Magazine Informazione regionale
di Giancarlo
Melis
A fine
giugno di una decina d'anni fa, poco dopo le sei del mattino durante l'ora
della mia corsa quotidiana, dopo aver terminato una salita, lo sguardo spaziava
in direzione dei monti verso ovest. Una grande luna piena occupava l’orizzonte.
Bellissima, quasi incredibile nella sua magnificenza - pensavo – mentre
continuavo ad osservarla prima di affrontare un altro tornante alla mia destra.
Svoltando, il mio stupore non venne a mancare perché di fronte a me vi era il
grande disco solare da poco sorto che si stagliava enorme nel cielo. Volgevo lo
sguardo alternativamente ad est e ad ovest per osservare i due astri
fronteggiarsi per un fugace momento nel loro pieno splendore(1) e il mio
pensiero fu: "Iside è riuscita a
ritrovare tutti i pezzi del suo sposo e a ricomporre Osiride."
Una domanda mi posi allora: I nuragici conoscevano la misura del fallo di
Osiride? Conoscevano cioè quel segmento/numero che metteva in relazione i
fenomeni solari e lunari e i rispettivi calendari per poter dare origine a un
nuovo ciclo temporale più o meno lungo?
Una
positiva ed esauriente risposta ci è stata data e documentata da Mauro Peppino
Zedda con le sue illuminanti ricerche. La tenacia dell’autore nel perseguire le
sue iniziali intuizioni, malgrado il disinteresse del mondo accademico
tradizionalista, ha aperto una grossa breccia nell’oscurità del periodo
nuragico. L’autore si pone giustamente anche un’altra domanda: quali stelle di
prima grandezza avevano, in quel periodo, una declinazione compatibile con
l’orientamento dei nuraghi? Perché il collocare/costruire nuraghi che
incorporano le posizioni dei lunistizi e le direttrici dei solstizi faceva si
che, oltre a soddisfare le necessità calendariali, gli stessi fungessero da
gnomoni per l’osservazione del tempo del cielo e per annottare il grado/tempo
di variazione del sorgere o tramontare eliaco/draconico delle costellazioni,
delle stelle e dei pianeti, in particolare quelli che fungevano e tuttora
fungono da segnatempo, singolarmente Venere, Giove e Saturno o in coppia in
occasione delle periodiche congiunzioni (es. Giove Saturno ogni venti anni). [sighi a lèghere]