Dall’arrivo di Klopp il Liverpool ha ottenuto tre pareggi su tre partite in campionato. Ma l’ottimismo cresce attorno alla figura del dinamico tecnico tedesco.
Come una ventata di aria fresca nei polmoni dei tifosi del Liverpool, all’incirca tre settimane fa ha fatto irruzione in Premier League Jürgen Klopp, sostituendo Brendan Rodgers alla guida dei Reds. Il suo carisma e quel sorriso così caratteristico hanno fatto subito breccia nel cuore dei tifosi; di minor impatto, invece, è stata la sua rifondazione, o così sembrerebbe vedendo i soli 3 punti che il Liverpool ha collezionato da quando Klopp siede sulla panchina. In verità, però, ci sono da notare due aspetti non proprio marginali. In primo luogo la squadra sembra aver donato anima e corpo al nuovo progetto di Klopp. Nonostante tre settimane siano troppo poco per vedere veri cambiamenti a livello tattico, il Liverpool delle ultime tre giornate è sceso in campo con grinta ed un furore agonistico rinato. Infine, c’è da sottolineare come i tre pareggi arrivino da gare non proprio facili: l’1-1 nel derby con l’Everton; lo 0-0 in casa del Tottenham; l’1-1 contro l’ostico Southampton. Per questo e molti altri motivi, continua ad esserci grande fiducia ed ottimismo nei confronti del nuovo Liverpool targato Klopp.
“Mourinho is feeling the heat”. In Inghilterra il Mirror lancia il sondaggio: riuscirà Mourinho a conservare la panchina fino a Natale?
Il tecnico di Setúbal si ritrova seduto, per la prima volta al Chelsea, su una panchina fortemente in bilico, dati gli ultimi deludentissimi risultati della squadra londinese. I Blues, infatti, non solo occupano il 15° posto della Premier League con soli 11 punti, ma rischiano addirittura di venir estromessi dalla qualificazione agli ottavi di Champions League, dato l’attuale 3° posto nel girone dietro a Dinamo Kiev e – ironia della sorte – Porto. Inoltre ieri è arrivata un’altra pesantissima sconfitta, ai calci di rigore con lo Stoke City, che elimina i Blues dalla Capital One Cup. In Inghilterra, ovviamente, queste sconfitte non passano inosservate e, dopo l’ultima in campionato con l’Aston Villa per 2-1, i tabloids inglesi hanno rivelato che, secondo alcune indiscrezioni, Mourinho avrebbe a disposizione solo una partita per rimettere in carreggiata la partenza da incubo della sua squadra. Secondo il The Indipendent, tuttavia, gli emissari di Mou starebbero già sondando delle nuove possibili destinazioni. Non da escludere, ma più difficile, un suo ritorno all’Inter (perché certi amori non finiscono mai), più probabile invece un eventuale approdo alla corte del Monaco o al PSG, sempre in terra franca. Gli stimoli sono molti, tra cui quello di poter vincere il campionato in 5 nazioni diverse, ma dall’altro canto c’è una clausola di 50 milioni, in caso di rescissione di contratto, che a ben vedere giustificano fin qui la riluttanza di Abramovic nel lasciare andare tanto facilmente lo Special One, nonostante i soli 11 punti in 10 partite.
Sabato pomeriggio allo Stamford Bridge si sfideranno Chelsea e Liverpool per una partita che sarà fondamentale per le sorti dei due allenatori.
Che cosa accomuna quindi Mourinho a Klopp e perché abbiamo voluto parlarne fino ad ora? Ebbene, sabato pomeriggio Mou e Klopp si incontreranno faccia a faccia: due dei migliori allenatori dei giorni nostri che, per rispondere alla prima domanda, non hanno niente in comune. Non hanno in comune il carattere: perché difficilmente una persona può amare entrambi, come difficilmente si possono abbracciare due religioni. Da una parte la sfrontatezza e l’intelligenza ammaliatrice dello Special One, dall’altra la grinta e la modestia -o finta tale?- del Normal One (come si è soprannominato Klopp in una delle sue prime interviste con la stampa inglese). Né tantomeno in comune è lo stile di gioco, difensivo e tattico del primo, aggressivo e spettacolare del secondo; per non parlare del momento di forma dei due: l’ex allenatore del Borussia Dortmund è all’inizio di un nuovo entusiasmante progetto, circondato da tifosi che ne hanno acclamato l’arrivo, mentre un Mourinho nervoso (lo dimostra lo spintone rifilato al piccolo tifoso che voleva semplicemente farsi un video con lui) e sbeffeggiato dagli avversari, sembra aver perso quella sua diabolica sagacia e sfrontatezza che ha fatto innamorare milioni di calciofili e gli stessi calciatori.
Con l’ultimatum lanciato dal ricchissimo presidente del club londinese, per il portoghese diventa fondamentale un buon risultato: non si cerca bel gioco ma solo dei punti importantissimi (il contrario di quanto si chiedeva a Mou l’anno scorso) per ridare coraggio ai Blues. A Liverpool, invece, si insegue la prima vittoria in campionato che riavvicinerebbe i Reds alla zona calda della classifica. Non dimentichiamoci che due anni fa, ad aprile, il Borussia Dortmund di Klopp eliminava il Real Madrid di Mourinho in Champions, sancendo così il ritorno del Mou al Chelsea. Ora il destino dello Special One è di nuovo nelle mani del tecnico tedesco.
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— Niko (@Nikomarvel) October 24, 2015
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