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Caltiki, il mostro immortale (1959)

Creato il 08 gennaio 2013 da Mcnab75

caltiki

Caltiki, il mostro immortale
di Riccardo Freda e Mario Bava
Italia/USA, 1959

Sinossi

Il biologo John Fielding, con la moglie Ellen e l’assistente Max Gunter, si trova nella giungla messicana, impegnato in laboriose ricerche, dirette a scoprire le tracce dell’antica civiltà dei Maya. Improvvisamente un componente della spedizione scompare ed un altro impazzisce. John e Max svolgono accurate indagini all’intento di scoprire le cause che hanno potuto determinare questi casi misteriosi e preoccupanti: in una grotta essi scoprono la statua di Caltiki, la dea della morte. Davanti alla statua c’è una pozza d’acqua dalla quale esce improvvisamente un enorme mostro, che afferra un braccio di Max. John riesce a malapena a salvarlo e lo conduce a Città del Messico. Qui staccano dal braccio di Max il brandello di carne del mostro, che vi è rimasto appeso, e scoprono che costituisce una gigantesca cellula, forma primordiale, sviluppatasi sotto influssi radioattivi. John porta a casa sua quell’organismo unicellulare per poterlo studiare a suo agio; ma durante una sua assenza, il passaggio di una cometa carica di radioattività risveglia le energie latenti in quella massa mostruosa…

Commento

Caltiki - dettaglio del mostro.

Caltiki – dettaglio del mostro.

In questo periodo sto recuperando qualche vecchio film di genere, pescando sia tra quelli già visti e tra quelli che ancora non son riuscito a recuperare. A questa seconda categoria appartiene (apparteneva) Caltiki, il mostro immortale, una delle rarissime pellicole italiane che trattano la tematica del mostro amorfo alla conquista del pianeta.
Una tematica, questa, ampiamente trattata dai b-movie e dagli z-movie statunitensi degli anni ’50, e culminata con la produzione del film Blob (1958).
Caltiki rappresenta, per il nostro cinema, un’occasione unica, un prodotto per molti versi pionieristico e memorabile. Non a caso alla regia si alternarono due leggende: Mario Bava e Riccardo Freda. Veri e propri padri del fantastico italiano su celluloide, e ingiustamente dimenticati da una scuola cinematografica, quella tricolore, che certe suggestioni sembra averle perse per strada decenni fa.

Innanzitutto una curiosità: la storia Caltiki è ambientata in Messico e gira attorno a una profezia Maya che prevede la distruzione della Terra a opera di una divinità mostruosa risvegliata da “qualcosa” che arriva dal cielo. Una bizzarra coincidenza, contando che nel 1959 nessuno si filava il calendario Maya e le sue bizzarre interpretazioni apocalittiche.

L’inizio del film è suggestivo, nel suo bianco e nero da inferno dantesco, in cui si vede un tempio sotterraneo, da cui fugge un archeologo impazzito per l’incontro con una creatura ctonia e mostruosa, di certo non umana. La stessa creatura – riflettono poi i protagonisti – che probabilmente ha causato una migrazione di massa dei Maya nel 600 d.C.
Il mostro si rivela essere Caltiki, nell’antichità riverita come un Dea. In realtà si tratta di un essere primitivo, vecchio di circa venti milioni di anni (!), un blob unicellulare in grado di espandersi in ambienti ricchi di radiazioni naturali o artificiali. Caltiki ha l’occasione di uscire dal suo isolamento grazie a Max, uno dei membri del team archeologico, il cui braccio viene infettato durante la fuga convulsa dal tempio vulcanico. Sarà lui a portare portare un pezzo vivo del mostro fino a Città del Messico, in mezzo a milioni di potenziali vittime da assorbire.

Un cadavere consumato da Caltiki.

Un cadavere consumato da Caltiki.

Caltiki è un film tipicamente di quel periodo, non privo di ingenuità scientifiche, ma ricco di quel sense of wonder che solo la golden age della fantascienza possedeva. La prima parte, ambientata nella tana del mostro, risulta essere la più evocativa, con un senso di orrore lovecraftiano che pervade le inquadrature e lo sviluppo della storia.
La recitazione è sopra le righe, melodrammatica (altra caratteristica tipica del cinema di genere di quegli anni), ma regala momenti piacevoli e atmosfere macabre. Gli effetti speciali, trattandosi di una produzione minore del 1959, non sono disprezzabili. Non si lesina su qualche dettaglio horror (il braccio scarnificato di Max, alcuni cadaveri consumati dal mostro) e su scenari esotici e misteriosi.
La realizzazione del mostro è diventata una leggenda del cinema horror: pare che per assemblarlo furono utilizzati diversi chilogrammi di comune carne trita da macelleria, mischiati con frattaglie varie. Pochi mezzi tecnici, ma ben utilizzati.

Il film si trova intero, in italiano, su YouTube. Non so se si tratta di un link “legale” o meno, in ogni caso, prima che lo tolgano, potete godervelo qui.

E oggi? I mostri giganti non interessano più agli italiani. Meglio riproporre all’infinito la crisi dei trentenni, la crisi dei quarantenni, la crisi della coppia. Cose già dette, lo so, infatti mi fermo qui. Magari un giorno Caltiki risorgerà, metaforicamente parlando. Io aspetto…

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