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Scrivo di getto, dopo l'ennesima sconfitta subita dall'Inter. L'«impresa», ché ormai va virgolettata, è del Catania, ma forse di impresa (interista) si sarebbe trattato in caso di vittoria, ecco. Cambiasso e il suo gol sono un'illusione, così come i 6 punti messi in cascina da Ranieri nelle prime due uscite: una scossa lievissima, buona giusto per risollevare gli animi dei più ottimisti ed occupare le prime pagine dei quotidiani sportivi. Una volta tornati al lavoro dopo la sosta, con un Forlan in meno, ecco la nuova-vecchia Inter.
L'impressione, che l'andare del calendario stra tramutando in certezza, è che la colpa non fosse esclusivamente di Gasperini. Né di Ranieri, che pure sta provando a plasmare la squadra. Ecco, la squadra: è stanca. Stanchissima, sia psicologicamente che sul piano fisico, e guardando la carta d'identità non potrebbe essere altrimenti. Al Cibali, dove un'Inter allo sbaraglio non fa più clamore, si è - per l'ennesima volta - ammirato un triste spettacolo: una volta in svantaggio, la fioca reazione di quelli con la banda trasversale nerazzurra sul petto serve solo a mortificarne i tifosi.
Tifosi, ed opinionisti vari, che dopo la débâcle figlia dell'errore di Rocchi si erano scagliati contro la classe arbitrale, si ripeteranno probabilmente all'indirizzo di Orsato, reo di aver estratto dal taschino - anziché dal canonico cilindro - un rigore, corredato dall'ammonizione di Castellazzi, che definire «dubbio» è eufemistico. I fantasmi di Calciopoli torneranno ad aleggiare in radio e tv, ma fino ad un paio d'anni fa l'Inter, anche se ridotta in 9 per 45 minuti, vedeva il proprio condottiero mimare le manette e la propria porta rimanere inviolata, anche contro la Samp (quarta a fine campionato, mica bruscolini) di Delneri, quella di Cassano&Pazzini insomma, anche se Cassano quella sera lì non era in campo. Ecco, quell'Inter tirava fuori gli attributi e, in un modo o nell'altro, raggiungeva il proprio obiettivo anche se penalizzata dall'arbitro.
Tornando al campo, ed anzi virando in panchina, i più catastrofici giù pregustano una riedizione della tragicomica campagna '98-99: Simoni, Lucescu, Castellini ed infine Hodgson si avvicendarono su una panchina incredibilmente scomoda. Al 15 ottobre del 2011 siamo a due, Gasperini e Ranieri: più allenatori che vittorie, non è un buon segno. Che Interaccia.
Antonio Giusto
Fonte: Goal.com
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