LONDRA – Proprio quando il caffè viene difeso da diversi studi che ne acclamano le proprietà benefiche arriva la notizia che l’estinzione del seme nero potrebbe essere vicina.
A dirlo è uno studio del Royal Botanic Gardens, che avrebbe persino ipotizzato l’anno in cui gli amanti del caffè di qualità Arabica potranno bersi l’ultima tazzina: il 2080, anno più anno meno. Colpa dei cambiamenti climatici e dei parassiti.
Fatto sta che la notizia piomba come un macigno sull’industria del caffè e sui consumatori, che proprio adesso, grazie alle ultime scoperte della scienza, stavano iniziando ad apprezzare non solo il gusto del caffè, ma anche le sue qualità.
Tra queste, l’ultima in ordine di tempo è quella sulle proprietà della caffeina sulla memoria. Una ricerca della Ruhr University di Bochm, in Germania, ha scoperto che la caffeina è in grado di migliorare il ricordo delle parole con un significato positivo.
Altri studi avevano dimostrato che la caffeina stimola l’attività del sistema nervoso centrale e può anche migliorare le performance cognitive, oltre ad avere proprietà antidolorifiche.
Adesso l’ultima scoperta sulla capacità di 200 mg di caffè (due-tre tazzine) di migliorare il ricordo inconscio delle parole dal significato positivo grazie all’effetto dopaminergico nell’area del cervello responsabile del linguaggio. E la notizia che abbiamo poco tempo per fare scorta di caffè.