Che fine ha fatto il pannello dell’artista di Ulassai Maria Lai, che fino a qualche anno fa campeggiava sul muro della ex vetreria di Pirri? Pagato dal Comune di Cagliari con il denaro pubblico, alla fine degli anni Novanta era stato sistemato solennemente dalla Giunta di centrodestra guidata da Emilio Floris durante una manifestazione con tanto di grancasse e banda musicale. Poi, non si sa da chi e per quale motivo, è stato eliminato, arrotolato come una cosa di nessun valore e buttato per terra poco lontano. Siamo tutti contenti perché Cagliari si sta battendo per essere dichiarata Capitale europea della Cultura 2019. Come motivo dominante del logo utilizzato per il sito ufficiale della candidatura sono stati scelti proprio i fili dell’arte di Maria Lai. E a proposito del progetto di Massimo Mancini, direttore artistico per questa prestigiosa candidatura, il Comune cagliaritano ha parlato di una “idea progettuale che interpreta in maniera convincente la filosofia policentrica del processo di candidatura di Cagliari che ricuce idealmente, con i fili di Maria Lai, le fratture del tessuto urbano“. Evidentemente però, per ricucire le fratture del tessuto urbano cagliaritano servirebbe qualcosa di più robusto e resistente dei fili di Maria Lai. Magari del fil di ferro.
Il pannello di Maria Lai per terra
A volte, in Italia, la teoria e i buoni propositi fanno letteralmente a pugni con la realtà. Ed è assurdo che pur prendendo l’artista di Ulassai come esempio della cultura isolana in vista del prestigioso riconoscimento, paradossalmente le istituzioni cittadine si dimentichino di un’opera di Maria Lai lasciandola miseramente deteriorare per terra, come testimoniano le fotografie.
Era successo lo scorso anno anche con il grande murale di Pinuccio Sciola, che per anni ha campeggiato sulla facciata di un grande palazzo di Piazza Repubblica. Certo, un murale è opera deteriorabile ben diversa da un pannello artistico. Ma anche quell’opera è stata cancellata perché il condominio di quel palazzo ha dovuto ristrutturare la facciata.
Nello scorso weekend circa centomila persone hanno partecipato alla fortunata manifestazione Monumenti Aperti: Orto Botanico, Museo Archeologico, Tuvixeddu, Anfiteatro Romano sono stati letteralmente presi d’assalto.
I cagliaritani hanno dimostrato la loro fame di cultura e giustamente le istituzioni, il sottosegretario alla Cultura Francesca Barracciu in testa, si son dette entusiaste per la grande partecipazione di pubblico.
Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e l’assessore della Cultura, Enrica Puggioni, hanno espresso «grandissima soddisfazione per un appuntamento speciale: quest’anno Monumenti Aperti, che nel tempo ci ha insegnato il senso profondo del bene comune e della cittadinanza culturale, è diventato maggiorenne. E quest’anno Cagliari è in finale per il titolo di Capitale Europea della Cultura. Oggi la città ha dimostrato di avere “capitale” e di poter essere capitale».
Eppure, al di là dei proclami (chi non ricorda l’abusato slogan Cagliari capitale del Mediterraneo?), Cagliari e la Sardegna quando sono chiamate a farlo concretamente spesso non riescono a difendere veramente la propria cultura.
E allora alle stesse istituzioni si chiede: che fine ha fatto il pannello di Maria Lai, sparito dal muro della Ex-Vetreria di Pirri? Magari riportarlo alla luce potrebbe dare un ulteriore contributo concreto alla candidatura di Cagliari come Capitale europea della Cultura. Altrimenti rischiamo di parlare soltanto di aria fritta.