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Call of Duty: il gioco della Guerra indotta.

Creato il 20 gennaio 2012 da Tnepd

Call of Duty: il gioco della Guerra indotta.

Con l’avvento di Internet, del virtuale e di quello che che ad esso è possibile attuare, si sono sviluppate diversi programmi di simulazione del volo, dai più semplici come Fighter Pilot ai più complessi attuali come Microsoft FSX, Black Shark 2 KA-50,l’ A-10 Warthog e l’ultimo nato, il noto, per gli appassionati, Falcon BMS, una evoluzione della vecchia versione di Falcon degli anni 80 prodotto dalla Micropose.

Call of Duty: il gioco della Guerra indotta.
A-10 Warthog
Call of Duty: il gioco della Guerra indotta.
Black Shark Ka-50

I

In tutti questi simulatori l’obbiettivo è l’azione della persona di interagire con l’intelligenza artificiale o, nel caso migliore, in uno scontro aperto ed organizzato contro altri umani. La simulazione negli ultimi arrivati, specialmente in quelli militari, è sorprendente sia per quanto riguarda la grafica che il realismo dei sistemi d’arma e delle avioniche implementate nei programmi. Si passa dalle conoscenze della fisica dei fluidi, a quelle delle dinamiche della fisica di un’ala, dalla interpretazione dei segnali radar all’individuazione dei codici dei velivoli nemici o terrestri, senza scordare che ogni simulatore ha un parco armamenti a dir poco impressionante. La conoscenza e l’apprendimento è spesso sostenuto da manuali voluminosi di oltre 500/700 pagine e chi vuol padroneggiare in questi simulatori deve sacrificare molte ore di pratica con esercizio e  schemi di comportamento molto realistici, oltre i quali spesso si viene emarginati, il che non vuol dire che non si vola, ma solamente che la presenza di persone poco interessate allo sviluppo del realismo viene relegata in attività più ludiche che di simulazione vera e propria.

Si parla quindi di corsi accademici con diversi gradini di difficoltà, dove l’apprendimento viene verificato con esami e il cui esisto non sempre è quello gratificante di poter effettuare voli impegnativi. In poche parole una scuola virtuale di volo dove la realtà fisica viene traslata in quella virtuale. Così che termini, gradi, codici di comportamento istruiscono i piloti virtuali al combattimento aereo e terrestre.

L’unico contatto fisico effettivo è quello della voce dei propri compagni di volo, mentre il nemico, che può essere anche un umano, è spesso visto come un oggetto anziché un individuo. La politica del colpisci e fuggi è applicata con estrema cura e perizia tanto che nelle missioni aria/terra la bravura e la rapidità delle azioni richiede spesso un coordinamento di altri velivoli che proteggano, che liberino i cieli dai velivoli nemici o che facciano piazza pulita degli ostacoli terrestri dotati di sistemi d’arma molto complessi.

In una intervista, il noto Enry Kissinger, dichiarava “Our young have been trained well for the last decade or so on combat console games, it was interesting to see the new Call of Duty Modern Warfare 3 game, which mirrors exactly what is to come in the near future with its predictive programming. Our young, in the US and West, are prepared because they have been programmed to be good soldiers, cannon fodder, and when they will be ordered to go out into the streets and fight those crazy Chins and Russkies, they will obey their orders.
[traduzione]: I nostri giovani sono stati istruiti bene nell’ultima decade nei giochi di combattimento ed è interessante vedere il nuovo Call od Duty Moderne Warfare che rispecchia esattamente cosa arriverà nel prossimo futuro con la sua programmazione predittiva. I nostri giovani, in Usa e in Occidente, sono preparati, perché sono stati programmati ad essere dei bravi soldati, carne da cannone, e quando verrà loro ordinato di andare per le strade e combattere quei pazzi di cinesi e russi eseguiranno gli ordini a loro impartiti.

Nel 2007 un’associazione di psicoterapeuti tedesca (GwG) dichiarava che era necessario mettere furori legge tutti i giochi di violenza e gli spara-tutto, poiché “Il disprezzo dei media nei confronti dei giovani ha raggiunto negli ultimi anni una dimensione terrificante, tale per cui chi detiene le responsabilità politiche dovrebbe prendere iniziative immediate, prima che un’intera generazione di ragazzi e bambini venga risucchiata in questa spirale di violenza … Molti di questi giochi sono disumani e violano la Costituzione Tedesca. Pertanto la loro produzione e distribuzione dovrebbe essere perseguita a norma di legge”.

In questo piccolo spaccato di notizie e di conclusioni sui giochi di simulazione reale si inserisce anche un aspetto etologico di Irenäus Eibl-Eibesfeldt un noto studioso dei comportamenti umani. In un suo libro “Amore e Odio”, Eibesfeld indicava che in molti film, trasmissioni televisive, la trasmissione dell’aggressività era tale che spesso lo spettatore, ignaro di quello che veniva in lui creato, sfogava (abreagiva) la sua aggressività in atti, cose o persone che prima non avrebbe nemmeno considerato. Il “mercato” aveva agito in quella parte sopita della sua mente facendo leva su torti passati e sepolti, ma che immediatamente tornavano alla luce. Sempre nello stesso libro di Eibesfled viene indicato chiaramente che l’aggressività è comune nell’uomo, ma che è più mitigata e spesso simulata in quelle popolazioni che hanno più possibilità di un contatto fisico diretto, per contro essa si manifesta apertamente ed in maniera anche molto cruenta in quelle altre in cui le distanze e i mezzi di offesa possono permettere di non vedere chiaramente il proprio nemico od avversario.

L’espressività umana, gli occhi, la voce, la postura del corpo, il colore del sangue spesso sono dei potentissimi ostacoli a colui che deve colpire. Da qui le maschere, gli elmetti che coprono, le fasce oscurate con colori “mimetici”, i visori che impediscono all’altro di vedere il suo nemico, i fucili con cannocchiali o meglio ancora i cannoni che lanciano granate ad oltre 30 km di distanza, senza dimenticare ovviamente gli attuali sistemi missilistici, in cui l’operatore ha il solo compito di premere un bottone rosso per il lancio.
Nessun impedimento etologico, nessuna remora morale e nessuna barriera comunicativa può compromettere l’attività, spesso non propriamente conosciuta dal lanciatore.
A questo riguardo sono importanti i corsi di addestramento, in cui i militari o la semplice truppa, è costretta per mesi (senza vedere né familiari, né amici) a rimanerci fino al completo “assorbimento” delle verità “ordinate” dai superiori. Le punizioni, i premi, la sottomissione, la edulcorazione, le coercizioni, le punizioni fisiche o psichiche e l’uso indiscriminato di sostanze allucinogene sono tutte proiettate al fine di cancellare, radere alla base qualsiasi possibilità di “ripensamento” o moralità che il soldato potrebbe avere nel momento della sua azione quando dovesse venire a contatto fisico con il nemico. Non a caso negli Usa ogni giorno si suicidano 18 militari così che l’esercito americano, conscio della distruzione psichica dei suoi soldati, ha posto pure una serie di indicazioni per “aiutare” i possibili suicidi.

E’ evidente quindi che l’uomo pur avendo in se quella aggressività di cui sopra, nel momento della verità non riuscirebbe ad esprimerla come meglio crede e non per incapacità, ma per il semplice fatto che di fronte a lui c’è egli stesso, l’immagine di se, di un altro con le sue stesse paure e le sue stesse limitazioni. Esistono molti fatti di guerra passata in cui i nemici non abbiano avuto la forza di combattersi, ma quelli erano altri tempi.

Adesso, con la tecnologia al servizio dell’uomo, tutte queste cose sono diventate obsolete, l’impiego della truppa è quindi collaterale e non primario: l’abbiamo visto anche nell’ultima disastrosa guerra di Libia. Il lavoro sporco è lasciato ai locali.
Allo stesso tempo però i gradi più alti della tecnologia hanno messo a punto il sistema d’arma che meno coinvolge l’essere umano. Infatti si copre che le forze aeree Usa hanno una parco di circo 18.000 velivoli dei quali il 30% è quello unmanned (senza equipaggio).

Qual’è il significato di questo cambiamento di rotta nella strategia militare? I motivi sono molteplici: i costi, le forze umane messe a disposizione e la possibilità di agire senza la perdita di piloti che hanno un costo via via sempre più alto con una efficienza inversamente proporzionale. L’aspetto tecnologico caricato negli attuali velivoli è talmente elevato che spesso la maggior parte delle attività vengono controllate dai computer di bordo, lasciando al pilota solo una piccola parte delle attività a lui dedicate, ma spesso anche queste vengono vanificate da infinite variabili che possono accadere durante i voli di attacco: è sufficiente che un proiettile passi la carlinga di un velivolo per rendere l’attività del pilota così intensa che la soluzione migliore è quella della ritirata o in gergo tecnico RTB (Return to base). Nella guerra dell’Iraq spesso i velivoli non si alzavano in volo se veniva tracciato una minaccia ostile e questo per dire che l’attività bellica è stata limitata dal fatto che i costi per la preparazione del pilota, dell’armamento e del velivolo avevano una predominanza sulla strategia di guerra molto più forte.

Da questo, l’uso ormai indiscriminato dei Droni, aerei senza equipaggio, delle dimensioni variabili a seconda del carico bellico, che possono essere tranquillamente controllati da un semplice portatile, proprio come il caso suddetto dei simulatori di volo. L’esperienza dei piloti, dei strateghi e dei tattici di guerra sono le condizioni necessarie al fine di ottimizzare le missioni, ma il contatto diretto con la realtà umana della guerra viene ad essere scambiato come un gioco. I piloti virtuali veri, quelli con le stellette, e lo sgancio di una bomba da 500kg è paragonato ad un gioco o il lancio di qualche manciata di fosforo sopra dei villaggi o sopra delle truppe nemiche è ora paragonabile a quanto visibile nei vari simulatori. La consapevolezza del dolore, delle stragi e dell’odore del sangue non è più percepibile, così come non è più percepibile la sensazione di paura nel passare sopra a delle linee nemiche.


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