La piaga del calcioscommesse non è ancora definitivamente debellata, “dall’inizio di questa stagione abbiamo segnalato una decina di incontri alla task force per le Scommesse Sportive del Viminale, dopo aver registrato dei movimenti di gioco anomalo su alcuni match”. Lo ha detto Luca Turchi, dirigente dell’ufficio scommesse dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, durante il convegno sul match fixing organizzato da LexGiochi.it. La task force è stata costituita nell’estate del 2011, in seguito allo scandalo che ha coinvolto il calcio italiano ed è formata dall’Unità investigativa scommesse sportive – della quale fanno parte il Coni, la Figc, i Monopoli di Stato, l’Unire, l’Osservatorio nazionale manifestazioni sportive – che passa poi la palla, per gli interventi operativi al Giss, il Gruppo investigativo specializzato sulle scommesse, composto da Polizia, Carabinieri, Dia, Gico, Ros e Polizia Postale.
SPORTRADAR - Cinquecento miliardi di euro all’anno scommessi nel mondo, fino a un miliardo sulla finale di Champions League puntati in Asia: il mercato globale delle scommesse non conosce crisi e – grazie a Internet – consente di aggirare i controlli in ambito nazionali, evitando i sospetti dei bookmaker locali e delle Autorità di vigilanza, che hanno una visione dei flussi di gioco limitata al proprio ambito territoriale. Come riporta Agipronews è quanto ha dichiarato, nel corso dello stesso convegno, l’International Integrity manager di Sportradar, Marcello Presilla.
“Gli effetti della globalizzazione sono tangibili anche riguardo al match-fixing: le dimensioni del mercato del betting sportivo, su scala mondiale, esercitano una forza attrattiva notevole verso gli appetiti dei gruppi criminali. Circolano quantità di denaro enormi, la gran parte delle quali, occorre sottolinearlo, vengono raccolte nei Paesi del lontano sud-est asiatico, in luoghi come Singapore, Hong Kong, Shangaj, Manila, dove la consistenza e le dimensioni del mercato del betting hanno, ormai, raggiunto livelli non comparabili con quelli europei”.
Tra i marchi più in vista, prosegue Agipronews, Presilla ha citato i ‘big’ asiatici:
“Ci sono operatori che superano ampiamente i 50 miliardi di euro di volume di giocate l’anno, come ad esempio IBCbet o 188bet, o come il gigante SBObet, con sede a Manila, nelle Filippine, che raggiunge da solo l’incredibile cifra di circa 200 miliardi di euro di turnover l’anno, sfiorando il 40% dell’intero mercato mondiale del betting sportivo”. Questi giganti – ha proseguito – come tutti gli altri operatori di scommesse, in Italia, in Europa e nel resto del mondo, “temono il match-fixing e ne sono la prima vittima, insieme allo sport, perché sono quelli che, molto semplicemente, ci rimettono i soldi: sono usati come una sorta di bancomat da parte delle organizzazioni criminali per fare cassa illecitamente”. Presilla ha anche rivelato che in Asia su una partita di Lega Pro, i volumi medi scommessi oscillano tra i 100 mila ed i 200 mila euro, mentre su una partita di Serie A possono arrivare anche a valori compresi tra i 30 ed i 50 milioni.
"CAMBIARE LE NORME" – Il sostituto procuratore della Repubblica di Bari, Ciro Angelillis, a margine del convegno “match fixing” organizzato dalla Lega Pro nella sede dell’avvocatura di Stato di Roma, torna a parlare delle scommesse legate al mondo del calcio. “C’e’ una contraddizione strutturale del sistema. Se non miriamo a mettere mano alle norme, facciamo una guerra con le armi spuntate”, ha spiegato Angelillis.
“A Bari – prosegue – abbiamo dovuto bloccare tantissimi procedimenti per l’impossibilità di accedere alle intercettazioni, soprattutto su partite di Lega Pro, perché le intercettazioni non sono contemplate per i reati sportivi. E’ necessario elevare l’entità della pena, affiancare la responsabilità delle società di calcio a quelle dei singoli soggetti, applicare la confisca per equivalente, intensificare la lotta alle scommesse costituendo una Polizia giudiziaria sulla frode sportiva che abbia una dimensione internazionale. Questo è un fenomeno devastante, che ammazza la passione. Quando un adolescente, vedendo una partita di calcio, da’ per scontato che un errore del portiere sia unicamente frutto di una combine, significa che stiamo andando verso un punto di non ritorno – conclude – Dobbiamo lavorare sui giovani e far capire loro che la passione non ha prezzo. La lotta alla frode sportiva ha un nome e un cognome: prevenzione”.
[Fonte: Quotidiano nazionale]