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Calcio e fiscalità: Federsupporter scrive al Presidente del Consiglio

Creato il 20 giugno 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questa lettera aperta di Federsupporter al Presidente del Consiglio. Sul sito dell'Associazione è disponibile anche l'analisi di merito delle varie problematiche fiscali, liberamente scaricabile.

 

 

Egregio Sig. Presidente,

 

con riferimento alla nota inviataLe dal Presidente del Consiglio di gestione della SS Lazio Spa e Consigliere della FIGC, nominato dalla Lega Calcio di Serie A, dr. Claudio Lotito, nota di cui, tra i vari organi di informazione, ha dato notizia l’Ansa con comunicato del 17 giugno scorso, nella mia qualità di Presidente di Federsupporter, Associazione esponenziale dei diritti e degli interessi collettivi dei sostenitori sportivi, facente parte della Football Supporter Europe (FSE), Associazione che rappresenta, a livello europeo, i sostenitori di circa 40 Paesi, mi permetto di sottoporre alla Sua attenzione e valutazione quanto segue.

Nella nota inviataLe si chiede che “Il governo e le forze parlamentari si spendano per un piano che sia indirizzato ad una progressiva riduzione del carico fiscale nei confronti di quelle società calcistiche che puntano sulla crescita di giovani connazionali”.

 

Tale richiesta non può che essere giudicata, a mio avviso, del tutto inopportuna e intempestiva.

Essa, infatti, cade nel momento in cui, alla fine del 2013, secondo il “Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei Conti, la pressione fiscale si è attestata al 43,8%, quasi 3 punti oltre il livello esistente all’inizio del terzo millennio e quasi 4 punti oltre il valore medio degli altri 26 Paesi UE.

Sempre secondo il suddetto Rapporto, l’intera Irpef è finanziata prevalentemente (circa per il 56%) da lavoratori dipendenti e pensionati, testimoniando che l’imposta grava soprattutto sulla massa dei contribuenti soggetti a ritenuta alla fonte, mentre ad essa si sottraggono, in gran parte, i contribuenti che autocertificano i propri redditi.

Si tenga, inoltre, presente, così come ancora rileva il succitato Rapporto, che all’Irpef vera e propria si deve aggiungere, a carico dei contribuenti soggetti a ritenuta alla fonte, una serie di ulteriori prelievi surrettizi, quale, ad esempio, il prelievo di solidarietà sulle quote di trattamento pensionistico eccedenti determinati importi: prelievi che possono far salire quello effettivo e complessivo ben oltre il 50%.

 

A fronte di un quadro del genere, la richiesta di riduzione del carico fiscale a favore di società calcistiche appare, non solo inopportuna e intempestiva, ma, mi sia consentito, francamente, “indecente”.

Tanto più che si sta parlando di società spesso coinvolte in situazioni di malaffare, quali le varie “Calciopoli”, “Calcioscommesse”, “Calciomalato”.

Società, cioè, facenti parte di un sistema complessivo che il dr. Raffaele Cantone, illustre magistrato e Presidente dell’Autorità anticorruzione, così descrive, alle pagg. 271-272, del libro “Football Clan”, di cui è autore insieme con il giornalista d’inchiesta, dr. Gianluca Di Feo, Rizzoli Editore, 2012:

Dal marzo 2011 il suo presidente unitario (della Lega Calcio di Serie A ndr) Maurizio Beretta è diventato top manager di Unicredit, annunciando di voler lasciare l’incarico, ma non è stato ancora nominato un successore (il dr. Beretta è, a tutt’oggi, Presidente della Lega Calcio di Serie A ndr). Questa scarsa reattività è la stessa che si è palesata di fronte agli scandali e alle crisi che si stanno abbattendo sul settore, tra club squattrinati, goleador in fuga e crolli di spettatori. Alla fine dell’estate 2012, invece di preoccuparsi della situazione generale, la FIGC era dilaniata da una lotta interna di potere tra società di Serie A e quelle degli altri campionati, per stabilire il numero di poltrone negli organismi interni. La razza padrona del pallone sembra assistere alla fine di un mito, preoccupandosi solo di seguire i propri interessi di bottega. Non è una sorpresa: molti presidenti o azionisti delle serie maggiori usano il calcio soltanto come strumento per realizzare interessi diversi, di natura imprenditoriale o economica. Al vertice delle società spesso ci sono gli stessi protagonisti della ragnatela di Calciopoli, dai quali è difficile aspettarsi istanze riformatrici. E nelle regioni meridionali il pressing delle mafie si fa sempre più forte (omissis) Che vi sia bisogno di una riforma radicale del calcio e delle sue strutture lo sostengono tutti, tranne i responsabili del settore. Perché alla fine quelli che non  hanno  voce in capitolo sono proprio i tifosi, esclusi dalla possibilità di influire sulle scelte. La gestione in Roma di Lazio e Roma si è rilevata priva di significato per gli azionisti, rimasti fuori dalla cabina di regia quando non coinvolti in un pessimo investimento. Altrove, in Germania e in Spagna, gli appassionati possono entrare nella struttura societaria e partecipare alle votazioni: è possibile per il Real Madrid e per il Barcellona ma non nel nostro Paese. Un football che è solo affare di pochi difficilmente riuscirà a risollevare la fiducia minata da tanti cattivi esempi, mentre l’opacità delle compagini societarie gestite con criteri da vecchi baroni e condizionate da debiti ciclopici offre spazi per irruzioni sempre più profonde delle mafie.

Un sistema che, sempre secondo le parole del dr. Cantone (cfr pagg. 270 – 271, opera citata),

E’ oggi succube dei diritti televisivi, che condizionano i bilanci in maniera sproporzionata (omissis) Le altre stelle europee non dipendono dalla televisione, che rappresenta una voce importante nei conti ma comunque minoritaria rispetto alla capacità di fare impresa (omissis) Chi investe su un nuovo impianto di proprietà da 50 mila posti sa che ci vorranno anni di ottimi risultati sul campo per ammortizzare i costi (omissis) Invece i diritti televisivi arrivano di stagione in stagione: stimolano l’abitudine a navigare a vista, con programmi sul breve periodo (omissis) I criteri per la suddivisione tra società sono alquanto bizantini (omissis) In questa equazione oscura il peso delle prestazioni è bassissimo: solo un quinto dei fondi viene ripartito in base alla classifica degli ultimi campionati (omissis) Questo affare è interamente gestito dalla Lega Nazionale Professionisti, più spesso chiamata Lega Calcio, una sorta di autogoverno del pallone diverso dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio, ma molto più potente perché organizza i tornei e domina la risorsa principale”.

 

Quanto agli stadi di proprietà, alle pagg. 267 e 268 dell’opera citata, si può leggere:

“Le lezioni della storia recente, tuttavia, dovrebbero avere insegnato a diffidare delle colate di cemento (omissis) Negli ultimi anni gli scandali non sono mancati (omissis) A Roma, la Lazio di Lotito vuole un complessone da 2 milioni di metri cubi, che dovrebbe gettare le fondamenta sulle rive del Tevere dove secondo gli ambientalisti c’è un vincolo idrogeologico per il pericolo di esondazioni (omissis) Ma se gli stadi di proprietà sono indispensabili per restituire competitività economica al football italiano, bisogna impedire che i vecchi mali entrino nei nuovi impianti. I cantieri devono essere trasparenti, senza denaro pubblico travasato sottobanco da istituzioni sempre più povere. E non devono a nessun costo trasformarsi nell’ennesima opportunità per i clan, che non hanno problemi di capitali e mai come ora possono infiltrare qualsiasi azienda”.

 

Un sistema, altresì, quello calcistico, che recentemente il Presidente del CONI, dr. Malagò, ha pubblicamente definito “delegittimato da chi lo rappresenta”.

Relativamente a “chi lo rappresenta”, voglia considerare, Sig. Presidente, che colui il quale le ha inviato la nota di cui trattasi è stato definitivamente riconosciuto colpevole, con sentenza della Corte di Cassazione del 4 luglio/30 dicembre 2013, di uno dei reati previsti dal Testo Unico in materia di intermediazione Finanziaria (TUF) ed è stato riconosciuto dalla Corte d’Appello di Napoli, con sentenza 17 dicembre 2013/17 marzo 2014, tenuto al risarcimento dei danni nei confronti della FIGC, vale a dire della Federazione di cui è Consigliere, per effetto del reato, ancorché dichiarato prescritto, di frode sportiva.

Reato che, contemplando la pena della reclusione non superiore ad un anno, la stessa FIGC ha ritenuto e ritiene non essere causa di ineleggibilità, incompatibilità o decadenza da cariche sportive.

 

Quanto, poi, alla specifica materia tributaria, mi permetto di richiamare la Sua particolare attenzione sull’allegata nota del 10 gennaio 2014 dell’Avv. Massimo Rossetti, Consigliere Responsabile dell’Area Giuridico – Legale di Federsupporter, che si occupa del come la legge di stabilità per il 2014 abbia, grazie evidentemente ad una efficiente ed efficace attività di lobby delle società di calcio, parzialmente legalizzato l’evasione e l’elusione fiscale connessa ai compensi agli agenti di calciatori.

Attività dei quali, peraltro, anche così come evidenziato nel saggio “L’agente sportivo. Analisi giuridica e prospettive di riforma”, degli Avvocati Paolo Amato e Michele Colucci, in 2011 Sports Law And Policy Centre, pag. 97, si dice: “Una simile attività, così come definita dal citato regolamento (Regolamento FIGC ndr), ed eventualmente posta in essere dall’agente, si avvicina molto alla fattispecie dell’intermediazione di manodopera, vietata (e sanzionata) dalla legge”.

Sottolineo, al riguardo, che gli esposti presentati da Federsupporter il 18 ottobre e il 15 novembre 2012 al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Direzione Generale per l’attività ispettiva, sono stati del tutto ignorati e disattesi.

 

Circa, infine, la “crescita di giovani connazionali”, è appena il caso di rilevare che le politiche fin qui seguite dalla gran parte delle società di calcio sono state e sono caratterizzate dall’acquisizione, a suon di centinaia di migliaia e, a volte, di milioni di euro, spesso per il tramite di agenti e/o di società di intermediazione, con forme di pagamento difficilmente tracciabili e transitate in “paradisi fiscali”, di giovani calciatori, minori di età, spesso e volentieri extracomunitari e, talvolta, sforniti di comprovate e comprovabili o, quantomeno, muniti di incerte e dubbie identificazioni anagrafiche, tenuto conto delle precarie situazioni dei Paesi di provenienza.

Nello scusarmi per il tempo, per Lei prezioso, che la presente Le sottrarrà, ma, comunque, certo che Lei presterà attenzione ai contenuti della presente stessa e del relativo allegato, avendo dimostrato di essere molto attento e sensibile nei confronti di temi come quelli qui affrontati e che vanno anche ben al di là del calcio, colgo l’occasione per ringraziarLa nuovamente del Suo interessamento e Le porgo i miei più deferenti e cordiali auguri di buon lavoro.

 


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