dal mondo, ma soprattutto dalle persone. La principale caratteristica dei libri di Grossman, infatti, è la totale immedesimazione dell’autore nei suoi personaggi, dei quali tenta di cogliere ogni singola sfumatura. Durante la chiacchierata al Circolo dei Lettori Grossman ha spiegato che ama scrivere dell’altro, andare alla scoperta dell’animo femminile e di personalità alle quali non avrebbe mai pensato di potersi accostare. Quando infatti ha scritto Ad un cerbiatto somiglia il mio amore Grossman ha raccontato di aver pensato per cinque come una donna, come la sua Orah, come colei che ogni donna che ha letto quel libro si è chiesta come abbia fatto a descrivere così bene. Secondo lo scrittore, infatti, il miglior modo per non essere intrappolati in una definizione è immedesimarsi nell’altro e capire che non siamo solo 100% donna o 100% uomo, 100% Isareliani o 100% Palestinesi, perché tra due generi e due etnie opposte c’è un flusso incessante che scorre, un flusso che ci accomuna e solo se decidiamo di gettarci in esso riusciremo finalmente ad essere, a smettere di definirci ad ogni costo e forse “tutto sarebbe più facile”. Ringrazio il Circolo dei Lettori che mi ha dato la possibilità di ascoltare le parole di questo straordinario scrittore e David Grossman che con le sue storie e le sue parole mi aiuta a viaggiare, a immedesimarmi nell’altro e ad essere.Alla prossimaDiana
