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Cala Cimenti torna sui ghiacci

Creato il 21 luglio 2014 da Sportduepuntozero

Cala CimentiNella vita non si può mai dire. Pensi che non rivedrai più certi luoghi o non rivivrai più certe emozioni, e poi quando meno te lo aspetti sei di nuovo lì dove non credevi di tornare. La vita fa giri strani, anche per uno come Carlaberto Cimenti, abituato a salire in cima al mondo, ma che raramente ripercorre gli stessi pendii.
Siamo qui a raccontare la prima settimana di spedizione di “Cala” Cimenti, alpinista di Pragelato, che a distanza di un anno è tornato nel Kirghizistan per terminare ciò che lo scorso agosto aveva lasciato in sospeso: conquistare la Snow Leopard, l’onorificienza di chi scala tutte e cinque le vette sopra i 7mila metri dell’ex Urss. Khan Tengri, Lenin Peak e Peak Korzhenevskaya sono state raggiunte, all’appello mancano il Communism Peak (7,495 metri) e il Pobeda (7,439 metri), che l’anno scorso è rimasto inviolato, a pochi passi dalla vetta, a causa del brutto tempo.

Ed è proprio dal Pobeda che è ripartita la spedizione, lo scorso 12 luglio. Dopo una breve sosta per rifornimenti a Bişhkek, capitale del Kirghizistan, Cala ha raggiunto in elicottero il Campo Base del Pobeda, al momento non molto popolato, ma ovviamente multinazionale, dove non sono mancate le prime amicizie e le prime escursioni in quota. La delicata fase dell’acclimatamento è stata superata bene, tanto che, come ha fatto sapere Cala via satellitare: “Ho finalmente fatto una bella sciata sul Khan Tengri. Lo scorso anno, dopo la cima, avevo forse fatto la peggior sciata della mia vita per la neve pessima e la mancanza di visibilità. Questa esperienza mi aveva lasciato un po’ di amaro in bocca perché ero sicuro che non sarei più tornato su quei pendii. Nella vita non si può mai dire e così circa un anno dopo ho finalmente fatto quello che mi è mancato: una fantastica sciata in mezzo metro di farina caduta nella notte e con una visibilità ottima. Solo”.
La giornata era cominciata male al Campo 3 (5,800 metri), dove era salito nei giorni scorsi, per la notte passata a cercare di dormire con il mal di testa e il vento forte che faceva sussultare e schioccare la tenda. In più la neve aveva coperto la tenda, ma è proprio mentre scava per liberare l’entrata che decide che come prima fase di acclimatamento può bastare: “Ero a 5800 metri, fino a lì ero arrivato bene e avevo perfino fatto una lunga passeggiata di circa due ore lungo la cresta del Khan Tengri fino a 6mila metri. Era sufficiente”.

Cala Cimenti
Così decide assieme a Harry, il suo compagno di tenda austriaco, di impacchettare tutto e ridiscendere subito al Campo Base. Il suo amico inizia la discesa, e Cala, fissati gli scarponi agli sci, lo segue dopo poco: “La fatica era grande, il fiato molto corto, le gambe dure, lo zaino pesantissimo, ma dopo le prime curve di riscaldamento tutto è diventato meraviglioso. Avevo un male tremendo alle mani congelate a causa dei guanti bagnati per il lavoro nella neve, ma non importava, il male, anche se era diventato quasi insopportabile, sarebbe passato, stavo scendendo velocemente verso il caldo e l’ambiente era così bello e imperioso”.
I due amici passano insieme un grosso crepaccio particolarmente insidioso, a 6500 metri, e poi si separano. Cala continua la discesa con gli sci: “Concedendomi perfino una piccola variante rispetto alla via di salita che si intravedeva a tratti sotto la neve fresca: un canalino ripido in mezzo a due seracchi imponenti. La variante Cala”. L’arrivo al Campo 1 è pieno di “gioia e felicità per un intenso momento di sci vissuto in piena solitudine: su quel tratto di montagna, quel giorno, c’eravamo solo io e Harry”.

Ora Cala è al Campo Base, altitudine 4070 metri, in attesa di decisioni. Tutti sono attratti dal Khan Tengri, ma lui che lo ha già scalato la scorsa estate la pensa diversamente. Il Pobeda, al momento, non è raggiungibile, le condizioni meteo non sono ottimali. Così non resta che armarsi di pazienza e aspettare: “Preferirei non affrontare il Pobeda da solo” conclude via satellitare “Ho deciso che nel frattempo mi dedicherò ad alcuni itinerari adocchiati nella zona…”. E noi saremo qui per raccontarveli. Al prossimo aggiornamento!


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