Ad onor del vero, nella giornata di giovedì 29 dicembre, Sartor era stato interrogato, per oltre sei ore, dal procuratore Di Martino, che aveva dato parere favorevole alla remissione in libertà.
Gli inquirenti, però,accusano Luigi Sartor, di essere il “contabile” del gruppo dei bolognesi, capeggiato da Beppe Signori, e l’anello di congiunzione con il gruppo di Singapore che avrebbe gestito tutte le scommesse in Italia ed anche all’estero.
Secondo il gip Salvini, l’ex difensore Sartor, avrebbe svolto anche il ruolo di garante del buon andamento degli affari, per conto del gruppo di scommettitori asiatici. Il gip definisce significativa la contestualità tra l’invio a Sartor di oltre 300 mila euro e le partite Inter Lecce, Benevento Pisa e Brescia Lecce che sarebbero state manipolate dal gruppo di Bologna, dopo gli incontri con Erodiani ed il coinvolgimento dell’ex centrocampista del Bari Bellavista, al fine di garantire agli asiatici la tranquillità di poter finanziare, con la massima sicurezza l’operazione, investendo la ragguardevole cifra di 300 mila euro.
Sempre secondo quanto sostiene l’accusa, Sartor avrebbe ricevuto altri 200 mila euro, e sarebbe stato invitato a Singapore nel gennaio del 2011, anche per poter liberamente parlare di affari legati a partite da “taroccare” consegnandogli poi un cellulare, con scheda inglese, al fine di evitare di essere intercettato.
Dall’ordinanza, inoltre si evince che Sartor dal cellulare ricevuto dagli uomini di Singapore, avrebbe ricevuto diversi sms che facevano riferimento alle scommesse ed avrebbe inoltre ricevuto tante telefonate, tra cui quella relativa ad una forte scommessa di 300 mila euro sulla partita Inter Lecce.
Da Bruni, commercialista di Signori, Sartor avrebbe ricevuto la notizia della forte giocata sull’over 2,5 della partita Inter Lecce, terminata però con il risultato di 2-0 quindi under 2,5, che in virtù di questo risultato, gli uomini di Singapore vantavano un diritto alla restituzione.
All’uscita dalla procura, i legali di Sartor, gli avvocati Antonio e Valentina hanno dichiarato : il nostro assistito non ha confessato nulla, perché non c’era nulla confessare.