Caffè lungo e bello caldo

Creato il 21 maggio 2012 da Albertorizzardi
L'Italia è un paese dalle mille contraddizioni. È un paese che piange morti che neanche conosce e non saluta il vicino di casa. È un paese dai perenni lutti, che lista a nero la sua bandiera e la mette come immagine del profilo  di Facebook per sedare una coscienza civica che non ha. È un paese che si sente tale solo in due-tre occasioni di fine primavera e quando in campo c'è una casacca azzurra, alè! È un paese che si proclama unito, ma che è fatto di mille pezzi mal rattoppati. L'Italia è un paese cattolico, che bestemmia come pochi; un paese cattolico e praticante, che va alla messa tutte le domeniche di buon'ora, ma che a messa scruta, giudica e, pettegolo, sentenzia; è un paese cattolico, praticante e liberale, ma "varda un po' chel negher lì" e "che vergogna tutti 'sti froci in giro"; l'Italia è un paese cattolico, praticante, liberale e puritano, che va a puttane due volte alla settimana. È il paese dei dei giovani che guardano con fastidio i vecchi e dei vecchi che guardano con diffidenza i giovani; è il paese dove non si cede il passo e il posto, mai e in nessun caso: e se sei zoppo o poveretto, fatti tuoi, la ruota gira, i gli ultimi saranno i primi. Siam gente che non saluta e non ringrazia più, che parla l'inglese imparato alla Shenker perchè-senza-dove-vai e non sa più un italiano elementare tanto-dai-è-uguale-quante-storie. Vogliamo, urliamo, pretendiamo pari diritti e meritocrazia diffusa, ma per un posticino per mio figlio in quell'asilo elegante, quel parcheggio riservato, quel contrattino da impiegato 1200 euro netti con tredicesima e buoni pasto inclusi adesso telefono a chi dico. Siamo il paese delle eterne emergenze, dove un processo dura in media dai cinque ai dieci anni. Siamo teledipendenti, ah che bella la tv elegante di una volta, vogliamo una televisione di qualità, cribbio e, a proposito, che è uscito ieri al televoto e chi ha vinto la prova ricompensa? Sgommiamo al semaforo, impenniamo le moto, incliniamo le navi e poi ciao; abbiamo culi da urlo e cali da paura. Viviamo come se non ci fosse un domani, con uno sguardo malinconico al passato e un desolante presente stretto tra le mani. Siamo giovani che fanno mille cose per sbarcare il lunario, chiamati mammoni e sfigati da certi papponi che non faranno mai niente fino alla morte. Abbiamo trote, squali e boccaloni. Viviamo di quiz e spritz, cud e suv, frizzi e lazzi, tasse e risse. Facciamo cene eleganti con suore e infermiere perché teniamo tanto alla salute e alla famiglia tradizionale. Siamo assuefatti al dilagante magna magna come alle immagini sbiadite di quel 4-3 tra Italia e Germania. "Ma guarda che così fan tutti, l'andazzo è questo: adeguati, testina!" Celebriamo con uguale enfasi lutti e rutti, canotte e mignotte, sederi e poteri. Dobbiamo "fare sistema", "metterci in rete" e andare genericamente un po'affanculo. Siamo faciloni e approssimativi, ma il caffè lo voglio lungo, bello caldo, in tazza grande e con latte freddo a parte, s'il vous plaît. Voltiamo gabbana, chiniamo la testa, prestiamo il fianco, ci tappiamo le orecchie, gli occhi ma mai la bocca. Siamo questo, molto altro e il contrario di tutto. Ma per il 90%... c'è sempre quel 10% che mi dà la speranza di guardare a domattina. Per quanto mi riguarda, voglio un caffè lungo, bello caldo, in tazza grande e con latte freddo a parte. Grazie!

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