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Calderoli diffamò Kyenge: il Senato autorizza il processo

Creato il 16 settembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

A distanza di più di due anni dalle parole dell’ex Ministro leghista Roberto Calderoli, il Senato, di cui è vice presidente, autorizza il processo per diffamazione. Voto contrario, invece, per il reato di istigazione all’odio raziale.

Era il 13 luglio 2013 quando l’ex Ministro Roberto Calderoli, Lega Nord, dal palco di un comizio politico a Treviglio, paragonava l’allora Ministro all’Integrazione Cécile Kyenge ad un “orango”. A distanza di ormai 26 mesi il Senato, di cui lo stesso Calderoli è stato nominato vicepresidente, autorizza la magistratura a procedere nei suoi confronti per il reato di diffamazione, ma non per quello di istigazione all’odio razziale.

Roberto Calderoli. Photo credit: ZioDave / Foter / CC BY-SA

Roberto Calderoli. Photo credit: ZioDave / Foter / CC BY-SA

Il voto di Palazzo Madama (126 sì, 116 no, 10 astenuti) è in controtendenza rispetto al parere della Giunta delle Autorizzazioni, che a febbraio aveva giudicato la frase di Calderoli (“La Kyenge? Quando la vedo non posso non pensare a un orango”) come pronunciata nell’esercizio delle funzioni parlamentari, perciò non passibile di processo da parte dell’autorità giudiziaria (art. 68, coma 1 della Costituzione). Prima che la votazione avesse luogo, Calderoli ha preso la parola per reiterare le sue scuse per quella che lui definisce una “stupidata”, attribuendo la colpa di quelle parole per sua stessa ammissione “censurabili” alla chemioterapia cui si sottopone da alcuni anni e sottolineando che la stessa Kyenge accettò a suo tempo le scuse senza sporgere alcuna denuncia.

A nulla è valso il tentativo del capogruppo Pd al Senato Zanda di rimandare la votazione, adducendo a spiegazione della richiesta del suo partito la mancanza del tempo necessario a consultare le carte relative al caso. Il Partito Democratico è stato per questo attaccato da esponenti del Movimento Cinque Stelle, che hanno visto in questa mossa un tentativo di rimandare la questione sine die per mettere al sicuro le riforme costituzionali da ulteriori turbolenze. In soccorso di Calderoli è però giunto il Senatore Malan (Forza Italia), la cui richiesta di due votazioni separate per i reati di diffamazione e istigazione all’odio raziale è stata accolta. A conti fatti, nel segreto dell’urna il Pd è stato determinante per condannare Calderoli a subire il processo per il primo capo d’accusa e a salvarlo da quello per il secondo, per il quale è stato decretato insindacabile e quindi improcessabile (195 contro 45, 12 gli astenuti).

A.S.

Tags:Cecile Kyenge,diffamazione,istigazione all'odio raziale,Lega Nord,malan,partito democratico,pd,razzismo,senato,zanda

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