Da quando ho questo blog, ho sempre ricevuto e-mails di persone interessate ad andare in Australia, alcune solo per semplice spirito avventuriero/turistico, altre mosse più dalla voglia di cambiare aria. Mi contattano per avere semplici informazioni, qualche consiglio, qualche opinione. Per alcuni ci vuole solo qualche parola di incoraggiamento per compiere il passo decisivo, e io mai mi sono sottratta a queste richieste. Negli ultimi mesi però, e in particolare nell’ultimo mese, il tono delle e-mails è leggermente cambiato. E dico leggermente per usare un eufemismo….siamo passati dal semplice: “Mi piacerebbe andare in Australia…hai qualche consiglio da darmi?” a…”Voglio scappare…che chance ho di farcela?”. O_o.
Anche questi sono segnali della crisi devastante che stiamo vivendo….dal punto di vista lavorativo il 2011 per me è stato davvero disgraziato e in questo momento, mentre scrivo, mi auguro che il 2012 sia diverso…non solo me lo auguro, ma sono pronta a fare qualsiasi cosa perché questo avvenga. Non basta augurarsi che qualcosa cambi, bisogna lottare perché questo succeda. Ma io lotto qui, ho deciso che dopo aver girato mezzo mondo (non sono stata solo in Australia) e aver visto come questo mezzo mondo gira, ho deciso che non c’è crisi che tenga e io la mia vita la voglio vivere qui e lotterò con tutta me stessa perché questo avvenga. È il mio sogno personale. Nessun principe azzurro, nessun guadagno stellare, nessuna casa delle meraviglie. Questi sono sogni banali, per quello che mi riguarda. Il mio è quello di vivere bene nel mio paese.
Ma per molti di quelli che mi scrivono, non è così. La crisi italiana che evidentemente è più grave di altri paesi (ma non pensiate che altrove si stia tanto meglio) spinge molti di voi a guardare all’estero…e a scappare. I casi di successo, ad esempio, di giovani laureati che hanno fatto fortuna nella Silicon Valley americana o nel continente australiano fanno sognare ad occhi aperti chi spera in un riscatto lontano da qui. E così fioccano le e-mails di gente disperata, con famiglia a carico o single, con una conoscenza basilare dell’inglese o magari nulla, con una licenza media o con una laurea fresca fresca da 110 e lode e zero esperienze lavorative…tutti con storie e capacità diverse, tutti accomunati dalla stesso disperato obiettivo: scappare. Perché quando scappi da un paese, quello che ti muove è la disperazione, è inutile girarci intorno. Non è volontà di conoscere posti nuovi, ma solo volontà di sparire da qui….
Come ho già detto tante volte…se andate via mossi solo dalla disperazione, non va bene. Scusate se mi ripeto, ma ultimamente le cose stanno peggiorando non solo dal punto di vista economico, ma anche dall’esasperazione che sta raggiungendo livelli atomici, pronta a trasformarsi un’esplosione da cui non so se ne usciremo bene. Gente che prende a sberle esattori fiscali, pacchi bomba indirizzati ad Equitalia, politici imbambolati e banchieri di turno che per caso (un caso chiamato Napolitano) si trovano a governare l’Italia e pensano di risolvere i problemi aumentando le tasse…e così ero brava anch’io….
E tutto ciò non fa che esasperare gli animi…la gente non ha più soldi e si vede “ritassare”….è normale che voglia scappare. Però scappare serve a poco. E ora mi insulterete, però prima di farlo leggete queste righe e poi ne parliamo.
Se proprio volete fuggire, almeno progettate bene la fuga, un po’ come se doveste evadere da un carcere (non so come mi sia uscito questo paragone
)…dovete calcolare ogni passo, perché se sbagliate, l’unica opzione è tornare indietro delusi e ancora più amareggiati di quando siete scappati (un po’ come il prigioniero che se sbaglia l’evasione lo beccano e lo rispediscono in cella…e certo che è più amareggiato rispetto a quando è scappato..ma se avesse calcolato meglio la fuga non lo avrebbero beccato!).Questo paragone è un po’ forzato e di certo non voglio istigare l’evasione dalle carceri! Era solo un colorito esempio di come un passo sbagliato, seppur animato dalle migliori intenzioni, possa far peggiorare la situazione iniziale.
In few words….la disperazione non può essere la ragione principale della fuga, perché rischiate di fare un bel botto nel nulla.
Io comincio seriamente a preoccuparmi di tutte queste richieste d’aiuto, di gente che mi chiede quattro consigli in croce ed è capace di partire domani perché non ne può più ……perché qui non c’è lavoro e tutto gira intorno al lavoro…e io sono andata in Australia perchè qui non trovavo lavoro e di lavoro ne ho trovato tanto…ma dopo un anno e mezzo me ne sono tornata in Italia perché l’Australia non era il posto dove volevo stare…e sono tornata qui…e sono tornata a tribolare per il lavoro, ma di qui non me ne andrei più, perché ci sono cose che in Australia io non ho mai trovato e che qui trovo tutti i giorni.
In Australia ho trovato soldi, stabilità lavorativa, ho fatto un’esperienza globalmente straordinaria ma ho trovato anche tanta solitudine, sono stata molto sola, ho avuto difficoltà a farmi degli amici e mi sentivo, a tratti, un po’ persa. Questa è la mia storia. Ci mancherebbe. Ognuno ha la sua. Uno di voi potrebbe rispondermi (anche più di uno) che invece in Australia ha trovato tutto (la nostra amica Roberta, ad esempio) e meno male che ci sono questi esempi. Ma io mi ricordo degli italiani che ho conosciuto e di come mi raccontavano dei grandi soldi che si facevano laggiù e di come non vedessero l’ora di mettere da parte un bel gruzzoletto per tornarsene a casa perché l’Australia a loro non piaceva…
Non c’è una verità assoluta. Il vostro Eldorado può essere qui o altrove. Io non sono nessuno per dirvi dove si trova, ma un piccolo consiglio posso darvelo: partite con un obiettivo e non perché siete disperati. Spogliatevi per un attimo dell’angoscia e provate a focalizzare sul motivo di una vostra eventuale partenza. Non pensate di partire per rimanere, perché quella sarà semmai una conseguenza della vostra partenza. Leggo e-mails di gente che mi dice “Basta, ora vado a vivere in Australia, qui non ci torno più”. E magari in Australia non ci sono mai stati….
Partire per fare qualcosa, una prima esperienza di vita, tanto per staccare da qui e vedere come va. Poi allora, se vi innamorerete dell’Australia, comincerete a pensare ad un eventuale trasferimento. Ma non subito, scegliete gradualmente come disegnare la vostra vita, non progettate tutto in un giorno. Come cantano i Morcheeba, Rome wasn’t buit in a day…e allora come pretendete di disegnare la vostra vita futura in poche ore?
Qual è quindi il vostro obiettivo? Se in Italia non ci fosse questa crisi maledetta e voi aveste un lavoro tutto sommato decente…avreste ancora voglia di andare in Australia?
Probabilmente no (o almeno così intuisco dalle motivazioni che molti mi danno nelle e-mails). Il lavoro è il primo pensiero degli italiani, lo dicono i sondaggi non io. E il lavoro è il primo motivo di fuga all’estero. Bene, ci sta. Lavoro, non disperazione. Il lavoro è un ottimo motivo per partire.
Perfetto. Avete le carte per farcela? Non lo so. Ci sono poche semplice regole che dovrebbero essere almeno il vostro punto di partenza per capire se è il caso di andare o no.
La conoscenza dell’inglese è fondamentale…non basta conoscerlo a livello scolastico, bisogna saperlo parlare in modo tale da poter sostenere una semplice conversazione. L’esperienza lavorativa va bene qualunque sia, se avete fatto lavori manuali o più intellettuali poco importa perché in Australia c’è spazio per tutti. Dagli imbianchini agli ingegneri. Certo, ci sono professioni più richieste di altre e basta consultare siti come www.seek.com.au, il primo motore di ricerca lavoro australiano, per capire se il vostro lavoro è ricercato. Un’altra ottima fonte sono le skilled occupation lists che periodicamente pubblica e aggiorna il governo australiano e che sono consultabili sul sito del dipartimento immigrazione del governo (http://www.immi.gov.au).
Se avete intenzione di far trasferire tutta la famiglia dall’altra parte del mondo…prima di farlo magari andate solo voi in avanscoperta. Vedete se è quello che desiderate davvero (per voi e per tutta la vostra famiglia) e poi, in caso positivo, consultate un agente dell’immigrazione (www.mara.gov.au) che magari dovrete pagare qualcosa, ma vi segue passo dopo passo e almeno siete affiancati da professionisti su quello che dovrete fare.
Sembrano consigli quasi banali, ma ho voluto ribadirveli perché dalle e-mails che mi arrivano ho l’impressione che se vi rispondessi (non lo farei mai) di partire domani che tanto è una figata e vi troverete senz’altro bene…voi partireste senza pensarci troppo. Aspettate che qualcuno che ci è già stato, come me, vi dica le paroline magiche che vi ho appena menzionato, così da avere la conferma che la terra promessa è altrove, al di fuori di questi confini.
Io non vi dirò mai che in Australia, o in qualsiasi altra parte del mondo, troverete quello che state cercando. E nessuno dovrebbe farlo. Io vi auguro di trovarlo, qui o altrove, ma sono così tanti gli elementi che possono fare di un’esperienza una scelta di vita, che nessuno può sapere a prescindere come andrà a finire. Magari trovate lavoro e guadagnate tanti soldi, ma non vi piace l’ambiente, non vi trovate con le persone, con la società….oppure vi trovate benissimo, è il posto dei vostri sogni, ma non riuscite a trovare il lavoro per cui avete studiato tanto…o ancora trovate il ragazzo, ma non il lavoro…oppure trovate tutto, ragazzo, lavoro ma siete lontani dalla vostra famiglia e questo vi fa male. Oppure andrà tutto alla grande e avrete fatto bene a partire. Ma questo non potete saperlo adesso, prima ancora di fare i biglietti. Nessuno ve lo dirà, nessuno con un po’ di buon senso può dirvi che è giusto scappare e abbandonare questo paese o, al contrario, è giusto rimanere e non partire. I fior fior di opinionisti e professori che incitano i giovani ad andarsene mi fanno ridere, perché non si rendono conto di quanto possono influenzare le scelte di chi oggi è disperato. Stessa cosa per chi deride chi invece vuole partire, bloccando così chi vuole andare a vedere cosa c’è oltre il proprio arcobaleno.
Il succo di tutta questa manfrina è: non fate in modo che sia la disperazione a farvi partire e a farvi rischiare tutto per un’illusione, perché finché non vivete davvero all’estero, quello che vi immaginate su quell’esperienza è solo frutto di un’illusione.
Se volete partire, prima di tutto spegnete la tv per un po’. Le notizie ai tg non fanno che esasperare la situazione del nostro paese. Disintossicatevene un po’ che non fa mai male. Poi documentatevi, fate ricerche, ma non soltanto andando a chiedere a chi c’è già stato se ci sono possibilità, perché la sua risposta sarà sempre e solo relativa alla sua esperienza singola. Guardate il mercato del lavoro, studiate il paese e la sua storia, mettetevi due soldi da parte e andate a visitarlo come turisti, tanto per capire se l’aria che tira è per voi respirabile.
Io, prima di partire per l’Australia, ho fatto le stesse ricerche che avete fatto voi, cercavo chi laggiù ci viveva o ci aveva vissuto e volevo sapere, ma volevo sentire solo quello che più si avvicinava alla mia illusione e cioè che era il paese delle meraviglie. E quando qualcuno mi scriveva che non era proprio così, facevo finta di non leggerlo perché io ormai mi ero convinta che l’Australia fosse la soluzione a tutti i miei problemi e chi mi diceva che mi sbagliavo non meritava la mia attenzione. Sono partita senza sapere bene quello che facevo, senza aver progettato e studiato davvero bene quel posto e senza mai averlo visto prima. Ho sbagliato da un certo punto di vista, ho sbagliato perché se quello che volevo era trasferirmi laggiù, avrei dovuto studiare meglio il paese, farci un giro prima per capire se era il posto giusto, parlare con rappresentanti della società civile e del mercato del lavoro per avere un’idea più precisa della realtà in cui avrei vissuto. Io sono partita di getto, ero disperata e nemmeno io sapevo quello che volevo. È stata un’esperienza stupenda dal punto di vista umano e anche lavorativo, perché ho svolto lavori diversi e imparato tante cose, è stata una bella scuola di vita, ma tornassi indietro mi comporterei diversamente.
O meglio, mi farei una semplice domanda, la stessa che dovreste farvi voi: perché partire? Per fare un’esperienza o viverci per sempre? Per fare un’esperienza potete partire adesso, anzi vi invito a farlo perché sì, di questo sono sicura che nel bene o nel male vivere in Australia è qualcosa che ognuno di noi dovrebbe fare. Se invece volete trasferirvi, allora mettete impeto, impulsività e disperazione da parte e cominciate a fare ricerche serie che potrebbero portarvi via anche parecchi mesi, ma ne sarà valsa la pena. Sarà tutto tempo che riconquisterete dopo.
E ora basta scrivere che invece di un post mi è venuto fuori un libro
Un bacio per tutti quelli che sono arrivati a leggermi fino qui.
La Maga