Una partita nella partita, quella che si è giocata ieri a Rioveggio, in provincia di Bologna, tra la squadra di casa e il Casalecchio. Non solo una sfida valida per il campionato di Terza Categoria ma anche per combattere il razzismo.
Il giocatore del Rioveggio Teibou Koura di origini togolesi, nel precedente match di campionato era stato vittima di discriminazione e offese da parte di un avversario che lo aveva insultato non per un fallo di gioco ma per il colore della pelle.
Koura ha reagito spintonando l’avversario e l’arbitro lo aveva espulso. Nella partita di ieri i giocatori hanno voluto esprimere solidarietà al compagno di squadra e sono scesi sul terreno di gioco con il volto dipinto di nero e uno striscione esposto al pubblico con la scritta «No al razzismo».
Il razzismo negli stadi non ha niente a che vedere con lo sport ed è una brutta piaga da combattere. Qualche anno fa, in Serie B, i giocatori del Treviso erano sceso in campo col volto dipinto di nero per solidarietà nei confronti di un proprio compagno, fischiato ed insultato dai propri tifosi con l’accusa di essere «di colore».
Sospendere una partita per gli insulti dalle tribune sarebbe doveroso ma, soprattutto nelle categorie di professionisti, difficilmente applicabile. Quello che risulta inadeguato è che l’arbitro – o meglio, la Federazione – non dia disposizioni per chi, sul terreno di gioco, si renda colpevole di atteggiamenti del genere. Se possa essere considerata giusta l’espulsione per la “reazione” dovrebbe essere applicato lo stesso metro di giudizio anche nei confronti del provocatore in quanto non si tratta di un fallo di gioco me di un comportamento inaccettabile.
In Serie A, dove tutto ruota intorno agli interessi economici, si ricorre alla prova televisiva per catturare le smorfie dei calciatori e poter infliggere una squalifica o revocarne un’altra, si studia il labiale, si guarda ogni movimento al millimetro. Nelle serie minori invece non c’è la tecnologia e tutto si basa sull’interpretazione. L’arbitro non ha sentito ma ha visto, Koura è stato espulso mentre Parigino (giocatore che aveva insultato) non è stato oggetto di nessuna sanzione, né dalla Federazione né dalla società.
«Era mortificato perché è uno corretto» dicono tutti ma intanto la frase è stata pronunciata e non sarà stata eclatante come la reazione di Koura, ma sicuramente è molto più dolorosa rispetto ad una spinta, uno sgambetto o altro.
Probabilmente non cambierà nulla ma è giusto tributare un applauso al Rioveggio per il comportamento esemplare tenuto ieri nel tentativo di sconfiggere, almeno nello sport, il pessimo fenomeno del razzismo.
Fonte | Repubblica.it
Profilo di Pierpaolo Molinari
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