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Call of Duty: Ghosts – Recensione

Creato il 11 novembre 2013 da Videogiochi @ZGiochi

Cover Call of Duty: Ghosts

PC - PS3 - PS4 - Wii U - Xbox 360 - Xbox One TESTATO SU
X360

Genere: Sparatutto

Sviluppatore:

Produttore:

Distributore: Activision

Lingua: Italiano

Giocatori: 16

Data di uscita: 05/11/2013

Pegi 18 PS3X360PCWii U

EUR 59,20EUR 59,20EUR 48,90EUR 65,31

VISITA LA SCHEDA DI Call of Duty: Ghosts

Pro-1Nuove modalità online interessanti Contro-1Campagna non all'altezza delle aspettative

Pro-2Divertente ed immediato nel multiplayer Contro-2Urge un aggiornamento del motore grafico

Pro-3Tantissimi contenuti, come sempre Contro-3Solo 12 giocatori online su current gen

“War never changes” recitava l’introduzione dei primi tre Fallout. Queste parole ci sono sembrate particolarmente indicate per parlare del nuovo capitolo di Call of Duty, puntualmente arrivato per riscaldare i nostri freddi autunni ed ampiamente anticipato da una lunga scia di critiche riguardante l’eccessivo conservazionismo all’interno del brand. Possiamo dirvi fin da subito che Call of Duty: Ghosts non è un semplice copia-incolla di quanto già visto in passato, Infinity Ward non si è limitata ad aggiornare le formazioni delle squadre e aggiornare la cover di gioco, come succede con alcuni titoli sportivi. Di contenuti anche quest’anno ne abbiamo tanti, ma non tutti realizzati come ci saremmo aspettati: il capitolo a cavallo tra due generazioni dello sparatutto in prima persona più venduto al mondo quest’anno non è così perfetto.

Piccolo disclaimer: per motivi principalmente di tempo, questa recensione è stata scritta da quattro mani: Michele “Andrew Ryan” Lerda si è occupato di testare a fondo il single player, mentre Giovanni “Giopa” Panzano si è focalizzato sull’aspetto online. Buona lettura!

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SINGLE PLAYER

Per molti dei fan di Call of Duty la campagna in single player è qualcosa di puramente accessorio da completare nei giorni in cui il modem non funziona come dovrebbe, o nei piccoli ritagli di tempo. Nonostante questa componente negli anni sia stata messa sempre più in secondo piano, le avventure proposte sono sempre riuscite a catturare i giocatori proponendo una storia alla Tom Clancy ed un concentrato di adrenalina e di follia. Quest’anno il meccanismo pare essersi rotto e il tracollo pare ancora più evidente se paragonato al buon lavoro effettuato con Black Ops 2: l’ultimo capitolo sviluppato dai ragazzi di Treyarch, lungi dall’essere perfetto, proponeva una campagna non lineare in grado di lasciare un minimo di spazio ai giocatori e con i suoi finali multipli offriva una discreta rigiocabilità. Infinity Ward, impegnata a far uscire contemporaneamente il suo gioco su sei piattaforme differenti, ha effettuato un evidente passo indietro e nelle diciotto missioni a disposizione non troveremo altro che corridoi e sequenze che dovrebbero risultare spettacolari, ma che al massimo possono lasciare perplessi. La trama ricalca parzialmente quanto già visto nel secondo e nel terzo capitolo della trilogia di Moden Warfare, senza farvi spoiler ci troveremo ad affrontare una invasione delle coste americane, questa volta ad opera di una delegazione di stati sudamericani; dopo l’incipit faremo un salto in avanti di dieci anni in una condizione di guerra aperta dove con Logan, Hesh e il fedele cane Riley dovremo salvare il mondo ribaltando le sorti di un conflitto che sembra oramai segnato. La storia per quanto impossibile nella realtà funziona solo per le prime fasi, le poche ore che vi saranno richieste per portare a termine la campagna bastano ed avanzano, quindi, per mostrare tutti i limiti di un plot inconcludente, pieno di momenti morti e di colpi di scena assolutamente prevedibili. Molti giocatori porteranno a termine la campagna solo per gli obiettivi e per la brevità di questa, più che per un reale coinvolgimento.

Gli scrittori del team di Infinity Ward non sono riusciti a ricreare un collegamento tra i giocatori ed i personaggi della storia come era accaduto con la squadra di Modern Warfare. Hesh e Logan sono caratterizzati in maniera troppo superficiale per essere interessanti, l’unica vera star della squadra è il cane Riley, ma questo è dettato più che altro dal nostro amore per gli animali. La situazione non migliora certo dal punto di vista del gameplay e lo si capisce fin dai primi momenti grazie alla missione dentro la stazione orbitante, sezione tanto bella da vedere quanto brutta da giocare. Anche volendo ignorare le enormi incongruenze che vanno contro le più basilari leggi della fisica (chissenefrega della fisica, non giochiamo a CoD per quello, NdR), lo stage dura una decina di minuti ma sono sufficienti per mostrare quanto ci aspetta in futuro: una serie infinita di corridoi e situazioni che risultano ridicole anche per una “americanata” del genere. Giusto per spezzare una lancia in favore degli sviluppatori e della curiosità scientifica, in più sedi si è letto di lamentele riguardo alle armi da fuoco che non potrebbero funzionare nello spazio aperto. In questo caso non c’è nessun errore, le armi possono funzionare anche in assenza di atmosfera a patto di sigillare adeguatamente le cartucce e, paradossalmente, la brevità della sezione permette di non incorrere in guasti dovuti dalle bassissime temperature.

Tornati sulla terraferma le cose non vanno molto meglio, forse per pigrizia appare evidente come al giocatore sia rimasta pochissima libertà di azione, esiste un’unica strada da seguire e tutto quello che dobbiamo fare è rimanere accucciati, sparare ogni qualvolta qualche cattivo messicano passi davanti il nostro mirino e nel caso cercassimo di fare qualcosa di minimamente originale, o non previsto, verremo eliminati da qualche bomba o da qualche proiettile esplosivo. A smorzare la monotonia delle sezioni a piedi ci pensa per fortuna il cane Riley, unico elemento minimamente interessante, che con il suo approccio stealth porterà un briciolo di novità nelle poche missioni in cui viene utilizzato. Se c’è qualcosa di cui la campagna di Call of Duty: Ghosts non può essere accusata è di mancanza di varietà, nella sua brevità è in grado di travolgerci in un moltitudine di situazioni differenti, un istante si sta guidando un carro armato e dieci minuti dopo siamo nello spazio (di nuovo) a sparare ai cattivi. Si ha pienamente la sensazione di esser catapultati in un filmone americano frenetico e folle, di quelli al cui confronto “I Mercernari” pare degno rappresentate del cinema d’autore. Pur non cercando il realismo, vedere un carro armato che si guida come una Cinquecento in un rally arcade lascia decisamente perplessi, così come le sezioni sottacqua, dove il nostro protagonista si muoverà esattamente come nello spazio, in assenza di gravità…

Senza voler esagerare o mettere in croce gli sviluppatori, la campagna single player non è orripilante o ingiocabile, pur rappresentando il lato più debole di tutta la produzione. Nella sua poliedrica follia avrebbe il potenziale per divertire e per lasciare un buon ricordo nonostante la brevità, il problema risiede nella realizzazione lacunosa di ogni sua componente, che compromettono in maniera irreparabile il divertimento.

MULTIPLAYER

Il comparto multigiocatore, vero e proprio punto di forza del brand Activision, non ha subito particolari stravolgimenti per quanto riguarda il gameplay, ma sono state introdotte diverse novità sia in ambito delle modalità di gioco che della gestione delle classi. Prima di tutto non controlleremo più un generico soldato, ma avremo a nostra disposizione un’intera squadra, in cui ogni elemento ha un proprio livello esperienza, le proprie classi ed il proprio aspetto (con tanto di possibilità di scegliere soldati di sesso femminile). A proposito delle classi, sono stati apportati alcuni cambiamenti a quella che è la gestione delle stesse, riprendendo solo in parte quanto visto in Black Ops 2: questa volta non ci sono più gli slot da riempire a piacimento con armi, accessori e granate di vario genere, ma tale filosofia sarà applicata ai soli perks, presenti in grandissimo numero e senza possibilità di essere aggiornati alla versione pro. Tornano anche le tre classi di killstreak, ovvero Assalto, costituita da serie offensive, Supporto e Specialista, che attiverà nuovi perks con l’aumentare del numero di uccisioni consecutive. Rinnovato è anche il metodo di sblocco dell’equipaggiamento, che in parte prende spunto dal primo Black Ops. Infatti, sin dal primo istante di gioco sarà tutto “disponibile” e saremo noi a decidere l’ordine in cui sbloccare armi, accessori e serie uccisioni attraverso i Punti Squadra, una sorta di moneta di gioco che guadagneremo giocando. Vanno esclusi da tale discorso i perks, che continuano a sbloccarsi con l’avanzare del livello, e gli accessori per la personalizzazione del personaggio, i quali verranno sbloccati tramite il superamento di alcune sfide.

Piccoli cambiamenti sono stati apportati anche al gameplay vero e proprio. Ad esempio gli avversari caduti potranno rilasciare una speciale valigetta che, se raccolta, attiverà una sfida. Nel caso riuscissimo a completare tale sfida otterremo subito una cassa ricompensa, che non sarà più disponibile tra le killstreak. Altra novità è la presenza di un indicatore che, durante il lancio di una granata, ci indicherà a schermo quanto manca all’esplosione. Niente di eccezionale, che sarà utile solo ed esclusivamente ai giocatori meno esperti. Il cambiamento più sensibile riguarda però la riduzione dei punti vita, infatti ci si renderà subito conto di quanto sia diminuita drasticamente la dose di piombo necessaria a mandare giù gli avversari. Tale scelta, oltre a premiare i giocatori più lesti, darà un netto vantaggio a coloro i quali utilizzano armi manuali o a raffica (a differenza del precedente capitolo in cui le pistole mitragliatrici erano decisamente superiori, in particolar modo l’MP7), dal momento che un colpo ben assestato potrà tranquillamente “oneshottare” il nemico. È stata introdotta anche la scivolata, che sostituisce l’animazione del tuffo presente in Black Ops.

Per quello che concerne le killstreaks, è cambiato radicalmente il funzionamento dello UAV, questa volta infatti sbloccheremo un’antenna da posizionare al suolo, la quale si aggiornerà con frequenza proporzionale al numero di antenne presenti. Altra serie di uccisioni che merita una menzione è quella rappresentata dal cane, che richiede cinque uccisioni per essere chiamato al nostro fianco; il fastidio arrecato dal buon Riley non può essere certo paragonato a quello degli ormai celebri cani di World At War, ma saprà comunque darci qualche rogna, soprattutto negli scontri ravvicinati, dove bisognerà badare sia all’avversario che al cane che non mancherà di azzannarci. Peccato poi per la riduzione, solo su current gen, del numero di giocatori a 12, scelta che stride fortemente con l’ampliamento delle mappe.

MODALITÀ PER TUTTI I GUSTI

Non mancano le new entries anche per le modalità di gioco. Ad affiancare le ormai conosciute Free For All, Team Deathmatch, Domination, Cerca & DistruggiUccisione Confermata e il ritorno della modalità Infetto, fanno il loro ingresso nella serie Search & Rescue, Grind, Blitz, Cranked e Hunted. La prima di queste non è altro che la classica modalità Cerca & Distruggi, in cui però i giocatori uccisi lasceranno a terra una dog tag, che se raccolta dagli avversari eliminerà definitivamente il giocatore e se raccolta dai compagni ne permetterà invece il respawn. Grind è il risultato di un mix tra svariate modalità, infatti sulla mappa sono presenti due bandiere da conquistare, alle quali i giocatori dovranno portare tutte le dog tag raccolte dai nemici eliminati. In Blitz ogni giocatore dovrà cercare di raggiungere la base nemica per segnare un punto, stando però attenti a non permettere agli avversari di fare altrettanto, mentre in Frenesia dopo ogni uccisione la nostra velocità aumenterà a dismisura ed apparirà su schermo un timer di 30 secondi che si resetterà nel caso dovessimo uccidere un altro avversario (contano le kill eseguite tramite killstreak) o, in caso contrario, esploderemo letteralmente. Troviamo infine Hunted, probabilmente la modalità più interessante al fianco di Frenesia, che mette tutti i giocatori sullo stesso piano, assegnandogli una pistola con un solo caricatore e due coltelli, non sarà possibile portare due armi contemporaneamente (potremo raccogliere armi con munizioni limitate da alcune casse) e tutti i giocatori avranno a disposizione le sole killstreak specialista. In poche parole, Hunted è la modalità che fa più leva sulle skill del giocatore che sulle classi di gioco più “pompate”.

Ad affiancare poi il vero e proprio multiplayer troviamo le modalità Squadre ed Estinzione. Nella prima potremo giocare sia in Safeguard, una sorta di modalità orde in cui dovremo sopravvivere ad ondate sempre più numerose ed aggressive di nemici, con la possibilità di potenziare le armi man mano che le utilizzeremo. Sarà inoltre possibile competere, attraverso la modalità Wargame, contro la squadra dei nostri amici, entrambi affiancati dal proprio team. E non è finita qua, per la prima volta in un titolo Infinity Ward è stata inserita una modalità che tutti consideravano una sorta di rimpiazzo di quella dedicata agli zombi per i titoli Treyarch, ma che in realtà si è rivelata essere qualcosa in più, ovvero Estinzione. Tale modalità ci fionda all’interno di una mappa invasa da una razza aliena e ci verrà consegnata una trivella, la quale potrà essere raccolta e posizionata nei pressi di alcuni alveari da eliminare. Il nostro compito sarà quindi quello di eliminare gli alieni e, al contempo, di proteggere la trivella, strumento necessario al proseguimento della nostra partita. Giocando a questa modalità otterremo punti esperienza per avanzare di livello (che sarà separato rispetto a quello del multiplayer) e sbloccare abilità e nuove pistole. La pistola è infatti un’arma fondamentale, che non potrà essere scambiata e, come le abilità equipaggiate, potrà essere potenziata attraverso dei punti abilità che guadagneremo distruggendo alveari e superando delle sfide generate casualmente dal gioco. Uccidendo gli alieni otterremo, come sempre, dei dollari (con un limite di 6000 $ per il nostro portafoglio virtuale), che potremo spendere per attivare le abilità, utilizzare le trappole ed acquistare le armi. Giocare con un gruppo di amici ovviamente dà soddisfazioni, anche se per andare avanti sarà necessaria una certa organizzazione, soprattutto nella strutturazione delle classi.

Passiamo, per finire, al comparto tecnico del titolo, che purtroppo non riesce a sorprendere. Nonostante l’introduzione delle nuove animazioni, della distruttibilità delle mappe, che è estremamente limitata ed assolutamente ininfluente in termini di gameplay, il titolo mostra un comparto grafico identico a quello del precedente titolo per quanto concerne le console dell’attuale generazione. Anche la versione PC non sorprende, a causa di un motore fisico scarso e di un impatto puramente grafico che viene sconfitto senza pietà se paragonato al “rivale” Battlefield 4, decisamente più potente da questo punto di vista. Il comparto sonoro è invece più che sufficiente, grazie a buoni effetti sonori e alla colonna sonora di tutto rispetto.

IN CONCLUSIONE
Call of Duty: Ghosts rischia di essere ricordato semplicemente come l'ennesimo Call of Duty, a causa di una campagna monotona, un comparto tecnico ormai obsoleto ed un gameplay che ha evidente bisogno di essere svecchiato. Se avete amato gli altri capitoli probabilmente apprezzerete anche questo, grazie all'introduzione di alcune interessanti modalità e alla gestione della squadra, mentre se non siete grandi fan del brand è meglio che ne stiate alla larga. ZVOTO 7
Voto dei lettori5.56
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