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Calci, pugni e sangue: HARLEY FLANAGAN – Cro-Mags

Creato il 22 febbraio 2016 da Cicciorusso

Harley-7-11-12_0Siamo nei primi anni ottanta. Due ragazzini tatuati come galeotti cazzeggiano in un bar di New York e parlano di formare una band. Ancora non lo sanno, ma con quel gruppo lasceranno un segno nella musica dura. Ma in quel momento non gliene frega un cazzo:  sono solo due bambocci che passano le giornate a fumare canne, tirare popper, suonare e scappare dai portoricani della Lower East Side. Uno dei due è Harley Flanagan, l’altro è Parris Mayhew. Concentriamoci sul primo ma teniamo a mente il secondo, perché ci servirà dopo. Non è vero un cazzo: di Parris non parlerò, ma mi piaceva citare quella frase che Lucarelli diceva sempre in Blu Notte. È una stronzata, no? Sì, ma vaffanculo: Phil Anselmo può fare il saluto romano gridando UAIT POUA e io non posso citare Lucarelli? Vabbè, comunque il gruppo fondato dai due qui sopra erano i Cro-Mags. Del loro fondamentale debutto ho parlato per sommi capi qui e se non li conoscete mi state anche sul cazzo.

Un sabato sera di millemila anni fa andai con dei miei amici in un locale un po’ fuori dalla mia zona, perché ci suonavano dei nostri conoscenti nell’ambito di una serata tipo festivalino salcazzo o qualcosa del genere. Il locale era una mezza discoteca o simili e dopo ci sarebbe stata la serata dance (ai tempi andava ancora). Verso la fine dei concerti, infatti, cominciarono ad arrivare i personaggi tipici di quel genere di serate dell’epoca: giacche lucide della Energie, capelli sparati, magliette U.M.M. e doppio orecchino d’ordinanza. Ai miei amici viene un’idea eccezionale: “Restiamo, dai, ché sicuramente c’è un sacco di fica”, dice uno. E così fu. I tizi che erano con me erano tutti skinhead e quelli che avevano suonato poco prima anche. Ero l’unico con i capelli (parecchi) in mezzo a quelle lucide teste di cazzo. Comincia la serata dance e, com’era ovvio, la fica rispetto ai concerti avvenuti poco prima quadruplica. Ci guardavano male un po’ tutti, visto che eravamo un tantino fuori contesto, ma niente di eclatante. Ad un certo punto sento un frastuono incredibile e mi giro: sedie, tavolini, bottiglie e cazzi vari. Era scoppiata una rissa.

triplex

Non si capiva nemmeno quante persone fossero coinvolte. Mi guardo intorno e vedo alcuni dei miei amici togliersi le triplex e frustare gente a caso (fu in quell’occasione che ho capito a cosa servissero in realtà quelle terribili cinture da mongoloidi). Casino assurdo, dance a tutto volume, gente che vola, sangue, femmine urlanti. I tipi con le giacche Energie e i capelli ad istrice avevano bloccato l’uscita. Non c’erano dubbi: quelli “in mezzo” eravamo noi e io non sapevo nemmeno il perché. Altra rapida occhiata: un mio amico era sotto un tizio enorme. Lo riconosco perché sotto quella montagna veniva fuori il bomber verde con la toppa laterale “mai un passo indietro”. “Vado a prendere il cric dalla macchina, torno e apro la testa di ‘sto stronzo”, penso, anche perché a mani nude non ce l’avrei mai fatta. No: l’ingresso è bloccato. Mentre pensavo e ripensavo, il tipo dava cazzotti al mio amico tipo Bud Spencer. Di slancio gli vado addosso e mi attacco a lui come il cucciolo di koala con la mamma. Gli cingo il collo e tiro, cazzo. Con tutte le mie forze. E tiro, tiro, tiro.

tamarro90

Ero incollato a lui. Sono stato in quella posizione con un altro essere umano solo quando ho inculato qualche baldracca. Aspetto che il mio amico si tiri fuori, ma non lo fa. Nel frattempo il gorilla dance si agita e io mi sento su un toro meccanico. Il mio amico non si libera e io non ho più forze. Devo pisciare, cacare e vomitare. “Ma perché cazzo non viene fuori?”, penso. E niente: è svenuto. Il tizio sta per scaraventarmi contro il soffitto e dopo mi avrebbe tritato. Sarei morto quella sera, minorenne, in quel postaccio, per mano di un mentecatto di 100 kg con il doppio taglio. Ad un certo punto qualcuno spegne la luce. Cioè, non proprio: mi ero preso una sediata in testa, da non so chi, ed ero finito contro il bancone del bar. Avevo la testa rotta e vedevo doppio. La ragazza del locale ha pietà di me e mi bagna la faccia, forse mi mette del ghiaccio. Non so quanto tempo passa, ma ad un certo punto andiamo via di corsa, non so come e non so dove. Cioè,  dove sì: al pronto soccorso. Tutti sanguinanti. Ci hanno fatto il culo a capanna. Diciamo all’infermiere che siamo andati a sbattere contro un albero con la macchina per un colpo di sonno o roba simile, se no chiama la sbirranza. Fa finta di crederci e non chiama nessuno. Ci mettono i punti, roba così. E ce ne andiamo a fare in culo. Quella sera avevo la maglia proprio dei Cro-Mags che si inzuppò di sangue. Me lo ricordo perché mi piaceva molto, ma ho dovuto buttarla. Ne comprai una uguale poco dopo, ma questa fece una fine peggiore: la regalai ad una con cui scopavo.

copertina

Ho raccontato questa storia perché in qualche modo c’entrano i Cro-Mags (anche come “mood”), che a loro volta c’entrano, ovviamente, con Harley Flanagan. Ok, no: in realtà non mando qualcosa a Metal Skunk da molto e non posso cavarmela con una cacatina breve. Perché, parliamoci chiaro, su questo disco c’è poco da dire. Perché Harley è come un vecchio amico: anche se è un po’ coglione, tu comunque gli vuoi bene e quando lo rivedi e ricordi il passato sei a posto. Non ci poteva essere titolo più adatto a questo album: Cro-Mags. Perché i Cro-Mags sono Harley e Harley è i Cro-Mags e con questo suo disco solista ci tiene a ricordarlo a tutti. Io me lo ricordavo comunque, ma va bene lo stesso. Chi sa di cosa sto parlando deve avere quest’album, tutti gli altri possono evitarlo. Ah, poi volevo dire a tutti i fenomeni da baraccone con gli occhiali e la maglia a righe che col nostro mondo non c’entrano un cazzo, sono il male assoluto e devono morire domani.

Harley Flanagan sindaco alè alè. (Il Messicano)



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